«Non è una situazione per niente bella. Si sentono gli spari. E molti nostri concittadini sono nel caos». L’invasione russa a Kiev ha regalato agli ucraini il peggior risveglio possibile. E la notizia ovviamente è arrivata praticamente in tempo reale anche in Italia, anche nelle Marche, dove risiedono diversi ucraini tra cui Larissa Balanova. Lei è in Italia, a Porto San Giorgio per la precisione, da 18 anni. Ma mantiene contatti quasi quotidiani con la sua terra, con i suoi cari che sono rimasti ‘a casa’. «Non è una situazione facile, anzi» racconta al telefono.
A dire la verità non è stato immediato contattare Balanova, il telefono occupato: «Scusate, stavo parlando proprio con una mia amica che ha la figlia a Kiev. Hanno sentito degli spari e si stanno attrezzando per lasciare la città. Si vedono i carrarmati per le strade. Nella mia città, Shatsk, la situazione in termini bellici è ancora tranquilla ma mi hanno raccontato che tanti miei concittadini stanno facendo le scorte di benzina, di alimenti. Stanno anche provando a prelevare soldi ma non è facile: in questo momento alcune banche non concedono molta liquidità in monete straniere. Ho amici e conoscenti a Kiev e ora proverò a sentire come stanno. Non voglio entrare nel dettaglio politico della vicenda ma purtroppo l’Ucraina si è trovata nel mezzo di tensioni tra altri paesi, tra superpotenze. Purtroppo non riusciremo a sapere tutta la verità».
Dello stesso avviso Andriy K., anche lui vive nelle Marche da anni, e anche lui sta provando a contattare i parenti che sono rimasti a Kiev: «Ce lo aspettavamo. Attendevamo una mossa militare dalla Russia. La tensione era altissima ed ecco quello che è successo. Spero che il conflitto non degeneri e che l’attenzione internazionale riesca a far rimanere accesi i riflettori sulle condizioni in cui è in questi momenti il mio popolo. Francamente penso che a livello diplomatico si potesse fare molto di più. Ora speriamo solo che l’Ucraina non sia trascinata in un conflitto che la farebbe molto probabilmente sprofondare nel baratro. E dopo una guerra è sempre difficilissimo, se non del tutto possibile, rialzarsi».
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