di Luca Capponi
Si potrebbe partire dal “miracolo” che, grazie a una messa in sicurezza tempestiva, all’indomani del 24 agosto lo ha preservato da una sorte nefasta che il 30 ottobre successivo l’avrebbe sicuramente buttato giù. O dalle lungaggini burocratiche che hanno fatto sì che passassero tre anni solo per ottenere le autorizzazioni necessarie per procedere al restauro.
Tra le mille difficoltà di un progetto complesso come quello riguardante l’oratorio cinquecentesco della Madonna del Sole di Capodacqua, però, c’è un particolare toccante che ha convinto il Fondo Ambiente Italiano a non mollare: l’immagine di un mazzo di fiori adagiato in un pertugio, nell’intricato dedalo di legno e ferro che tiene in piedi il monumento.
Un simbolo per tutta la comunità di Arquata che oggi, finalmente, può ripartire. Davanti a una Sala della Ragione gremita, ad Ascoli, il Fai ha presentato il frutto di un lavoro certosino partito cinque anni e mezzo fa: l’adozione della chiesetta, il lancio della raccolta fondi (che arriverà a quota 384.000 euro grazie alla generosità di tanti italiani), le donazioni di tanti cittadini e del portale Artbonus (35.000 euro), i sopralluoghi, il coinvolgimento del Ministero della Cultura (da cui arrivano ulteriori 456.000 euro) ed un totale di 876.000 euro per restituire al territorio un pezzo della sua storia e della sua identità.
«Affido alla Madonna del Sole le speranze di rinascita di questi luoghi che hanno così tanto sofferto. Impegno e passione civile sono una caratteristica del Fai di cui andare fieri. Tanto si può fare per questa parte d’Italia, soprattutto a livello di prevenzione, dobbiamo affidarci al “prima” e non al “dopo”» spiega il presidente nazionale Marco Magnifico, che nell’occasione ha voluto donare le prime due copie di un volumetto sulla conoscenza dei terremoti realizzato dal Fai proprio ai sindaci di Arquata e Ascoli, Michele Franchi e Marco Fioravanti.
«Questa è una storia davvero italiana, fatta di eroismi ma anche di tante lacune -aggiunge la presidente del Fai Marche Alessandra Stipa-. È stato un percorso lungo e irto di difficoltà, non abbiamo mai abbandonato la Madonna del Sole sin dalle ore successive la prima scossa del 24 agosto, purtroppo non è stato possibile mettere in sicurezza in tempo anche il campanile a vela che caratterizzava la sagoma della chiesa, che è poi crollato il 30 ottobre successivo».
Ma tra le negatività e le tragedie, c’è da mettere in risalto la grande sinergia di chi si è stretto attorno al progetto: dalla Diocesi (in sala c’è il vescovo Gianpiero Palmieri) fino alla Soprintendenza (Rosella Bellesi), passando per Regione (Guido Castelli e Giorgia Latini), Ufficio Ricostruzione (Stefano Babini), Inner Wheel, Il Ponte Case d’Aste e Same Deutz-Fahr fino ovviamente al Ministero.
Ecco dunque che nel progetto, che prevede pure il consolidamento delle murature e il restauro degli affreschi, ha trovato spazio la ricostruzione dello stesso campanile, che peserà 8 volte meno dell’originale e restituirà lo stesso identico profilo al monumento dalla inconfondibile forma ottagonale.
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