di Luca Capponi
«Le persone sono arrabbiate sì, ma anche impaurite perché adesso cominciano davvero a fare i conti in tasca anche per i piccoli spostamenti in macchina. Si mette benzina il minimo indispensabile solo per andare a lavorare, si esce di meno, si rinuncia a una cena o a un cinema, si sta attenti ai consumi e ad andare in giro a sproposito. Purtroppo è aumentato tutto, non solo il carburante».
Benzina e diesel sfondano quota 2 euro. Un dato che ormai è acclarato ma che continua a destare disorientamento, angoscia, timore per un futuro su cui i venti di guerra incombono in maniera minacciosa. Spendere 20 euro per mettere nel serbatoio pochi litri e percorrere una manciata di chilometri. La benzina come un bene di lusso. E tanta gente in difficoltà.
«Inutile girarci intorno, il problema principale è rappresentato da quanto sta accadendo tra Russia e Ucraina», spiega Francesco Giorgi, 27 anni, gestore della stazione “Pit Lane” di Porta Maggiore, giovane realtà a conduzione familiare rilevata dal fratello Daniele una decina di anni fa.
«Proprio in Ucraina passa il gasdotto più importante che c’è, di proprietà russa -va avanti Giorgi-. Questa situazione è il prodotto ottenuto dall’aumento del metano, che ha provocato conseguenze sui prezzi di gasolio e benzina, dalle sanzioni verso la Russia, dai trasporti bloccati che hanno causato la diminuzione dei prodotti. Senza contare che, data la situazione, molti Stati hanno iniziato a fare scorte di gasolio togliendolo di fatto dal mercato. E le tante accise, un’indecenza da decenni che ha fatto salire alla ribalta i prezzi italiani portandoli a quota 2 euro, nonostante gli aumenti si siano verificati un po’ dappertutto».
«La Russia, dopo il Venezuela, è lo stato che ha più prodotto nel sottosuolo, se chiude i rubinetti o, peggio, se la situazione dovesse precipitare ulteriormente in Ucraina, i prezzi potrebbero salire ancora fino ad arrivare alle stelle -puntualizza ancora Giorgi-. Saremmo costretti ad utilizzare il gas proveniente dall’Africa coi prezzi che salirebbero comunque perché i quantitativi non sarebbero sufficienti per tutti».
«Quello che ci tengo a dire è che i prezzi del carburante non li decidiamo noi -conclude-. Come esercenti possiamo agire su pochi centesimi al litro per creare più margine ma in casi come questo attuale di prezzi già alti non possiamo permettercelo, nonostante i costi da affrontare, tanti, dalle tasse alle utenze fino alla manodopera, siano enormi».
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