di Walter Luzi
Ciao professore, ti abbiamo voluto bene. Uno striscione come tanti per salutare, ricordare una persona cara che non c’è più. Una manifestazione di affetto, un abbraccio virtuale a chi ci lascia, all’improvviso, troppo presto, per l’ultimo viaggio. Lo fanno spesso i più giovani, soprattutto quando a partire sono dei coetanei. Degli amici. Stavolta, invece, il pensiero è per uno dei propri professori. Roberto D’Angelo. Non un prof qualsiasi dunque. Ma uno con qualcosa in più. Di migliore. Di prezioso. Di raro. Un dono non comune in ogni ambito. Dentro e fuori dalla scuola. Ma quando certi legami nascono sui banchi di un’aula scolastica, l’emozione è ancora più grande. Per tutti. Perchè quando un insegnante riesce a far innamorare dello studio, della sua materia, ma anche del lavoro, dell’impegno quotidiano, della vita, i propri studenti, è la magia più grande che si compie. Non solo.
Gli insegnanti come Roberto D’Angelo fanno di più, riescono a tirare fuori ai ragazzi il lato migliore dei loro caratteri, le qualità più nascoste, le paure e le debolezze più inconfessate. Quello striscione bianco verniciato a mano con la vernice nera dai suoi studenti, in chissà quanto tempo sottratto allo svago e al cazzeggio sui social, ne è la prova migliore. Un gesto spontaneo, nobile, figlio di un dolore vero, metabolizzato per giorni, che si voleva materializzare. Una sorpresa, anche, da questi giovani. Che non ti aspetti. Che ti spiazza, ma che ti ridà un po’ di fiducia anche nel futuro. Hanno un anima anche loro dunque. Che bello. Che riescano a liberarsi, loro per primi, da soli, dagli stereotipi, dai luoghi comuni che li vogliono, tutti, belli e maledetti, finti, vuoti, aridi. Egoisti e scansafatiche. Che bello che riescano, da soli, grazie anche a gesti come questo, ad uscire allo scoperto con una luce nuova negli occhi. Lasciandosi alle spalle, nel loro ghetto virtuale fatto di vuoto apparire, e dissacrante nulla, un modus vivendi che detesta e mortifica ogni forma di autorità, di guida. In famiglia come a scuola, nello sport, o sul lavoro.
Il professor Roberto D’Angelo era riuscito a guadagnarsi la fiducia, la stima, persino l’affetto dei propri studenti. Trasmettendo loro la passione per la sua terra e per le sue vigne li aveva resi migliori facendoli crescere. Guardandoli negli occhi era riuscito ad arrivare fin dentro le loro anime. Se davvero, ragazzi, siete sicuri di non dimenticare mai il sorriso dei suoi occhi, non smettete mai di sforzarvi di essere migliori. Non smettete mai di sorprenderci. Solo così onorerete, davvero, la memoria del professor D’Angelo.
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