facebook rss

Capitale mancata, Ascolto&Partecipazione: «Ripartire già da domani»

ASCOLI - Il comitato civico: «Ascoli, purtroppo, e dispiace dirlo, non ha mai realizzato un serio progetto culturale in grado di attribuire una precisa e riconosciuta identità, pur avendo le strutture ed un ricco contesto storico di riferimento». Poi via con la lunga lista e anche una tiratina d'orecchie al professor Stefano Papetti per le sue dichiarazioni
...

 

Nella lista degli interventi dopo lo sfumato riconoscimento di “Ascoli capitale italiana della Cultura 2024”, aggiungiamo la spunta alla voce “Ascolto&Partecipazione”. L’intervento è del comitato civico che in Consiglio comunale esprime due consiglieri di minoranza: l’ex candidato sindaco Emidio Nardini e Massimo Maria Speri.

 

Ascoli vista dall’alto

Ecco cosa dice: «È comprensibile essere delusi, come anche noi lo siamo, per la mancata designazione di “Ascoli capitale della Cultura 2024”, perché Ascoli è la nostra città e avremmo voluto e sperato che questa grande opportunità si fosse potuta realizzare. Avevamo anche apprezzato e condiviso il coinvolgimento di tutti i comuni del territorio in questa scommessa e forse, proprio da questo elemento nuovo occorrerà ripartire già da domani. Detto questo, ci sembra però infantile accampare scuse e complotti inesistenti. Se si fosse trattato di designare la città più bella, Ascoli avrebbe avuto quasi certamente la meglio.

Purtroppo, però, non abbiamo partecipato alla designazione di Capitale della Bellezza. La scelta si basava, invece, “sul progetto culturale che valorizzando il territorio già straordinariamente ricco propone azioni concrete attraverso le quali favorire anche l’integrazione, l’innovazione, lo sviluppo socioeconomico”. Questa è la motivazione della scelta di Pesaro, che non ha certamente il nostro splendido centro storico, le nostre piazze, la nostra bellissima Piazza del Popolo, i nostri monumenti, ma ha il Rossini Opera Festival, Popsophia, Pesaro Film Festival, Pesaro città creativa Unesco, Teatroltre, il Festival Rossiniano, il Conservatorio Statale di Musica. Tutti elementi di assoluto valore nazionale ed internazionale che offrono ampie garanzie di stabilità e di affidabilità.

Ascoli, purtroppo, e dispiace dirlo, non ha mai realizzato un serio progetto culturale in grado di attribuire una precisa e riconosciuta identità, pur avendo le strutture ed un ricco contesto storico di riferimento. Ha ben tre teatri in centro storico, il Ventidio Basso, il Filarmonici e il Teatro Romano a cui si aggiunge l’Auditorium Montevecchi, sottoutilizzati e non coordinati tra loro a causa dell’assenza, da sempre, di una figura professionale del settore, la Fortezza Pia abbandonata da anni, il Forte Malatesta utilizzato occasionalmente per qualche mostra e foto di matrimonio, la Biblioteca Comunale chiusa e senza un serio progetto di rilancio, la rievocazione storica della Quintana mai davvero decollata.

Il professor Stefano Papetti

Questo confronto serve forse a comprendere, al di là di tutto come, a livello culturale, la nostra città abbia offerto e continui ad offrire ben poco di rilevante ed attrattivo. E purtroppo era proprio sul “progetto culturale”, non sulla bellezza, che si fondava tale riconoscimento. Pesaro inoltre, fin da subito, ha coinvolto tutti i dodici quartieri della città facendoli diventare per sei mesi ciascuno Capoluogo della Cultura, favorendo in tal modo una larga partecipazione e l’arricchimento delle idee utili al progetto generale, cosa che ad Ascoli invece non è avvenuta e che nella valutazione finale della commissione ha costituito un elemento vincente e premiante.

Crediamo che da questa onesta consapevolezza e da quello che comunque si è seminato nel predisporre la candidatura si possa e si debba ripartire non seguendo il professor Papetti che, forse sull’onda della delusione, ha affermato che nella scelta di Pesaro “hanno giocato fattori non legati alla qualità del progetto, ma alla politica” e che “è opinabile che abbia vinto il medesimo progettista di Procida che aveva già collaborato con Matera”.

Questo approccio e queste argomentazioni ci riconsegnano, infatti, ad una modestia culturale, ad un provincialismo che non meritiamo e che sicuramente non ci farà avanzare di un millimetro. Ciò che invece è necessario, è sfruttare al meglio la presenza nella Regione Marche del riconoscimento ottenuto, lavorare alla rimodulazione del progetto creando sinergie e collegamenti tra le due città, abbandonando inutili e dannose recriminazioni».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X