di Walter Luzi
Il Fai riapre i cancelli dello stabilimento Elettrocarbonium di Ascoli. E’ la riapertura che non ti aspetti, nel consueto, ricco programma delle tradizionali giornate di primavera. Una iniziativa, questa della benemerita Fondazione, che festeggia il suo trentennale di vita proprio nell’anno più triste, funestato com’è dalla guerra russo-ucraina.
Ma proprio per questo sabato 26 e domenica 27 marzo, gli appuntamenti del Fai alla riscoperta del nostro immenso, e spesso sconosciuto, patrimonio artistico, paesaggistico e culturale, diventeranno l’occasione per riaffermare con forza i valori del vivere civile. Una grande festa della pace abbraccerà idealmente i settecento luoghi inaccessibili o, comunque poco conosciuti, in quattrocento città italiane. La delegazione e il Fai Giovani di Ascoli hanno voluto inserire nel programma anche la riapertura, in questo week-end, del locale, storico stabilimento Elettrocarbonium.
Una emozione inattesa per i tanti rimasti affezionati, e grati, a questa fabbrica-monumento. Un’ultima occasione per varcare quei cancelli legati, nel bene e nel male, alla storia della città. Per addentrarsi fra quello che resta dei reparti dismessi nel 2007, fra quelle mura che odorano ancora di pece e sudore, che sanno di fatiche durissime, e di orgoglio di appartenenza smisurato a quella azienda. La prima industria pesante a insediarsi sul territorio già nei primi anni del 900. Una scelta coraggiosa quella dei giovani del Fai ascolano. Che non ti aspetti. Che emoziona.
Perché quasi tutti loro sono nati negli anni in cui la chiusura di quella fabbrica gloriosa cominciava a venire invocata da un coro intollerante e miope, ma pressoché unanime. Perché loro hanno voluto farsela raccontare quella sua lunga storia. Ed hanno voluto che la si raccontasse, tutta, in queste giornate Fai di primavera. Che vogliono nutrire fiducia nel futuro, ma anche custodire la memoria del passato. Che amano e privilegiano il bello, ma che riscoprono, insieme ai monumenti e alle opere d’arte, anche le emozioni e i valori di una volta.
Quando il sacrificio per sfamare la propria famiglia non era considerato uno scomodo optional, ma l’ineludibile, nobile regola. Quando il benessere e l’emancipazione sociale li si conquistava solo con il lavoro, anche il più duro, ad ogni turno, di giorno e di notte, per una vita intera. Anneriti, stanchi, qualcuno minato anche nella salute, ma tutti, comunque, indistintamente, fieri di quel posto di lavoro. Il migliore, il più ambito, il più prestigioso.
Perché erano sempre loro, gli operai dell’Elettrocarbonium, a guidare tutti i cortei sindacali. I primi, i leader riconosciuti, davanti a tutti gli altri. Per tre generazioni di ascolani diventare un dipendente dell’Elettrocarbonium ha significato la svolta nella vita. Poi, a fine anni Sessanta con Virgilio Passerini è arrivato anche il Gruppo Sportivo ad arricchire ulteriormente, di umanità stavolta, i dipendenti con le loro famiglie. Un sodalizio sportivo che Giuseppe Mascetti, nell’arco di quasi un ventennio, ha portato a primeggiare, a non trovare eguali, per qualità e quantità, in campo nazionale.
Si parlerà anche di loro nel convegno in programma per sabato 2 aprile, alle 17,30, a Palazzo Bazzani (vedi locandina in fondo al testo). Nel dibattito, moderato da Gloria Ciabattoni, tre autori di tre diverse pubblicazioni sull’Elettrocarbonium ne narreranno le vicende. Emidio Albanesi ne ripercorrerà tutte le tappe a partire dal 1897, quando a Roma nasce la Società dei forni elettrici, fino al 2010, anno della costituzione della Restart, che, con Genera, sta gestendo la laboriosa riqualificazione urbana dell’area dismessa. Giampiero Giorgi si soffermerà sulle testimonianze più significative raccolte fra gli ex dipendenti dell’Elettrocarbonium di epoche diverse. Walter Luzi racconterà invece le vicende del Gruppo Sportivo, legate, per quasi un ventennio, al suo straordinario ispiratore e presidente storico Giuseppe Mascetti.
Tornando alle giornate di primavera ascolane del Fai, si potranno effettuare delle visite guidate in altri cinque siti.
Il parco dell’Annunziata, fra natura e storia, con i relativi convento, chiostro e chiesa, Palazzo Bazzani, e la Civica Pinacoteca. Attenzione anche sulle zone colpite dal sisma con visite guidate alla chiesa di San Lorenzo a Paggese, e a Capodacqua. Qui il Fai ha finanziato il restauro della chiesetta dedicata alla Madonna del sole, simbolo del paese sfregiato dal terremoto del 2016.
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