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Una foto e corrono i ricordi: «Ragazzi, ritrovate la spensieratezza di dare calci ad un pallone, anche se fa rumore»

ASCOLI - Sono le parole di Francesco Ameli, non da consigliere comunale ma da ex ragazzino, protagonista di un tempo anche recente, in cui gli adolescenti, dopo i compiti, si davano appuntamento in piazzetta per giocare. Lo spunto, la pulizia della chiesa di San Tommaso immortalata da uno scatto diventato virale sui social locali
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Nel riquadro Francesco Ameli. Tantissimi i palloni buttati giù dal tetto della chiesa di San Tommaso (foto pagina facebook del gruppo “Sei di Ascoli Piceno se…”)

 

 

di Maria Nerina Galiè

 

Una foto, diventata virale sui social, uno spaccato di vita ascolana, recente ma in grado di accomunare generazioni di ex ragazzini, per i quali dare calci ad un pallone era un appuntamento fisso e ineludibile. Si tratta della foto, postata sul gruppo facebook “Sei di Ascoli Piceno se…”, relativa all’opera di pulizia della chiesa di San Tommaso, nell’omonima piazza nel centro città e che ha portato al rinvenimento, quasi fossero cimeli, di tantissimi palloni. Malridotti e non tutti dalle intemperie: molti, prima di finire sul tetto dell’edificio monumentale, vittima di un tiro un po’ troppo esuberante, erano stati protagonisti di pomeriggi trascorsi all’insegna di un divertimento di cui oggi si sono perse le tracce.

Non serve andare tanto in là nel tempo per ricordare quei tempi, anche perché questo tipo di pulizia era stato fatto qualche anno fa. Tra i nostalgici, anche Francesco Ameli, 36 anni, che siamo soliti vedere nella veste di politico locale (è capogruppo consiliare del Pd, di cui è anche segretario provinciale).

Ma l’occasione è per lanciare un messaggio agli adolescenti che la pandemia ha relegato in casa per due anni, salvo poi spingerli a “sfogarsi”, al primo allentamento delle restrizioni, a disabituarsi a forme di aggregazione semplici, si potrebbero definire, ma destinate ad essere ricordate con il sorriso.

 

«Negli anni ’90 – racconta Ameli – gli 883 scandivano le nostre giornate e bastavano due zaini o magliette per fare una porta di calcio, su un piazzale o su un campo a volte anche brecciato. La mia è una generazione cresciuta nelle piazzette del centro e sotto i porticati di un quartiere nato dopo il terremoto degli anni ’70.
Non c’erano ancora i telefoni cellulari, ma sapevamo che dal pomeriggio appena finiti i compiti, qualche amico con cui scambiare due passaggi si sarebbe trovato. È per questo motivo che tanti della mia generazione si conoscono.

Ricordo chiaramente però – sono ancora le parole di Francesco Ameli – che c’era chi si arrabbiava dei rumori, ed in un porticato potevamo usare solo i palloni di gommapiuma. In centro invece era diverso, e Piazza San Tommaso o Piazza della Verdura erano luoghi che si prestavano chiaramente al “divertimento”. Non lo sapevamo che cosa saremmo diventati “da grandi”, ma il pallone e lo sport erano davvero in grado di unire classi sociali diverse».

 

C’è anche da dire che, soprattutto negli ultimi due anni, Piazza San Tommaso come altri luoghi del centro (vedi Piazza Ventidio Basso) è diventata sì, luogo di ritrovo, ma la notte e per tutt’altro che una partita a calcio. E spesso i residenti hanno invocato prese di posizione da parte delle autorità competenti.

 

Meglio allora prendersi i rimproveri perché si fa baccano, di pomeriggio, correndo dietro ad un pallone: «Non penso che servano divieti o altro – continua Ameli  – è giusto lasciare libera l’espressione di chi è stato bambino come noi, anzi penso che sia una buona cosa che le nuove generazioni scelgano un campo da calcio, un porticato o un piazzale per giocare a pallone, per poi magari continuare il percorso in una squadra di calcio.

Per me, quei pomeriggi passati fino a notte a correre dietro un pallone, sono stati una palestra di vita.

È anche da queste esperienze che nasce la capacità di fare squadra, l’attenzione verso gli altri e l’amore per la propria città».

 

Amore per la città e spirito di squadra sono elementi chiave in politica, qualsiasi colore si scelga, ma non solo:  

«Il rischio è che, vivendo in un mondo cambiato dalla pandemia e sempre più filtrato da strumenti digitali (telefonini, pc), la voglia di stare insieme venga meno.
Per me invece quei momenti passati insieme sono stati da stimolo per l’impegno nella città, in varie forme, tra cui anche quella politica».

 

Ed infine un monito che suona più come augurio ai futuri adulti di Ascoli, da parte del consigliere comunale, che «da ragazzino giocava nei porticati e nelle piazzette»: «Spero che, con l’aiuto dei genitori, possiate ritrovare la spensieratezza nello stare all’aria aperta, nel dare un calcio ad un pallone anche se fa rumore, nel “provare a fare”.

Non abbiate paura del futuro, liberate le vostre energie, condividete le vostre esperienze, apritevi agli altri, perché fare squadra è sempre la soluzione migliore. Nello sport come nella vita, nello studio e nella politica».


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