di Andrea Ferretti
Ascoli nel pallone, pardon nei palloni. Il ritrovamento di una quarantina di vecchi palloni – alcuni di cuoio, la maggior parte di plastica – sul tetto della chiesa di San Tommaso, nell’omonima piazza, ha scatenato un tam-tam mediatico senza precedenti (leggi qui).
Non c‘è organo di informazione che non si sia sbizzarrito su questo ritrovamento, trattato decisamente con più enfasi di quando un mese e mezzo fa sono stati scoperti in Francia, nella valle del Rodano, i resti del più antico insediamento di Homo sapiens in Europa. O come quando nel 2013, in Etiopia, venne trovato il più antico reperto di Homo sapiens di tutta l’Eurasia. Inezie.
A dare la stura a commenti, opinioni di psicologi, sociologi e gli immancabili tuttologi, stavolta, è stata l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale. Perché? Semplice. Alle ore 22,20 di giovedì 24 marzo c’è stato il triplice fischio di Italia-Macedonia, e quindi l’eliminazione degli azzurri di Mancini. Il tempo di una notte e alle 8,10 del mattino successivo, venerdì 25 marzo, il ritrovamento dei palloni. Sui quali si è fantasticato all’inverosimile, disconoscendo che la stessa cosa era avvenuta nel 2008. Stessa chiesa di San Tommaso, stesso tetto, stessa piazza, ma zero clamore.
L’altro giorno, il giovane che manovrava l’elevatore, e che ha recuperato i palloni, non è certo salito sul tetto per quel motivo, ma per controllare le condizioni della guaina del tetto. Sotto, ad attenderlo, c’era Valerio Borzacchini, noto architetto ascolano che ha firmato recuperi e ristrutturazioni di prestigio in città e nel territorio.
«L’ho chiamato perché sto completando il progetto di recupero della chiesa, danneggiata dal terremoto, poi sono saltati fuori i palloni e ci siamo fatti una risata. Dopo un po’ – racconta Borzacchini anche lui incredulo e divertito per il clamore dato alla vicenda – sono arrivati, come ogni mattina, gli addetti di “Ascoli Servizi” che li avrebbero portati via, cioè in discarica, mettendoli in grossi sacchi di plastica. A quel punto ho chiesto di lasciarne lì alcuni, quelli in condizioni migliori. Saranno stati 7-8 e ho detto loro che più tardi, dopo la scuola, sarebbero arrivati i bambini e li avrebbero presi per giocare».
La stessa scenda nel 2008, quasi identico il numero di palloni sul tetto. Altro che reperti storici. Altro che palloni finiti lì decine di anni fa. Meraviglia il clamore dato al ritrovamento e associato alla disfatta azzurra figlia della crisi del calcio giovanile, al fatto che i bambini non giocano più col pallone in mezzo alla strada come hanno fatto nonni e genitori. Meraviglia però anche l’elevato numero di palloni ritrovati. Nel 2008 fu normale recuperarne decine, ma stavolta no. Negli ultimi quindici anni, infatti, il boom dei videogiochi ha cancellato il gioco (anche col pallone) in strada ed è sempre più una rarità imbattersi in qualcuno che in una piazzetta corre dietro alla palla.
A Piazza San Tommaso vittima delle pallonate fu il portone (di legno) d’ingresso della chiesa, trasformato nella porta da calcio. A furia di pallonate venne quasi distrutto, poi è stato sistemato grazie all’intervento degli “Angeli del Bello” che si sono sostituiti a chi avrebbe dovuto farlo, e che invece ha sempre fatto cadere nel vuoto gli appelli dei cittadini.
Per Ascoli un ritorno d’immagine è innegabile che ci sia stato. Il nome della città è finito sulle prime pagine anche di autorevoli quotidiani nazionali. Sul web il giornaliero copia-incolla ha dato i suoi frutti. Ne hanno addirittura parlato i tiggì e qualcuno ha annunciato la notizia tra le più importanti della giornata. Su un importante quotidiano nazionale la notizia (con foto) è in prima pagina, seconda solo a quella sulla guerra Russia-Ucraina.
Libertà di stampa e democrazia: ognuno se la racconti come vuole. Sicuramente Ascoli, nel giro di qualche giorno, è passata da mancata capitale italiana della cultura a… “città dei palloni”. L’importante è non andare nel pallone.
La grande risonanza mediatica ha fatto felici un gruppo di ragazzi, ex bambini residenti nella zona o che hanno comunque tirato due calci ad un pallone lì in quella che è ribattezzata “Lu spiazz d’ventura”, come testimonia una targa posta all’angolo della piazza. La chiamavano così i loro genitori e i loro nonni. Ragazzi che anni fa crearono perfino una pagina Facebook che, in questi ultimi giorni, è stata arricchita di foto che riportano la storia dei palloni sul tetto (molti appartenevano a loro) della chiesa di San Tommaso. Una storia che per ora, ma solo per ora, ha fatto il giro d’Italia.
Ecco le foto dalla pagina Facebook del sindaco Marco Fioravanti
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