di Luca Capponi
È il ritorno della capienza al 100%. Ma il “Del Duca” risulta (amaramente) sbiadito. Minimo di presenze stagionale in ballo. Il dato dice 3.564 presenti, con la Tribuna Est “Mazzone” ad ospitare i ragazzi di Force accompagnati dal sindaco Amedeo Lupi. Ad ogni modo, stavolta la colpa della scarsa affluenza non è di un orario infelice da tardo pomeriggio feriale. Né di un clima rigido da stagione invernale, anche se di primavera nemmeno trattasi. Non regge neanche la “scusa” dell’avversario ultimo in classifica e del conseguenziale poco appeal, anzi.
L’Ascoli è in piena corsa playoff, ma il pubblico dov’è? Malessere generalizzato del calcio moderno, che non riguarda solo le cento torri, ci mancherebbe, ma constatarlo è sempre poco piacevole.
Da Pordenone, invece, arrivano venti supporters, che si sono sobbarcati quasi 600 chilometri di strada per sostenere una squadra che con 14 punti chiude mestamente la graduatoria del campionato. Tanto di cappello a loro. Tra calcio in tv, orari infausti e mille altre variabili, c’è evidentemente ancora speranza.
Per fortuna, però, i ragazzi della curva bianconera si fanno ben sentire, e forse alla fine è questo ciò che conta. La squadra in campo si fa invece sentire meno. Ritmi blandi, ad essere generosi. Nessuna verve, al netto di una squadra in difficoltà e di due settimane difficili vissute a causa del Covid. Primo tempo in archivio come un elettroencefalogramma piatto, al netto di una occasione sparata alle stelle da Iliev.
Si ricomincia con un filo in più voglia ma con le stesse identiche difficoltà. Squadra imprecisa, lenta e… sonnolenta, nonostante le “sveglie” sonore che arrivano da curva e tribuna. Ci vorrebbe la giocata risolutiva, il colpo da novanta o il classico gol sporco. Che arriva a cinque minuti dalla fine con il colpo di testa di Baschirotto, subentrato qualche minuto prima.
Il “Del Duca” si trasforma. Dal brontolio all’entusiasmo è un attimo. Magia del pallone. Finisce così, con l’Ascoli che continua la sua scalata playoff assestandosi a 52 punti. Festa finale e tripudio per il Picchio.
Per non dimenticare: durante la partita i calciatori hanno indossato una patch speciale “B for peace”, lo slogan voluto dalla Lega per ribadire la contrarietà verso quanto sta accadendo in Ucraina, mentre fuori dallo stadio si sono raccolti viveri per le popolazioni in difficoltà.
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