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Il reporter ascolano Pariboni al confine tra Polonia e Ucraina: «I profughi tornano a casa» (Foto)

GUERRA - In coda per il controesodo alla stazione dei treni che portano a Kiev passando per Leopoli. Alla base della scelta, la voglia di ricongiungersi ai familiari rimasti in patria, ma anche la consapevolezza che il conflitto durerà ancora molto. «Sono rimasto colpito dai bambini, molti piangevano, per ore al freddo in attesa, come per uscire dal Paese»
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di Maria Nerina Galiè

 

(foto di Gunther Pariboni)

 

E’ una Pasqua che non dimenticheranno i bimbi ucraini in fuga dalla guerra, molti dei quali stanno tornando a casa, nella loro Kiev, aspettando per ore al freddo – altrettanto hanno fatto nei giorni scorsi per uscire – il treno che li riporterà nella città dove non ritroveranno, però, quello che hanno lasciato. Soprattutto, non ritroveranno subito la serenità e la voglia di divertimento che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni bambino.

 

Gunther Pariboni

A documentare il controesodo, al confine tra Polonia e Ucraina, il reporter ascolano Gunther Pariboni, insieme con Angelo Macchiavello di Mediaset e Matteo Veleno di Xentek. 

«Mi trovo proprio di fronte alla stazione dei treni che portano a Kiev, passando per Leopoli – racconta e immortala con la sua telecamera – e sto vedendo tantissime persone in coda per fare i biglietti e disbrigare le pratiche necessarie per il rientro».

 

Alla base della scelta non certo la fine dei bombardamenti, che però si sono spostati dalla capitale, e non certo un ritorno alla normalità. Siamo ancora lontani da tutto questo e gli ucraini lo sanno bene. Allora perché tornano?

 

«Molti – spiega Pariboni sulla scia dei dati raccolti dalle autorità polacche – sono obbligati, come gli insegnanti per i quali è stata emanata un’apposita ordinanza. Ma anche altri lavoratori per i quali non è stato concesso lo smart working.

Non mancano però quelli che vogliono ricongiungersi con i loro cari, rimasti in patria a combattere, o che non hanno avuto la possibilità di spostarsi perché anziani o malati. Famiglie, quindi, che preferiscono ricongiungersi alla famiglia piuttosto che restare al sicuro».

 

Al sicuro, ma vivendo di sussidi e aiuti delle popolazioni che li hanno accolti. Per quanto tempo ancora? Una scelta giusta quella di rientrare? Impossibile poter giudicare stando altrove.

 

«Sono rimasto colpito – aggiunge Pariboni – dai bambini. Li avevo visti all’uscita del Paese, con le mamme in fuga. Ora per loro, ignare vittime delle atrocità della guerra, la stessa sorte. Per ore in fila. Molti piangono, si lamentano, accusano stanchezza».

 

Sì, sono loro le vere vittime di questa guerra assurda. E da padre, Gunther Pariboni non riesce a restare indifferente.

«Il prossimo ordine di servizio – continua il reporter ascolano – ci voleva a Odessa e Mykolaiv, le zone più calde del conflitto, dove eravamo stati qualche settimana fa correndo rischi enormi. Non mi vergogno a dirlo: ho rifiutato. Per i miei figli che non vedo l’ora di riabbracciare». 

 

FOTOGALLERY  (in fondo alle foto, gli altri reportage di Gunther Pariboni nei luoghi caldi del Conflitto)

 

Reporter ascolano nel cuore della guerra: «Lo scoppio di un missile è la buonanotte che ci offre Odessa» (Le foto)

Telecamere puntate sul conflitto in Ucraina: la testimonianza diretta di Gunther Pariboni (Le foto)


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