di Franco De Marco
Il presidente è importante ma conta di più l’Organo di indirizzo. E’ quello che sostiene il commercialista ascolano Maurizio Frascarelli candidato, insieme all’imprenditore Mario Tassi, alla presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.
Maurizio Frascarelli, 61 anni, laurea in Economia e commercio, revisore contabile e consulente tecnico del Tribunale di Ascoli Piceno, libero professionista con specializzazione nel settore tributario e societario, conosce bene la “macchina” della Fondazione. E’ stato amministratore della Caffè Meletti Srl, componente dell’Organo di indirizzo (due mandati) e del Consiglio di amministrazione. Oggi tocca a lui illustrare la sua visione di Fondazione in vista dell’elezione del nuovo presidente in programma il 29 prossimo.
Quali sono le sue idee guida, programmatiche e organizzative, che proporrà all’Organo di indirizzo, per lo sviluppo dell’azione della Fondazione nei vari settori d’intervento?
«La Fondazione non va identificata con il solo presidente. Ci sono l’Assemblea dei soci, il Consiglio di amministrazione e l’Organo d’indirizzo che è l’istituzione decisionale più importante e ne rappresenta il cuore, la mente ed il dna. I componenti dell’Organo di indirizzo, in quanto espressioni della comunità, rappresentano il collegamento con l’ente e tale ruolo implica la capacità di saper ascoltare e raccogliere le istanze ed i suggerimenti che provengono da tutti gli stakeholders sulla base delle quali definire le politiche erogative sia sotto il profilo quantitativo sia qualitativo.
Proprio per questo motivo ritengo indispensabile che i componenti dell’Organo di indirizzo e del Cda interloquiscano direttamente con gli esponenti della comunità mediante incontri da tenersi prima delle decisioni relative al piano pluriennale. Un’ulteriore proposta che formulerò all’Organo di indirizzo sarà quella di indicare quale visione hanno del futuro del nostro territorio valutando l’opportunità di effettuare un grande investimento sociale a lungo termine. In tal senso sarà imprescindibile la collaborazione dell’Università e la condivisione con la comunità in modo da contrastare quei fattori e quelle tendenze negative ormai purtroppo consolidatisi. Mi riferisco in particolare allo spopolamento, alla fuga dei più giovani e all’innalzamento dell’età media dei residenti. La storia ci insegna che gli eventi catastrofici comportano difficoltà e profonde sofferenze ma insite ci sono anche opportunità ed occasioni da saper cogliere».
Nel futuro, dopo crisi, terremoto, pandemia e guerra, dobbiamo aspettarci più investimenti nel sociale, nella cultura o nell’economia?
«La Fondazione è un soggetto di riferimento del terzo settore e la sua azione deve presupporre il coinvolgimento e la condivisione della comunità ed in particolare dei beneficiari degli interventi, tendere a favorire le relazioni tra questi e a valorizzare la crescita delle professionalità e delle competenze. Dai colloqui avuti con alcuni sindaci e importanti realtà del volontariato ho riscontrato che si prevede soprattutto un acuirsi delle emergenze sociali non solo in termini di soggetti e categorie coinvolte ma anche di nuove tipologie di bisogni e fragilità. Pertanto particolare attenzione andrà posta sul sociale, nel senso più ampio del termine, in cui ricomprendere in particolare il supporto alle giovani generazioni».
Se diventerà presidente ha già individuato il possibile vice da proporre?
«Premesso che la nomina del vice presidente è competenza esclusiva dell’Organo di indirizzo, e che tale figura riveste un ruolo di assoluta importanza, il mio auspicio è che abbia una conoscenza approfondita della Fondazione e possibilmente che sia anche socio: sarebbe un bel gesto di rispetto nei confronti dell’Assemblea».
Tra i progetti avviati nell’ultimo mandato, e ancora in itinere, ce n’è uno che ritiene abbia la maggior valenza?
«La Fondazione ha una sua continuità istituzionale e tutti gli impegni presi devono essere rispettati a prescindere dalle valutazioni personali del presidente. Diversamente si rischia di compromettere la credibilità e l’autorevolezza dell’ente che rappresentano un capitale che vale almeno tanto quanto quello economico».
Può essere utile un tavolo permanente di consultazione con i Comuni e la Regione per l’individuazione e la proposta di progetti particolarmente significativi a beneficio del territorio?
«Ho indirettamente già risposto. Le decisioni dell’Organo d’indirizzo saranno tanto più efficaci e pertinenti quanto più profonda sarà la sua capacità di interloquire ed interfacciarsi con il territorio ed i suoi attori a prescindere dagli strumenti che siano tavoli, incontri, colloqui, rapporti personali, eccetera. Siamo reduci da un periodo difficile in cui le decisioni a tutti i livelli, sia pubblici sia privati, sono state determinate dall’emergenza e la Fondazione non ha fatto eccezione. Passata la tempesta occorrerà tornare alla normalità e per l’ente questo significa che l’Organo di indirizzo dovrà tornare a svolgere appieno il suo ruolo di strumento fondamentale per tutta l’attività istituzionale».
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