di Luca Capponi
“Prevenire è meglio che curare”, diceva lo slogan di un noto dentifricio. Erano gli anni ’80/’90. Altra epoca, si dirà. Ma adagio sempre valido. Soprattutto in casi di…evento imminente. Vedi 25 aprile, data che da sempre, nel Piceno e in special modo ad Ascoli, significa Colle San Marco. Il luogo del ricordo, dove trova posto il Sacrario Partigiano inaugurato da Aldo Moro nel 1965 e dove tanti giovani persero la vita per la libertà durante la Seconda Guerra Mondiale.
Già, i giovani. Gli stessi che ogni anno invadono il pianoro, stavolta pacificamente, per la classica gita fuori porta. Un appuntamento fisso che il Covid ha minato ma non sconfitto. Tanto che già a Pasquetta, complice anche il varo del nuovo “Parco avventura”, ha riportato gente in loco.
Dunque, prevenire per curare. Sì, perché ormai il triste schema è consolidato. Colori, musica, risate, divertimento per migliaia di persone. Il giorno dopo, immondizia. Ovunque. Nei prati, ai lati delle strade, tra i sentieri. Sporcizia. Incuria. Resti di bivacchi. Con tanto di foto-denuncia. E rimbrotti per gli incivili, che sono a decine. Ogni volta, la stessa storia. Puntuale. Con tanto di lavoro triplo per chi deve riportare la zona alla condizione originaria.
Ma allora, visto l’esito apparentemente già scritto, non si potrebbe…evitare il tutto giocando d’anticipo?
Alla fin fine, ci vorrebbe ben poco. Cestini per i rifiuti, più del solito. Per non dare alibi alla demenza lasciva. E qualcuno che li sostituisca una volta pieni, durante la giornata. Poi, controlli. Ça va sans dire. Presenza. Presidio.
Altro? Ah sì. La base. L’alfabeto. I rudimenti primari. L’educazione civica. Questa sconosciuta, che dopo un giorno di spensieratezza ti fa riempire una busta con gli avanzi, le bottiglie vuote, i piatti e tutto il cucuzzaro. Per gettarli dove deve essere gettato il pattume che noi stessi produciamo. Vale a dire non per terra, in mezzo al verde. Ma in un qualche contenitore a tal fine deputato.
E così sia.
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