di Luca Capponi
“L’aria diventa elettrica”, cantavano i Pooh nel loro successo “Chi fermerà la musica”. Adagio che sembra creato appositamente per il prepartita di Ascoli-Cittadella.
La curva applaude e incita i ragazzi in vista di una delle partite più importanti della regular season, gasandoli a dovere. Già, perché questa è una sfida da carica a molla, con l’obiettivo playoff che per i bianconeri è lì, mai come stavolta alla portata, da agguantare con grinta a tre giornate dalla fine del campionato.
Tifosi e squadra sembrano un corpo unico. Una voce sola fatta di oltre 6.000 anime. Pronta a combattere. A rialzarsi una volta a terra. E a soffrire insieme quando il gol di Beretta fredda il “Del Duca”. L’attaccante del Cittadella alza le braccia quasi a scusarsi e non esulta (è uno dei tanti ex), ma il Var annulla la rete, tra l’esultanza generale
Paura buona per scuotersi. E per ribadire che l’undici di Gorini non è venuto nelle Marche per farsi una gita, nonostante la posizione di classifica tranquilla ed i sei punti (troppi, ormai) di distanza dall’ottavo posto.
Il primo tempo però è scialbo. Meglio loro. Tesi i nostri. Troppo.
La curva prova a fare la differenza, come sempre. “Ripartiamo più forti di prima”, è l’incitamento. Poi lo striscione, che esprime il pensiero di tutti: “12,30. Digiuniamo per te. Vergogna”. Accompagnato da un coro di contestazione, questo ancora più chiaro nei toni, nei confronti della Lega. Evidente il riferimento all’orario di inizio del match, simbolo di un calcio-spezzatino che somiglia sempre più a una macchina moltiplica-soldi e sempre meno ad uno sport.
La seconda frazione vede un Picchio più vivace, ma che non si sblocca. Il pareggio a reti inviolate prende corpo col passare dei minuti, nonostante la buona volontà e le occasioni che pure arrivano.
Per l’Ascoli è un mattoncino più verso gli spareggi per la Serie A. Anche se tutti speravano fossero tre.
Serie B: se l’Ascoli avesse vinto, avrebbe potuto attaccare il 4° posto
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