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La protesta degli infermieri continua nella Rsa di Ripatransone: «Non possiamo nemmeno andare in bagno»

ASCOLI - Lo sconforto è ancora affidato al Nursind, il cui segretario territoriale Pelosi, scrive ai vertici della Sanità regionale e locale
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La Rsa di Ripatransone

 

Infermieri ancora sul piede di guerra: più che indignati, la loro protesta cela stanchezza e delusione, per dover ogni volta puntualizzare le condizioni di lavoro che ormai da due anni  sopportano. Alla dirigenza dell’Area Vasta 5 rimproverano, soprattutto, «la mancanza di un modello organizzativo,  adeguato al corretto amalgamarsi tra benessere degli operatori e degli ospiti ricoverati». E’ di nuovo il Nursind ad alzare la voce, attraverso una lettera inviata, anche in questo caso, ai vertici dell Sanità regionale e locale.

 

Dagli ospedali di Ascoli e San Benedetto (leggi qui), la protesta ora si sposta nella Rsa di Ripatransone, a completa gestione Covid.

«Chi ci ha contattato – si legge nella nota a firma di Maurizio Pelosi, segretario territoriale per Ascoli del Nursind – sono dipendenti esasperati sull’orlo di un crollo emotivo, pervaso da ansia, angoscia profonda, vuoti di memoria e crisi di pianto improvvise, con gravi risvolti sulla vita privata e familiare».

La situazione è allarmante, in quanto, come evidenzia il sindacalista dopo aver raccolto l’appello dei colleghi, «ad un’organizzazione certamente non impeccabile, poiché temporanea» si aggiunge «il protrarsi della contagiosità del virus».

 

A spaventare gli infermieri «le ipotizzate dichiarazioni dell’Asur che dal 1 maggio le
uniche strutture post-acuti Covid, sarebbero state l’Rsa di Ripatransone e l’Rsa Galantara
di Pesaro».

 

La Rsa di Ripatransone, «non è mai stata dotata di un adeguato impianto di condizionamento, né di aerazione con ricambi d’aria: a garantirli ci sono solo le finestre aperte», denuncia il sindacalista.

Ma non solo, per come è strutturata la residenza ed organizzato il lavoro, «i Dpi non possono essere dismessi per lungo tempo. Pertanto sia infermieri che oss, indossano la tuta ben oltre le 4 ore
consigliate. A volte anche per tutta la durata del turno o, bene che vada, con brevissime pause. Molti di loro, uomini e donne, sono costretti ad indossare il pannolone per l’impossibilità di recarsi in bagno in tempi fisiologicamente accettabili.

 

Da precisare comunque che quel tempo di pausa dalla tuta, oltre che per il recupero dello stato psicofisico e del soddisfacimento del bisogno di bagno, deve essere impiegato per “sbancalare” e rifornire magazzini, carrelli ed armadi. 

 
Verosimilmente l’improvvisazione dell’organizzazione della prima fase del Covid è stata
meglio digerita sia per la tipologia di paziente, che per il più nutrito numero di organico in
dotazione turnante nelle 24 ore. Ora, su 28 posti letto disponibili, il tasso di occupazione del posto letto è sempre del 100% e la tipologia di paziente, comporta dei carichi di lavoro decisamente superiori e più onerosi rispetto a quelli che sarebbero caratteristici di una struttura Rsa».

 

Non giova, fa notare  Pelosi, «il mancato riconoscimento economico in termini di premialità e di indennità, insieme al mancato riconoscimento dei tempi di vestizione e vestizione».

La richiesta, se la Rsa di Ripatransone deve rimanere ancora per molto tempo Covid, è quella, tra le altre cose come adeguare l’edificio, di «procedere immediatamente a rinforzare numericamente la presenza di personale infermieristico ed medico». 


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