di Andrea Braconi
In ogni emergenza si sperimentano nuove procedure di intervento. Un aspetto che Francesco Lusek e i componenti della seconda missione in Ucraina di supporto ai soccorritori locali ha toccato con mano nei giorni scorsi. “Mentre nei Balcani la consegna dei materiali l’abbiamo fatta sempre a guerra finita o al massimo nella fase calante, in questa situazione la stiamo facendo mentre il conflitto è in atto – racconta al telefono di rientro dal teatro bellico -. Questo supporto diretto sul campo è stato sperimentato da Robert Viozzi, comandante dello United Nations Fire Rescue Development Program dell’Onu, che lo ha applicato in giro per il mondo e che per quanto ci riguarda è anche uno dei padrini del nostro progetto SISMA”.
Ancora una volta dalla città rumena di Suceava la delegazione è entrata in Ucraina per consegnare la nuova strumentazione e formare il personale. “Un’attività simile alla missione precedente come dinamica, con l’importanza differenza che, grazie a donazioni di fondazioni italiane che hanno sposato il progetto, siamo riusciti a portare strumentazioni più sofisticate, molto apprezzate dagli ucraini”.
Soccorritori locali, rimarca, che pur avendo una struttura ben organizzata e di livello, non erano abituati a lavorare con i crolli degli edifici. “In questo modo abbiamo colmato uno spazio vuoto, ma credo che in futuro quando il conflitto sarà terminato, come accaduto anche con l’Albania, si andrà a creare uno scambio reciproco di esperienze”.
Lusek è rimasto particolarmente colpito dalla situazione di Chernivtsi, nella parte occidentale del Paese. “Non è la linea del fronte ma ha comunque un teatro bombardato, ci sono check point, sirene di allarme aereo, e si vive con il coprifuoco notturno. Queste ultime sono misure di prevenzione, ma ogni tanto qualche missile arriva anche lì. Quello che ho notato è la volontà degli ucraini di vivere una vita normale, nonostante si percepisca il rischio e ci sia una forte tensione. Questo è un punto di forza di questa popolazione: ci sono locali aperti, attività lavorative aperte, non c’è solo la resistenza dei soldati e una forte attività militare, ma anche una popolazione rimasta che resiste. Ringraziamo l’azienda Selettra di Comunanza che ha garantito gratuitamente i trasporti delle attrezzature fino in Romania, la Croce Verde di Fermo e la Protezione Civile di Porto San Giorgio per il sostegno logistico e l’associazione giovanile di Montefalcone Appennino”.
L’attività formativa è stata introdotta da un video messaggio di Guido Bertolaso che, oltre a toccare vari aspetti sulla gestione dell’emergenza, ha motivato i ragazzi del posto. “La considerazione che faccio – conclude il disaster manager Lusek – è che fermo restando che siamo in un contesto bellico, anche la formazione ed il supporto al loro sistema di soccorso è una forma di resistenza che permette di contenere le perdite di vite umane, un’attività da tenere in considerazione in caso di eventi similari che speriamo non capitino mai”.
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