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Il Castello di Monteprandone accolto nella famiglia quintanara

ENTRA a farne parte ufficialmente dopo la "benedizione" dei presidenti del Consiglio comunale di Ascoli (Alessandro Bono) e del Consiglio degli Anziani (Massimo Massetti). A riceverli il sindaco Sergio Loggi. Le origini storiche del "castrum" e i suoi legami con la città capoluogo
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Massimo Massetti, Sergio Loggi, Alessandro Bono

 

di Andrea Ferretti

 

Nel giorno in cui cade un Comitato di Sestiere, nasce un nuovo Castello. La notizia non è nuova, ma è avvenuta oggi, mercoledì 8 giugno, la presentazione del Castello di Monteprandone, tredicesimo “castrum” della Quintana di Ascoli, in attesa che venga ufficializzata l’entrata nella famiglia quintanara del Castello di Montegallo, quattordicesimo e, per ora ma solo per ora, ultimo.

 

Il varo è avvenuto ovviamente a Monteprandone alla presenza del sindaco Sergio Loggi, che è anche presidente della Provincia di Ascoli (subentrato a Sergio Fabiani ex sindaco di Montegallo, manco a farlo apposta proprio i due neonati Castelli quintanari), il presidente del Consiglio degli Anziani della Quintana Massimo Massetti e, in rappresentanza del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti, il presidente del Consiglio comunale Alessandro Bono – altra coincidenza – “tufillante” doc, proprio il Sestiere commissariato in queste ore.

 

LE RADICI STORICHE

 

Castrum di Ascoli, presidiato farfense, accomandato ad Ascoli, l’incastellamento avvenne nel 1039, mentre la prima attestazione del Comune è datata 1292 e il primo statuto risale al 1537. Lo stemma è formato da un grande scudo con cinque colli (Monteprandone, Monterone, Montetinello, Monticello, Montecretaccio) che rappresentano tutto il territorio comunale. Al centro il colle più alto è sovrastato da un giglio, ancora più in alto un rastrello tra i cui denti compaiono altri tre gigli. Un segno araldico molto particolare dell’Italia medievale: il “capo d’Angiò”. È il principale segno della frazione guelfa, adottato da famiglie e comuni, composto da tre gigli situati tra i “denti” di una figura geometrica detta rastrello o lambello, ad indicare che i colli erano fortificati. I gigli stilizzati invece, meglio noti in araldica come gigli di Francia, rappresentano il simboli dell’arme delle dinastie reali francesi fin dalla loro origine.

 

La Porta da Monte con lo stemma di Ascoli

La tradizione narra che fosse stato il cavaliere Brandone, al seguito di Carlo Magno, a costruire il Castrum Mons Prandonis. Per questo gli antenati hanno fregiato lo stemma comunale con il simbolo della Reale Casa di Francia, su fondo giallo e azzurro.

 

Sulla Porta da Monte, ingresso ad ovest del borgo di Monteprandone, c’è lo stemma della Città di Ascoli, capoluogo di Provincia. La porta venne murata a causa delle rigide temperature che favorivano la formazione di ghiaccio sull’attuale Via Corso. Fino al 1292 il Comune di Monteprandone era sotto la giurisdizione e protezione del Comune di Ascoli. Le mura e la torre che incorniciano la Porta da Monte sono state costruite successivamente per difendere il borgo dalle incursioni dei Saraceni.

 

 


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