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Biodigestore di Force, il Tar respinge tutti i ricorsi contro l’autorizzazione

LA SENTENZA riunisce i tre procedimenti incardinati separatamente da  19 Comuni della Valdaso, dalla cooperativa agricola Covalm  e da due associazioni ambientaliste. Si sono costituite in giudizio la Regione Marche e la Provincia di Ascoli (nel caso del ricorso dei Comuni) e, su tutti e tre, la ditta incaricata
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L’autorizzazione per il Biodigestore, da realizzarsi in località San Salvatore di Force, sono in regola per il Tribunale amministrativo delle Marche che ha respinto i ricorsi per l’annullamento del provvedimento.

 

Sono tre i procedimenti incardinati separatamente, poi riuniti, da 19 Comuni della Valdaso, dalla cooperativa agricola Covalm (società cooperativa agricola Coltivatori Ortofrutticoli Valli delle Marche attiva a Rotella) e da due associazioni ambientaliste (“Tutela e Valorizzazione della Valdaso” e “Wigwam Clubs”).

 

Per resistere ai ricorsi si sono costituite in giudizio la Regione Marche e la Provincia di Ascoli Piceno (nel caso del ricorso dei Comuni) e, su tutti e tre, la ditta  interessata.

I Comuni coinvolti sono: Montalto delle Marche, Ortezzano,  Montelparo,  Altidona,  Petritoli,  Monte Vidon Combatte,  Carassai,  Montefiore dell’Aso, Montedinove,  Rotella,  Comunanza,  Montefalcone Appennino,  Santa Vittoria in Matenano, Monterubbiano,  Monterinaldo,  Campofilone,  Lapedona, Moresco, Pedaso.

 

Per alcuni di questi, si legge nelle motivazioni della decisione del Tar (ben 54 pagine),  “non si può ritenere che, stante la natura dell’impianto per cui è causa e le emissioni che lo stesso è idoneo a produrre, i Comuni della Val d’Aso diversi da quelli confinanti con Force siano legittimati ad impugnare i provvedimenti indicati in epigrafe, nemmeno lamentando gli asseriti pregiudizi per l’ambiente, il paesaggio o le coltivazioni agricole oppure l’incremento del traffico veicolare prodotti dall’impianto. Alcuni Comuni, poi, non hanno nemmeno interesse, essendo distanti anche oltre 20 chilometri da Force e non risentendo quindi nemmeno degli effetti che si potrebbero definire indiretti” .

 

Il Tar ha anche ripercorso nel dettaglio tutte le tappe dell’iter autorizzativo, iniziato a ottobre del 2018 e terminato a maggio dello scorso anno.

 

Sul rispetto delle norme ambientali, che avrebbero potuto trovare ostacoli nella concessione dell’autorizzazione, il Tar fa notare che “la società controinteressata, ritenendo di avere buone possibilità di superare i rilievi critici emersi sino a quel momento nell’ambito delle conferenze di servizi svolte, ha proposto alla Provincia di derogare consensualmente ai termini massimi previsti dalla legge per la conclusione (positiva o negativa) del procedimento, impegnandosi però a non agire in sede risarcitoria invocando per l’appunto il danno da ritardo commisurato al periodo di tempo necessario per aggiornare gli elaborati progettuali”. 

 

Una delle iniziative di protesta contro il Biodigestore di Force

Il parere dell’Arpam, “favorevole con prescrizioni”, per il Tribunale Amministrativo metteva la Provincia nella condizione di procedere con l’autorizzazione, ma evidenzia che  “La Provincia, invece, in un’ottica ancora più cautelativa, prima di rilasciare il P.A.U.R. ha voluto chiarire con l’A.R.P.A.M. le questioni tecniche che dalla semplice lettura del parere potevano lasciare dubbi, il che, oltre ad essere apprezzabile dal punto di vista della tutela della salute e dell’ambiente, risponde  anche alla necessità che il proponente sappia con precisione quali sono le prescrizioni che dovrà rispettare in fase realizzativa, in modo da non essere sottoposto ad eventuali sanzioni a sorpresa”.

 

Corretta, sempre secondo il Tar, la decisione della Provincia di non aver coinvolto nella fase preliminare della progettazione chiedere il parere preventivo di altri Comuni oltre quello di Force, anche prendendo spunto di un impianto simile presente a Montelparo e le cui emissioni sono al di sotto dei limiti di legge.

“Del resto – dice ancora il Tar – se si dovessero considerare tutti i possibili impatti indiretti di un impianto come quello per cui è causa, le amministrazioni pubbliche da coinvolgere nel procedimento sarebbero innumerevoli, visto che, ad esempio, gli automezzi che affluiscono nel sito per trasportare la F.O.R.S.U. (Frazione Organica dei Rifiuti Urbani, ndr)  possono provenire da qualsiasi luogo e attraversare il territorio di ogni Comune marchigiano. Né i Comuni diversi
da Force e né la Provincia di Fermo dovevano poi rilasciare atti di assenso destinati a confluire nel P.A.U.R., per cui essi non dovevano essere invitati alla conferenza di servizi”. 

 

Nessuna violazione urbanistica: “I ricorrenti deducono al riguardo che l’effetto di variante urbanistica può essere predicato solo rispetto al piano regolatore comunale e non anche a piani
sovraordinati al p.r.g., quali nella specie sono il P.T.C. provinciale e il P.T.C. degli agglomerati industriali di Comunanza, Force e Rotella, a suo tempo redatto dal Consorzio di Sviluppo Industriale delle Valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino (di seguito anche “Piceno CONSIND”) ed approvato dalla Provincia di Ascoli Piceno”. 

 

 



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