Si chiameranno Unità di Continuità Assistenziale (Uca) ma il personale sarà lo stesso: dal 30 giugno scade la legge che aveva previsto l’impiego dei medici Usca.
«La Regione ha chiesto – ha detto l’assessore regionale Filippo Saltamartini – la proroga fino al 31 dicembre 2022, ma la richiesta ancora non è stata accolta». Per queste ragioni una nota diramata del Dipartimento Salute della Regione Marche su direttiva dell’assessore regionale alla Sanità prevede la possibilità di utilizzare l’esperienza del personale operante nelle Unità Speciali di Continuità Assistenziale nella cura del Covid e per alleggerire la pressione sui Pronto Soccorso delle Marche, fino al 31 dicembre 2022.
Nella sostanza, spiega l’assessore, il personale medico ha la possibilità di continuare la sua attività attraverso l’istituto della prestazione in qualità di continuità assistenziale o attivando contratti Co.Co.Co. per la gestione domiciliare dei pazienti Covid ma anche per la cura dei codici bianchi nei Pronto Soccorso delle Marche.
Tra i compiti dei medici ci sarà infatti la presa in carico e il follow up dei pazienti domiciliari durante i focolai epidemici.
La misura si è resa necessaria per garantire la continuità dell’assistenza nel periodo di passaggio tra la dismissione delle Usca e la nascita delle Uca previste dal Dm 77 del 2022, (equipe composte da un medico ed un infermiere ogni 100.000 abitanti). Gli incarichi di lavoro autonomo saranno offerti sia al personale medico già operante nelle Usca in scadenza al 30 giugno 2022, sia ai medici specializzandi iscritti all’ultimo e penultimo anno di corso delle scuole di specializzazione. Si tratterà, di norma, di incarichi di 24 ore settimanali della durata di tre mesi, prorogabile al massimo fino al 31 dicembre 2022.
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