La Whirlpool vende lo stabilimento russo: scatta l’allarme tra i 5.000 lavoratori dei siti produttivi italiani e quindi anche negli stabilimenti delle Marche, Melano nel Fabrianese e Comunanza nel Piceno. E scatta la protesta dei sindacati Fiom, Fim e Uil.
Nelle Marche l’8 luglio, è prevista una manifestazione di protesta davanti alle Prefetture di Ancona, per i siti di Melano e la sede di Fabriano, e di Ascoli, dove si troverà una delegazione dello stabilimento di Comunanza.
Sempre l’8 luglio protesteranno i dipendenti di Caserta, mentre il 15 luglio, toccherà ai colleghi di di Siena e di Cassinetta.
L’intento è di coinvolgere le comunità locali sulle preoccupazioni occupazionali e per promuovere la richiesta dell’incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico, atteso dal 18 maggio.
«Attendiamo dalla multinazionale ancora la presentazione del piano industriale per i prossimi anni – Pompei (Fiom), Rossi (Fim) e Bartomioli (Uilm), in linea con le segreterie nazionali – necessario avere chiarezza sulla cessione delle attività in Russia e Kazakistan sia rispetto alle ricadute sugli stabilimenti italiani e sia sulle prospettive di tenuta di Whirlpool Emea nel prossimo futuro».
«La notizia comunicata stamattina alle segreterie nazionali – si legge ancora nella nota sindacale – della sottoscrizione avvenuta in nottata di un accordo tra Whirlpool ed Arçelik per la cessione della totalità delle attività della multinazionale in Russia e Kazakistan che dovrebbe concludersi nel terzo trimestre dell’anno in corso, alimenta le nostre preoccupazioni già notevolmente alte circa la possibilità che la Whirlpool voglia continuare una graduale dismissione del gruppo in tutta l’area Emea. Preceduta questa dalla già sciagurata decisione di chiusura del sito di Napoli e oggi motivata con il drammatico contesto internazionale e con le difficoltà di approvvigionamento di materie prime».
La notizia ha preoccupato, più che sorpreso, anche in ragione del fatto che «nel mese di maggio – continuano i sindacalisti – la Whirlpool ha dichiarato di avere avviato una revisione strategica sul suo asset industriale fino al prossimo autunno in tutta l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) che potrà comportare sia vendita delle attività sia la possibilità di opzioni ibride».
A questo si aggiunge, sempre come ricordano i rappresentanti sindacali, il mancato rispetto – tra le altre cose – dell’accordo, preso al Mise nel 2018, «per il mantenimento occupazionale dei circa 5.000 dipendenti nei sei siti italiani».
«Dal 2018 si sono chiusi di fatto due stabilimenti, uno virtuale che ha coinvolto il settore impiegatizio di Cassinetta e Fabriano con 300 uscite, l’altro lo stabilimento di Napoli, con 357 addetti, dove si dovevano produrre lavatrici ad alta gamma, salvo scoprire, a 6 mesi dall’inizio della produzione, che il mercato non “gradiva” questo prodotto e trovare in Cina uno stabilimento del gruppo per produrre le lavatrici di uguale classe».
«L’uscita di molti impiegati – sono ancora le parole dei sindacalisti – ha ridimensionato aree strategiche quali ricerca e Sviluppo, Qualità, Service e Logistica.
I piani sottoscritti con Fim-Fiom-Uilm e le Rsu nel 2015 e 2018 dovevano rafforzare la presenza industriale di Whirlpool nel nostro Paese.
Pezzo dopo pezzo i fatti ci dicono che questo è fortemente in discussione. Vendere una quota di mercato importante come la Russia, che rappresenta il 10-15 % del fatturato del gruppo in area Emea, ad una storica concorrente, allarma sempre più i 5.000 lavoratori circa il loro destino occupazionale.
«Le segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm – concludono – ritengono che le prospettive occupazionali e produttive del compendio industriale rappresentato da Whirlpool debbano rientrare nell’interesse anche del governo. Il presidio produttivo di un importante comparto del manifatturiero italiano come il settore dell’elettrodomestico va difeso e rilanciato anche con interventi pubblici».
m.n.g.
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