di Walter Luzi
A Castel di Lama la festa a sorpresa per il biondo si preparava da tempo. I suoi cinquant’anni di febbrile attività nel calcio dilettantistico e giovanile, maschile e femminile, nel suo paese e in tutta la vallata, non potevano non essere celebrati. La bella sorpresa, ovviamente, sull’erba del locale campo sportivo, dove ha passato buona parte della sua vita. Gli applausi. L’affetto palpabile della sua gente. Gli abbracci dei tanti compagni di avventura che non potevano proprio mancare in questa occasione. Lì per lui. Per com’è. Per come è sempre stato. Entusiasta e trascinatore. Genuino e umile. Appassionato e disinteressato. Per quello che ha saputo dare, generosamente, in questo ultimo mezzo secolo al tessuto sociale lamense, e non solo. Lui, Giovanni Traini ‘u biond’. Che piange commosso quando realizza che sono venuti tutti, lì, solo per lui. Che non sarà bravo con le parole, con i discorsi, ma che ci ha messo sempre, soprattutto, il cuore, nelle mille iniziative che lo hanno visto protagonista. Raccontarle tutte sarà difficile, ma ci proviamo.
DALLA FOLGORE CAMPOLUNGO AL MARTINSICURO
I genitori di Giovanni, Cesare e Maria, lavorano a Campolungo i fertili terreni dei Marini. Il giovane Giovanni, classe 1954, già organizza, poco più che bambino, epiche sfide calcistiche con i coetanei del Marino, di Poggio di Bretta e Brecciarolo. Tutti lo chiamano già ‘u biond’. Un nomignolo che si porterà dietro per sempre. Inevitabile di lì a poco la fondazione di una squadra vera, la Folgore Campolungo, che chiama a raccolta tutti i figli dei contadini della zona. Il calcio è già nel suo sangue. «Quando frequentavo le scuole Medie – ricorda Giovanni – giocavo con gli Allievi a Martinsicuro. Portavo con me il borsone in classe e all’uscita correvo a prendere il pullman di linea dell’Int in via Indipendenza. Scendevo a Porto d’Ascoli, all’incrocio della Salaria con la Statale, ed aspettavo il bus urbano che da San Benedetto arrivava fino alla piazza di Martinsicuro. Da qui, a piedi, di corsa, borsone in collo, mi facevo l’ultimo chilometro che mi separava dal campo. Quando cominciarono a conoscermi, un compagno di squadra del posto iniziò ad aspettarmi alla fermata dell’autobus per darmi uno strappo. Sulla sua bicicletta, in due, con due borsoni. Che tempi! Andò meglio quando la società prese anche Enzo Ameli, poi prematuramente scomparso. Lui era di Brecciarolo ed aveva una Lambretta, a bordo della quale, lungo la Bonifica, andavamo fino a Martinsicuro. In quegli anni ci giocavano, fra gli altri, anche Gianni Fernandez, Silvio Luzi, e Pietro Canali, che era il capitano, molto amato dai tifosi».
CON GIUSEPPE MASCETTI NASCE IL LAMA CALCIO
Dall’inizio degli anni Settanta Giovanni Traini anima anche le iniziative del CSI. Un attivismo ed una precoce capacità che non sfuggono, insieme alle sue qualità umane già evidenti, a Giuseppe Mascetti, già intento alla costruzione del grande Gruppo Sportivo Elettrocarbonium. Ci arriva da giocatore nel 1971. Il Capo, come lo chiamano tutti, lo assumerà subito in azienda dopo il servizio militare, e ne fa uno dei suoi uomini più fidati affidandogli subito la guida della formazione Allievi del primo San Marcello. Poi, nel 1976, la trasformazione dello Smeri Lama, altra “creatura” di Giovanni, nel Lama Calcio, ideale testa di ponte del club aziendale sulla vallata di cui è satellite e reclutatore di giovani talenti. La rivalità con la locale Truentina, più amata e seguita, è, inizialmente, acerrima. Ma Giovanni è, e sarà sempre, personaggio volto ad unire, non a dividere. Le forze, e le passioni. Nell’aia di casa sua, villa Marini, nella campagna di Campolungo, all’ombra della grande quercia si radunano spesso in estate Giuseppe Mascetti e gli allenatori del suo nutrito staff tecnico per organizzare la nuova stagione calcistica. Le rose, le guide, i programmi, i progetti. Esperienze preziose quelle che Giovanni matura in seno alla grande Elettrocarbonium, di cui farà tesoro nel proseguo della sua vita, non solo sportiva. A cominciare dai Tornei calcistici giovanili “Città di Ascoli-Don Italo Marini”, che ispireranno i suoi, successivi e altrettanto prestigiosi, Tornei “Sergio Vitelli”.
LE PINK PANTHERS
Nel primi anni Ottanta Giovanni Traini contribuisce a far nascere anche il calcio femminile. Nasce tutto da una partita organizzata per ridere a margine di un torneo locale di calcetto. Un appuntamento che vuole essere, negli intenti, comico-folcloristico, fra due formazioni di ragazze di Castel di Lama e San Silvestro di Castorano, segna invece l’inizio di una esaltante avventura sportiva. Le eredi delle pioniere Pink Panthers delle origini arriveranno, in tre anni appena, fino in serie A. Nella prima stagione in serie B, sotto la presidenza di Franco Nepi, giocano le partite interne allo stadio Del Duca. Un lusso. Giorgio Aquilanti per TVA e Mimmo Vena di Fotospot seguono tutte le loro imprese. La ventata improvvisa di popolarità, e la stagione migliore vissuta dal calcio femminile ascolano, portano le ragazze fino alla massima serie, dove resteranno per diverse stagioni con il nuovo sponsor Barbagrigia. Giovanni è già uscito di scena, lasciando le eredi delle sue Pink Panthers in serie A. Ricomincerà, insieme ad alcune delle “senatrici”, con la Picenum, in serie C. Nuova promozione in B, e nuovo addio per Giovanni che la lascia nelle mani di Antonio Lucidi e Luigino Alesi, attuale presidente del Castel di Lama, che la riporteranno fino in serie A.
QUEL GIORNO DELLA FINALE MUNDIAL A LECCE
Nell’estate del 1982, il giorno della gloriosa finale Italia-Germania a Madrid, le ragazze di Traini si giocano nel profondo salento la promozione in serie B contro l’Alaska di Lecce. Perdono la partita, ma il presidente delle pugliesi, Ernesto Guarini, quello dei gelati Alaska, che sponsorizza anche un’altra squadra femminile in serie A oltre, di lì a poco, il grande Lecce della prima volta in serie A, invita tutta la comitiva ascolana nella sua splendida villa con piscina per cenare e guardare la finale mundial tutti insieme. Un vero signore. Come pochi altri, oggi quasi completamente estinti, in questo ambiente. «Se vinciamo noi mi butto nella piscina!» scommette Giovanni. E tiene fede alla promessa, in quel momento di grandissima gioia collettiva. Il biondo salta subito in acqua, come promesso, al triplice fischio finale. Senza starci a pensare troppo su. Con tutti i vestiti addosso, orologio al polso, portafoglio e patente nelle tasche. E, ovviamente, senza nemmeno un cambio nel suo piccolo bagaglio. E’ da lui. Siamo campioni del mondo! Che serata ragazzi!
LA CENTOVENTISETTE ROSSA
Non si sa come Giovanni riesca a trovare il tempo per tutte le sua mille iniziative. Con la Pro Loco, con il sociale, persino il presepe vivente, e poi i campi estivi fuori dall’ambito del calcio giovanile. Che resta una vera e propria missione. Nei primi anni Ottanta organizza il primo torneo “Giannetto Galletti”, riservato agli Allievi. Embrione dei “Città di Castel di Lama- Sergio Vitelli”. Sempre, in movimento, sempre a disposizione dello sport e della collettività. Se la ricordano ancora in tanti la Centoventisette rossa di Giovanni Traini. Sempre carica di bambini da scarrozzare fino ai vari campi sportivi per le partite. Perchè genitori, zii e nonni non erano così presenti, e tanto meno invadenti come oggi, e i ragazzini sui campi bisognava portarceli, in qualche modo. «Una volta, ancora non ci capacitiamo nel raccontarlo – ricorda Giovanni – eravamo proprio messi male. Primi anni Ottanta. Dovevamo andare da Castel di Lama fino ai campi Agostini della Pro Calcio a Marino del Tronto. Pochi chilometri, ma c’era solo la mia auto disponibile. Non so ancora come fecero, ma i ragazzi riuscirono a trovare incredibilmente posto all’interno dell’abitacolo. Tutti e undici, borsoni compresi. Incoscienza? Certo. Ma occorrevano anche piccoli miracoli quotidiani come questo, in ogni caso, per superare le difficoltà. Per riuscire a portare avanti le attività. Oggi mi denuncerebbero in Pretura per molto meno».
I TORNEI “SERGIO VITELLI”
Sempre presenti al timone della manifestazione sono stati tre Traini. Due sono parenti, ‘u biond’ e Domenico, il terzo è un omonimo, Giovanni Traini, che è stato, negli anni Settanta, anche presidente della vecchia Folgore Campolungo. Sergio Vitelli era un amico di tutti e tre. Anche un vicino di casa. Un ragazzo semplice e benvoluto, che, pur non giocatore di calcio eccelso, aveva vestito entrambe le maglie delle squadre del suo paese. In quella assolata prima domenica di agosto del 1988 in Ascoli c’era la Quintana, ma lui aveva preferito passarla con la sua famigliola nella frescura di Colle San Marco. Al ritorno lo schianto. A pochi minuti da casa. Muore insieme alla figlia. Alla moglie diranno solo dopo un mese, all’uscita dalla Rianimazione, che loro due non ci sono più. L’altro figlio e sua nonna, pur feriti gravemente, sopravviveranno. Una tranquilla domenica di svago si ammanta di morte. Castel di Lama è sgomenta. Si ferma in lacrime. Viene proclamato il lutto cittadino, e vengono sospesi i popolarissimi e festosi Giochi di quartiere in corso di svolgimento. Giovanni Traini è assessore allo sport in quella giunta insieme a Fernando Manilardi. Vengono da sponde, ideologiche e sportive, opposte, ma li accomunano l’amore e il desiderio di fare bene per il loro Comune. E quando i cuori sono puri, e l’abbraccio leale, i buoni risultati arrivano sempre. Quello che era stato impedito solo con una infamia sanguinaria a Enrico Berlinguer e Aldo Moro dieci anni prima, era riuscito infatti in quegli anni a Castel di Lama. Il compromesso storico. Dc e Pci insieme al governo del paese. Il torneo per ricordare Sergio parte due anni dopo, nel 1990, in concomitanza dei campionati del mondo di calcio ospitati in Italia. Le notti magiche di quella leggendaria estate italiana, che sono risuonate anche alla festa di Giovanni Traini. Si parte con sei squadre, le professionistiche della zona, il Penna Ricci Perugia dell’amico Stefano Papini, e la rappresentativa locale unica che riunisce per la prima volta, dopo decenni di accesa rivalità, con la stessa maglia, Truentina e Lama Calcio. E’ lo stile biondo. Uniti si vince. E’ la vittoria dello sport che accomuna tutti. Come la commozione, sempre viva, nel ricordo di Sergio. Alle porte, il prossimo settembre, l’edizione numero ventotto. Però. Mica male. E sarebbero potute essere trentadue. Senza gli stop patiti a causa del maledetto covid, e dello sbandamento generale seguito al crack economico dello sponsor unico e benemerito dello sport lamense, e non solo. La Autolelli. Che contribuisce con la sua forza economica a portare la manifestazione a livelli di eccellenza, ad una dimensione internazionale. Non potevano mancare alla festa di Giovanni Traini l’ex presidente della F.I.G.C. ascolana, Giancarlo Catalucci, con le sue novantuno primavere. Non poteva non esserci Fernando Manilardi, storico ex segretario della vecchia Truentina che fu e, come detto, co-assessore comunale allo sport con il biondo. E’ venuto anche Walter Cinciripini, ex fischietto ascolano nazionale e internazionale, che accettò di arbitrare una delle prime finali del Torneo “Vitelli” senza la necessaria deroga federale, e quindi senza la divisa ufficiale. Pur di esserci. La gigantografia che campeggia attaccata ad una delle panchine parla per tutti. Lo ritrae mentre, dalle mani del presidente Tavecchio e di Gianni Rivera, ritira a Cagliari, nel 2016, il premio di Benemerenza sportiva della F.I.G.C. per il suo straordinario impegno nello sport.
IL CICLONE AUTOLELLI
Dopo la parentesi con il calcio femminile il biondo torna al calcio maschile, dove c’è ancora bisogno di lui. E’ il 1993. Anno di fusioni importanti. Da Calcio Lama, Truentina e il Castel di Lama di Battista Faraotti, nasce la Truentina Castel di Lama. Lo sponsor unico è la Autolelli che, due anni dopo, irrompe sulla scena con l’omonima, potente, nuova Polisportiva. Mario Lelli, il nuovo mecenate dello sport piceno, si prende in carico economico l’intero settore giovanile. Un benefattore. Giovanni diventa il responsabile organizzativo. Giuliano Castoldi, vecchia gloria bianconera, dopo la fresca rottura con l’Ascoli, ne diventa invece il responsabile tecnico, conferendo qualità. La Polisportiva di Mario Lelli cresce e vince, raccogliendo l’eredità del Gruppo Sportivo Elettrocarbonium di Giuseppe Mascetti. Grandi possibilità economiche, grande orgoglio, grande leader. Diventa lei la seconda regina sulla piazza calcistica picena. Arriverà fino in serie D per due stagioni, quando accarezzerà il sogno della promozione in serie C, fino ai playoff persi nella stagione 2003-2004.
I TRE PADRI DI GIOVANNI
«Io dico sempre che ho avuto tre padri – ricorda commosso Giovanni Traini – il primo, quello biologico, Cesare, che non sapeva neanche cosa fosse il calcio, ma che non mi ha mai ostacolato, permettendomi di coltivare, come ho voluto, questa mia grande passione. Poi Giuseppe Mascetti, che mi ha dato un buon posto di lavoro, e fatto conoscere da vicino gli ingranaggi di una perfetta macchina organizzativa qual’era il nostro Gruppo Sportivo Elettrocarbonium. Una grande palestra, di calcio, e di vita. La più grande d’Italia. E infine Mario Lelli, che mi ha dato fiducia e stima illimitati, riconoscendomi ed apprezzando la mia serietà, la mia onestà, la mia coscienza, prima e più che le mie capacità, dandomi sempre carta bianca. Anzi, a volte andava anche persino oltre le mie istanze per l’organizzazione di eventi sportivi, aumentando puntualmente i budget richiesti, e io ho dovuto spesso frenare questa sua generosità. Mi facevo scrupolo, ogni volta, che non potesse averne poi il sufficiente ritorno in termini di pubblicità per la sua azienda. Negli anni d’oro del trofeo “Vitelli” non si accontentava più di avere a Castel di Lama solo i principali club italiani, Milan, Juventus, Torino, Atalanta e Como fra gli altri, e volle dare alla manifestazione un respiro internazionale con squadre spagnole, tedesche, francesi, ucraine, croate. Mario Lelli metteva a disposizione dei dirigenti delle squadre ospiti persino una automobile per i loro spostamenti nelle ore libere. Una generosità fuori dal comune la sua, che ha ampliamente meritato l’intitolazione, dopo la scomparsa, del Memorial a lui dedicato in seno al torneo “Sergio Vitelli”».
CON IL CUORE SI VINCE
Giovanni, intanto, ha ritrovato al campo di via Tevere Maria Grazia. La vedova di Sergio Vitelli. Ora, dopo il lutto patito, grazie a Peppe Traini della Ecoservices, si occupa delle pulizie della struttura. Le prime edizioni del trofeo intitolato alla memoria di Sergio li hanno avvicinati. Ora si ritrovano, proprio grazie a quel campo di calcio. Giovanni ha avuto sempre troppo poco tempo da dedicare alle donne, sempre impegnato come è stato dietro al pallone, per seguire i suoi ragazzi. Nella sua vita, fino ad allora, si è innamorato solo del calcio. Non è pratico di questa cose, ma stare vicino a lei gli gonfia il cuore. Lei, e il figlio Alessandro, che sta iniziando a giocare nelle giovanili anche lui, sentono che Giovanni può essere la persona più giusta, la persona migliore, a poter, almeno tentare, di colmare, nelle loro vite, un vuoto così grande. Non è facile. Perchè ci vuole tanto amore. Ci provano, e ci credono, tutti insieme. Giovanni e Maria Grazia si sposano nel 1994. La loro figlia, Federica, dentro quel campo sportivo crescerà rincorrendo il padre. In quello stesso campo sportivo dove hanno voluto organizzare oggi, Maria Grazia e Federica, alla perfezione, la grande festa a sorpresa per i cinquant’anni di attività di Giovanni. Lu biond’ se l’è meritata tutta.
IL CALCIO OGGI
Giovanni Traini, dicevamo, è uomo che unisce. Dall’ennesima fusione, due anni fa, fra Villa Sant’Antonio, Castel di Lama, Calcio Lama e il Lama United è rinato il nuovo, ultimo, Castel di Lama. La passione di sempre, i colori di sempre. Bianco e azzurro. Giocherà da neopromossa in Promozione la prossima stagione, sotto la guida di Fabio Poli. Giovanni è responsabile del settore giovanile e dell’organizzazione dei tornei. Oltre al già ricordato e impegnativo “Vitelli-Lelli”, anche il Galà nazionale delle scuole calcio, che nel 2023 arriverà, con una grande festa dello sport, alla sua decima edizione. I tempi però sono cambiati. «Una volta quando i ragazzi giocavano di domenica – racconta sempre Giovanni – qualche genitore al campo, ogni tanto, si affacciava, ma durante la settimana non vedevi mai nessuno. Oggi quasi tutti sono convinti di averci un campione in casa, e non si perdono nemmeno un allenamento. Le società sono meglio organizzate rispetto a un tempo, ma intorno ai ragazzi c’è una pressione, e a volte, una speculazione, esagerate. Che non sempre portano a far emergere i migliori. I soldi stanno cominciando a contare troppo anche ai nostri livelli. Io, fin da ragazzo, ho preso sempre ad esempio persone di grande passione, ma non interessate. Che facevano solo per il piacere di fare. Persone semplici ma di grande cuore, non animate da arrivismo e vanagloria. Penso a gente come Severino Aurini con la Labor prima e il Tufilla poi, o Filippo Cappelli con la Juventina, o Luigi Ursini a San Benedetto, tutti alla guida di piccole società ormai quasi tutte scomparse».
E i ragazzi? Sono cambiati anche loro? «Ovviamente. Tanto – ci dice sempre Giovanni – sono bombardati di calcio dalle tv tutti i giorni a tutte le ore. Rispetto a quando avevamo dieci anni noi, sono più informati, ne sanno di più, grazie alle nuove tecnologie, anche sui campionati esteri. Nonostante per noi fosse più facile. Perchè le rose delle squadre erano di quindici giocatori, tutti italiani, e i numeri sulle maglie, dove c’erano solo i colori sociali, andavano da uno a undici. Noi eravamo più timidi e rispettosi, ma ci arrampicavamo sugli alberi e correvamo nei campi. La forma fisica ci avanzava. Oggi, sedentari come sono, per i più piccoli la preparazione atletica serve a costruirla proprio la parte fisica».
Per non parlare dei materiali a loro disposizione. «Oggi delle scarpette da gioco non hanno più bisogno – dice Giovanni- gliele regalano subito in famiglia. Quelle variopinte, superleggere, di plastica colorata, che vedono portare ai campioni in televisione. E che costano centinaia di euro a paia. Io ricordo invece che da ragazzo avevo la fortuna di avere lo stesso numero del capitano storico dell’Elettrocarbonium, Emidio Micio Filipponi, e lui, quando gliene davano un paio nuove, me le affidava per farmele calzare per qualche settimana. Questo per farne ammorbidire il duro cuoio, evitando così a lui di ferirsi i piedi. Ma per me, giocare con le scarpette nuove di zecca del capitano, è stato sempre un grande onore».
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