di Andrea Ferretti
Ad Ascoli il mondo dell’arte è in lutto, ma non solo quello, per la morte di Enzo Marinelli. L’artista ascolano, famoso scultore e ceramista, era tra gli artisti più qualificati, ma anche bizzarri (nel mondo dell’arte non è certo una novità) che nel corso della sua lunga carriera si era fatto conoscere a livello non solo locale, ma nazionale e anche internazionale.
Se ne è andato oggi, a 75 anni (età che non dimostrava sicuramente) lasciando un vuoto incolmabile. Da decenni era un punto di riferimento per tutti coloro che si sono cimentati nella pittura, ma soprattutto nella realizzazione di sculture e soprattutto ceramiche: il fiore all’occhiello di Enzo.
Aveva mosso i primi passi, giovanissimo nella F.A.M.A. (Fabbrica Ascolana Maioliche Artistiche) del mitico Nello Giovanili, nella bottega-laboratorio di Rua dei Fiori, nel cuore della città. Aveva partecipato a numerosi concorsi e premi nazionali e internazionali, sempre molto apprezzato, come quando nel 1971 gli venne attribuito il prestigioso premio “Il Sole d’Oro”.
Aveva un appeal unico, e riusciva ad entrare in sintonia con chiunque incontrasse per strada, anche con chi si trovava di fronte per la prima volta. Era cresciuto nel cuore di Ascoli, nei pressi di Piazza San Tommaso, e lì aveva mosso i suoi primi passi di artista indiscusso, che negli anni lo hanno visto protagonista di numerose opere e mostre.
E’ raro trovare ad Ascoli un ristorante, una pizzeria o un pub della città dove non sia presente una sua opera. Quelle che, magicamente, realizzava nel volgere di pochi minuti “armato” di un semplice pennarello con cui riusciva a riprodurre, anche a occhi chiusi, uno scorcio di Ascoli come solo lui era in grado di fare.
Lo conoscevano tutti ed era amico di tutti. Aveva legato il suo nome e la sua arte anche al mondo dello sport. Era stato lui, per primo a realizzare il Trofeo che veniva assegnato ogni anno dalla Federciclismo nazionale alla memorial del giovane talento Fabio Casartelli, tragicamente scomparso dopo una caduta durante una corsa. Aveva anche realizzato le sculture che vennero assegnate alla prima edizione del “Premio Costantino Rozzi”.
Nel 1976 realizzò il Palio della Quintana, passato alla storia anche per il suo esagerato peso, visto che si trattava di un’opera in gesso intarsiato. Quel Palio è conservato al Sestiere di Sant’Emidio che lo vinse con il cavaliere Gianfranco Ricci.
Fu anche tra i protagonisti della kermesse artistica ideata dall’indimenticato Dante Fazzini – altro talento ascolano che non c’è più – che al Caffè Meletti ritraeva personaggi che hanno fatto la storia moderna di Ascoli.
Nel capoluogo piceno lo conoscevamo tutti, anche chi non era a conoscenza del suo passato, e del suo presente, artistico. Da una ventina di anni amava vestire con occhiali (appoggiati sull’inseparabile cappellino) che richiamavano i colori sia del vestito che delle calzature. Unico. Inimitabile. Ogni giorno un Enzo diverso. Ogni giorno un abbinamento diverso.
Addio Enzo. Mancherai a tante persone. Ai tuoi figli. Alle persone che ti hanno voluto bene. Agli ascolani. A tutti.
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