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Ombrelloni abusivi, in arrivo modifiche al piano spiaggia per consentire l’espansione degli chalet

SAN BENEDETTO - A sollecitare il Comune, dopo l'apertura dell'assessore Gabrielli, è Confesercenti, che chiede la creazione immediata di un tavolo per la redazione di una variante al regolamento
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La spiaggia di San Benedetto

 

di Giuseppe Di Marco

 

I controlli che la Capitaneria di Porto ha effettuato la scorsa settimana sugli chalet di San Benedetto hanno suscitato un’immediata reazione da parte del Comune e delle associazioni di categoria. Le parti infatti hanno stabilito di lavorare per una variante al piano spiaggia che consenta l’espansione degli chalet oltre i limiti imposti dalle attuali concessioni.

 

Nello specifico, quella promossa dall’assessore all’urbanistica Bruno Gabrielli e accolta favorevolmente da Confesercenti è una modifica al regolamento comunale risalente al 2010, che abbia per protagonisti gli stabilimenti del cosiddetto comparto I, di “recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente di proprietà dello Stato”. Si tratta, più nel dettaglio, di 16 chalet compresi tra la concessione 1 e la 29: esso include i primi stabilimenti balneari insediatisi nell’arenile e risalenti per la maggior parte agli anni ’50 e ’60.

 

Tali stabilimenti, per norma del piano spiaggia, non possono richiedere l’estensione della quota occupabile dalle strutture ombreggianti. La modifica che il Comune intende realizzare eliminerebbe proprio tale divieto, consentendo ai primi chalet di San Benedetto di posizionare ombrelloni più liberamente all’interno della propria concessione.

 

A detta della stessa categoria, i balneari incappati nelle sanzioni avrebbero posizionato ombrelloni dove non potevano, per via dell’aumento dei metri disponibili su spiaggia. Il litorale sambenedettese, in altre parole, avrebbe guadagnato metri di arenile grazie all’azione di ripascimento dei fondali e al contrasto all’erosione esercitato dal “pennello” sull’Albula. In sostanza i balneari, essendo mutata la superficie della spiaggia, avrebbero sbagliato i calcoli in base ai quali posizionare gli ombrelloni. Va però precisato che le concessioni in essere sono piuttosto chiare sulle metrature occupabili: i balneari, prima di piazzare altre file di ombrelloni, avrebbero potuto – o meglio, dovuto – informarsi su questa possibilità presso l’autorità competente.

 

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la violazione costituisce reato, e quindi illecito penale. A seguito dei verbali, dunque, la Capitaneria ha dovuto ordinare il ripristino dello stato dei luoghi e, per l’estinzione del reato, l’irrogazione di multe. A rimetterci sono soprattutto i molti turisti che avevano prenotato un posto al sole di agosto, e che ora non ne vedranno nemmeno l’ombra. Tutto però parte, è bene chiarirlo, da una serie di reati contro le norme del demanio marittimo.

 

Il pensiero, comunque, va subito al futuro: «Accogliamo con favore la proposta dell’assessore Gabrielli – fa sapere Confesercenti – e chiediamo l’immediata creazione di un tavolo di lavoro da cui sia possibile produrre una variante al piano spiaggia, in modo da consentire agli stabilimenti del “comparto I” di espandersi».

 

Dalla categoria peraltro giungono ulteriori pressioni per modificare quella parte del piano spiaggia che fissa la larghezza delle pedane a 1,2 metri. Tale misura fu decisa, nel 2010, per migliorare l’accesso in spiaggia ai disabili. I balneari, però, chiedono che tale larghezza sia riportata al regime minimo previsto dalla legge, ossia 90 centimetri. In barba all’accoglienza inclusiva.

 

Sul punto, però, il Comune sembra inamovibile: «Sull’accessibilità non sono disposto a mercanteggiare – afferma l’assessore Gabrielli – se i balneari vogliono tornare a 90 centimetri, allora dovranno anche mettersi in regola con le altre disposizioni di legge, che prevedono la realizzazione, per ogni 10 metri di pedana, di una stazione intermedia. Non è un argomento sul quale siamo disposti a concedere deroghe».


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