di Nunzia Eleuteri
In vista delle prossime elezioni politiche, sta diventando sempre più certa l’ipotesi di vedere in alcuni collegi uninominali “sicuri” delle Marche gli attuali commissari regionali di Forza Italia, Lega e PD: rispettivamente il senatore laziale Francesco Battistoni (commissario regionale di Forza Italia da dicembre 2019), il deputato umbro Riccardo Augusto Marchetti, (commissario regionale della Lega da maggio 2020), il deputato pugliese Alberto Losacco (commissario regionale del PD dal marzo 2022).
Diventano sempre più forti le proteste che raccolgo ogni giorno: dai cittadini meno “appassionati” fino ai tesserati dei partiti stessi che non riescono a farsi ascoltare dai loro dirigenti. Mi faccio così portavoce di un malumore generale sperando che il buonsenso prevalga una volta tanto.
Per combattere la cattiva abitudine romana di “calare” dall’alto le scelte senza condividerle con le basi dei partiti, chiedo con tutta la gentilezza possibile, ai commissari regionali sopra citati di fare un passo indietro e dare spazio a candidature autoctone. Scelta che sarebbe dimostrazione di uno spessore politico che è ormai merce rara. E scelta che sarebbe anche rispetto degli elettori e dei principi di quella democrazia che vede nella designazione dei collegi il principio della rappresentatività.
Sarebbe peraltro fuori luogo, quanto inopportuno e contrario ad ogni principio politico che i segretari di partito (che dovrebbero avere il ruolo di dettare le linee guida, di rappresentare i tesserati, di fare da trait d’union tra il partito e gli eletti nonché garanti e controllori del rispetto dei programmi elettorali) si autoscegliessero come candidati ideali dando spazio ad un’autoreferenzialità che, di certo, non ha nulla a che vedere con il merito. E che comporterebbe inoltre sovrapposizione del “controllato” e del “controllore”.
La politica attuale purtroppo ha avocato a sé il diritto di autoscegliersi e autopromuoversi. E se i segretari regionali sono liberi di scegliere se stessi, diventa lampante il motivo per cui i commissari dei partiti marchigiani non abbiano avuto l’interesse a portare avanti l’unica missione spettante loro per il ruolo pro tempore assegnato: accompagnare, nel più breve tempo possibile, i tesserati ad un congresso per la scelta dei direttivi e delle segreterie locali. Ma così non è stato. Ed ecco che non c’è niente di più definitivo del transitorio.
A questo punto però ne va la dignità di un’intera regione come dei commissari sopra citati ai quali non ci resta che rivolgere una vera e propria supplica: fate un passo indietro, fate prevalere il buonsenso restituendo rappresentatività ai vari territori con candidati che siano espressione stessa dei tesserati dei partiti e dei singoli collegi. Solo così, restituendoci la dignità, la restituirete anche a voi stessi dimostrando che la politica è un’arte per il bene di tutti e non arido individualismo.
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