di Nunzia Eleuteri
È pur vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire ma chi è ospite in una casa, con un minimo di perspicacia, riesce a capire quando sia arrivato il momento di lasciarla perché arreca disturbo.
Da più parti è arrivato l’invito marchigiano ai vari candidati “stranieri” ad uscire di scena. Non lo ha fatto il commissario del PD locale, l’on.Losacco, ahimè, creando grossi mal di pancia al Pd che continua ad essere però così spaccato a livello regionale da lasciare ampi spazi a qualsiasi soluzione esterna. Peccato perché il Pd delle Marche avrebbe tanti nomi qualificati da proporre. E sarebbe bastato utilizzare il cavallo di battaglia di questo partito democratico: quelle primarie che ultimamente, in diversi ambiti, non sono state nemmeno prese in considerazione. Restiamo con la speranza che in questi ultimi giorni il partito possa ritornare sui propri passi e rivedere la candidatura di Losacco. Letta avrebbe dovuto risolvere le annose questioni marchigiane ed invece c’è ancora un commissario regionale esterno (guarda caso, lo stesso Losacco). E siamo addirittura al paradosso di avere un pugliese candidato nelle Marche ed un marchigiano (Francesco Verducci) in Piemonte.
Siamo un Paese normale?
Ma le scelte del Pd quantomeno non coinvolgono altri partiti. I “panni sporchi” se li lavano in casa (usando troppo spesso anche la candeggina, in modo improprio).
Diversa è la situazione per la destra che la casa la deve dividere tra più inquilini che si vedono letteralmente depredati da un senatore laziale, commissario regionale di Forza Italia dal 2019, completamente indifferente al fatto di non essere gradito. Non avrà letto gli accorati appelli giunti da più parti? E allora riportiamone alcuni:
Confartigianato Marche (leggi articolo), l’Ordine degli ingegneri delle Marche (leggi articolo), l’Ance associazione dei costruttori edili delle Marche (leggi articolo) e la sottoscritta che si sta facendo portavoce di un malessere generale che parte persino dagli iscritti ai partiti di centro destra (anche di Forza Italia) fino agli elettori che non hanno più nemmeno voglia di esercitare il voto disgustati da questa romana modalità di scelta dei candidati.
Ma allora, dico io, il senatore Battistoni non si sente offeso da questo stato di cose?
Forse il suo collegio naturale di Viterbo lo accoglierebbe a braccia aperte non come le Marche dove ha dovuto imporre la sua candidatura a scapito di altri, destabilizzando persino i partiti alleati, quali Lega e Fratelli d’Italia. I militanti e simpatizzanti di questa area potrebbero tranquillamente non votare la coalizione qualora il nuovo centro Calenda-Renzi dovesse proporre qualcuno più rappresentativo di un laziale. E così il collegio “sicuro” di Ascoli-Fermo potrebbe riservare qualche sorpresa.
Sarebbe una forte risposta agli accorati appelli non ascoltati. È un rischio che il senatore viterbese non dovrebbe sottovalutare.
Forza Italia dovrebbe avere almeno la correttezza verso gli elettori di destra di proporre un candidato marchigiano o di lasciare il posto alla Lega o a Fratelli d’Italia. E soprattutto cominci a fare politica partendo da un congresso perché non si può avere un commissario esterno regionale da dicembre 2019. Raccomandazione che va rivolta anche alla Lega come al PD: si facciano i congressi regionali e si dia la guida dei partiti agli esponenti di questa regione. Restiamo inoltre in attesa di sapere se il commissario della Lega Marche, Riccardo Augusto Marchetti, onorevole umbro, avrà il buon cuore di non occupare spazi che andrebbero ai candidati locali.
L’Italia è un Paese che legifera su tutto eppure nessuno mette mano ad una regolamentazione del funzionamento dei partiti. Non resta quindi che affidarsi all’etica e al buonsenso di chi si trova nelle posizioni dirigenziali. A loro, di nuovo un appello: ridate voce, potere e rappresentanza ai territori!
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