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Fabrizio Curcio non dimentica ed ogni anno torna nei luoghi del sisma  

ACQUASANTA - Il capo del Dipartimento di Protezione Civile non manca mai l'appuntamento. Il sindaco Stangoni: «Le sue sono visite informali. Dall'emergenza di 6 anni fa, è nata un'amicizia»
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Il sindaco di Acquasanta Sante Stangoni con Fabrizio Curcio, capo Dipartimento di Protezione Civile

 

 

di Maria Nerina Galiè

Sante Stangoni e Fabrizio Curcio, insieme ad Acquasanta come ogni 24 agosto: sullo sfondo i cantieri della ricostruzione.

L’emblematica foto è di ieri, 24 agosto, quando il capo del Dipartimento di Protezione Civile, accompagnato dalla sua vice Titti Postiglione, è tornato sui luoghi del sisma.

 

«E’ qui ad ogni anniversario del terremoto del 2016 – spiega il sindaco Stangoni – e lo fa per una visita del tutto informale. Ieri c’era anche la sua vice, Titti Postiglione.

Insieme, 6 anni fa e per i due anni successivi, abbiamo affrontato l’emergenza senza pari che si è abbattuta sulle nostre terre. Ne è nata un’amicizia ed il capo del Dipartimento è rimasto sinceramente legato a questi luoghi. E fa piacere che una figura istituzionale, e di tale livello, ogni anno, torna qui, anche solo per salutarci, per ricordare insieme». 

 

Sono passati sei anni, da allora. Le case distrutte hanno lasciato posto a gru e impalcature, segno che qualcosa di muove verso il ritorno alla normalità, che però sembra ancora lontana.

 

Anche Acquasanta ha pagato a caro prezzo le conseguenze dei devastanti eventi di agosto e del 30 ottobre anche se, per fortuna, solo in termini di danni materiali. Ma agli edifici terremotati si affianca sempre il dramma di chi, seppure consapevole di essere stato “fortunato” perché vivo, ha perso tutto, ha dovuto lasciare la casa e spesso il suo paese, la sua vita insomma.

 

Sindaco, un ricordo di quella notte di sei anni fa?

«Che non vorrei riviverla intanto. Ho nitido il ricordo, nella confusione, di essermi attaccato al telefono, per chiamare le persone, ma non riuscivo perché le linee erano fuori uso. Sono stato colto, lì per lì, dalla disperazione nel pensare che qualcuno potesse essere sotto le macerie.

Non sapevo cosa fare, dove cercare.

A poco a poco ha prevalso la razionalità e fin da subito mi sono dato da fare. Ad Acquasanta siamo stati fortunati. Sì, posso dirlo, se guardo a cosa è accaduto non lontano da noi quella terribile notte. Arquata, Amatrice, Accumoli: 300 morti. Come non pensare di essere stati fortunati?»


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