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Le vie dei pellegrini: vivere il territorio con il turismo religioso, il caso dei “Cammini francescani”

Il CAMMINO di Santiago è il più conosciuto, ma in Europa e in Italia ce ne sono anche più importanti, soprattutto per le popolazioni locali che non avevano la possibilità di effettuare pellegrinaggi di lunga durata. I luoghi del Santo di Assisi
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Il monumento allo scarpone del camminatore, a Finisterre in Galizia (ultima tappa del Cammino): dopo c’è l’Oceano

 

di Gabriele Vecchioni

 

Nell’antichità classica, con lo sviluppo della nuova religione cristiana, nacquero diversi luoghi sacri che, spesso, “sostituirono” quelli dedicati agli dèi primitivi. Lungo il percorso delle vie consolari (le più comode da percorrere) comparvero numerosi luoghi sacralizzati dalle inventiones (il ritrovamento di reliquie) o dalle revelationes (le apparizioni); spesso, solo il toponimo ricordava l’evento miracoloso. Furono costruiti monumenti, edicole e chiese che diventarono tappe di percorsi nuovi, le “vie dei pellegrinaggi” seguite da chi voleva omaggiare la divinità con la sua presenza.

 

La vetrata della cappella di San Giacomo a Monteprandone richiama le parole del francescano Cantico delle Creature (foto G.Vecchioni)

Cronache Picene ha dedicato all’argomento un articolo (leggi qui) focalizzato sulla consolare Salaria, la strada che univa i due mari Tirreno e Adriatico, via elettiva di penetrazione del nuovo messaggio nelle aree interne ancora non evangelizzate.

 

Il limitato spazio a disposizione non permette di dilungarsi sul significato profondo del pellegrinaggio. L’etimologia della parola (da per ager, per il campo) indica un fruitore non-locale, lo straniero che raggiungeva i luoghi sacri soprattutto a piedi; ricordiamo solo che «Il viaggio dei pellegrini va considerato, oltre che per la componente “fisica”, costituita dagli itinerari, dagli hospitales e dalla fatica stessa (che permetteva però di emendare le colpe), anche per quella “metafisica”, legata alla ricerca del sacro».

 

Prima di occuparci dei Cammini francescani e di quello della Marca in particolare, vediamo brevemente i percorsi principali, che prendevano la denominazione dalla meta da raggiungere. Il pellegrinaggio verso la Terra Santa era quello dei “palmieri” che riportavano il testimonium della palma (alcuni cognomi nati nel Medioevo derivano proprio da questa caratteristica); il pellegrinaggio a Roma era compiuto dai “romei” che seguivano la cosiddetta Via Romea per arrivare ad limina Petri (la soglia di Pietro), riconoscibili dalla chiave appesa al bordone (il bastone). Raggiungevano Roma dall’Europa del Nord (dalla località inglese Canterbury, a 2 000 km di distanza!) le Vie Francigene (così chiamate perché questi percorsi venivano identificati come provenienti dalle terre dei Franchi, l’area dell’Europa centro-settentrionale); si “entrava” in Italia dal passo alpino del Gran San Bernardo. La Via Micaelica era quella che univa i luoghi dedicati all’Arcangelo Michele, un itinerario che partiva dalle isole britanniche e arrivava in Terra Santa; nell’Italia meridionale diventava la Via Sacra Langobardorum e raggiungeva il santuario di Monte Sant’Angelo, sul Gargàno. Nelle Marche giungevano le Vie Lauretane, che portavano alla casa della Madonna, conservata nel santuario di Loreto, vicino ad Ancona. Da Norcia, in Umbria, parte il Cammino di San Benedetto (la Via Benedicti) che in 300 km porta a Cassino, sede dell’omonima, grande abbazia fondata dal Santo.

 

La concha de vieira (la capasanta), il simbolo del Cammino di Santiago che si raccoglie sulle spiagge dell’Oceano Atlantico

COS’E’ UN CAMMINO

 

Finora abbiamo scritto di pellegrinaggi, vie, cammini: è bene fare chiarezza. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (Mibact) ha definito (2015) i “cammini” come «una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché una occasione di valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e dei territori interessati». Sono cioè «percorsi a tema di interesse storico, culturale, artistico, religioso o sociale»: in altre parole, i Cammini sono gli itinerari della lentezza, da percorrere per scoprirne la bellezza costituita da natura, storia (e arte) e spiritualità.

 

La Sacra di San Michele in Piemonte (Val di Susa), tappa intermedia del Cammino dell’Angelo (San Michele)

Un cammino è un itinerario di facile percorribilità, identificato da un preciso motivo d’interesse (storico, culturale, artistico, religioso, naturalistico); è un itinerario ben segnato ed è facilmente reperibile, in fase di pianificazione del viaggio, ogni tipo di informazione utile a percorrerlo. Ha una durata di diversi giorni, si svolge a tappe prefissate (di circa 15-20 km) e prevede condizioni si ospitalità semplificata, tipo ostello.

 

Infine, il viandante che percorre un cammino ha diritto ad avere la credenziale (un documento di viaggio da far timbrare nei vari punti tappa) e un attestato di percorrenza.

 

Santa Maria Maggiore e la Tomba del re longobardo Ròtari, ultima tappa del cammino micaelico in terra italiana

Qualche parola in più sul Cammino religioso più famoso, il Cammino di Santiago, il lungo itinerario che circa 300.000 persone (un numero forse da aggiornare dopo questi ultimi due anni di emergenza sanitaria) intraprendono ogni anno per raggiungere, attraversando territori della Francia meridionale e della Spagna settentrionale, il santuario di Santiago de Compostela, dove sono conservate le reliquie dell’apostolo Giacomo il Maggiore.

 

Il Cammino di Santiago nasce nel sec. XI per opera del monaco-eremita Pelagio che ebbe in sogno la rivelazione che il corpo dell’apostolo Giacomo, decapitato in Palestina ma trasportato in Spagna dai discepoli su una barca di pietra guidata da angeli, era sepolto in un campo dove diversi testimoni affermavano di aver visto cadere delle stelle (era il Campus stellae, da cui Compostela); uno dei corpi ritrovati in loco aveva la testa mozzata e fu ritenuto quello dell’apostolo. Il Camino (in particolare il camino francés, lungo 800 km circa) è l’archetipo dei Cammini religiosi (e culturali) moderni e da circa trent’anni è considerato Patrimonio Unesco dell’Umanità (Patrimonio culturale europeo).

 

La Basilica di Loreto (Ancona)

Ascoli Piceno ha, in comune con la Santiago galiziana, una chiesa dedicata all’apostolo San Giacomo Maggiore; inoltre, presso la chiesa sconsacrata di Sant’Ilario, di fronte allo splendido tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, c’è la sede della confraternita che cura l’aspetto documentario di chi vuole intraprendere questo percorso: è qui infatti che viene accertata la partecipazione a questo evento spirituale ed escursionistico al tempo stesso, con il rilascio da parte della confraternita, nel corso di una suggestiva cerimonia, della credenziale (la Compostela o Charta peregrini). In realtà, la carta del pellegrino “vale” per tutti i pellegrini che vogliono seguire un itinerario cristiano, come, per esempio, la Via Francigena. Andrea Antonini, priore della confraternita per Marche e Abruzzo, informa che il 90% dei partecipanti al rito partecipa al Cammino di San Giacomo (il 2021 è stato un Anno Santo Giacobeo o Compostelano), l’8-9% al Cammino francescano della Marca, l’1% percorre la Via Francigena. Inoltre, presso la sede di Sant’Ilario, dal 2012 è attivo un ostello dei pellegrini, realizzato con fondi regionali.

 

La Basilica di Loreto

Il Cammino di Santiago è il più conosciuto ma in Europa e in Italia ci sono cammini religiosi (alcuni dei quali già descritti) anche più importanti, soprattutto per le popolazioni locali che non avevano la possibilità di effettuare pellegrinaggi di lunga durata temporale.

 

Ci occuperemo dei luoghi del Santo di Assisi: i cosiddetti Cammini francescani. A San Francesco, il santo patrono d’Italia e figura di spicco nel panorama religioso – non solo nazionale – sono dedicati conventi, chiese, associazioni e, da qualche tempo, anche itinerari e percorsi di pellegrinaggio. Il Santo assisiate era noto per la sua caratteristica di “camminatore”; ancora oggi si usa l’espressione “Andare col cavallo di San Francesco” per indicare l’azione di andare a piedi aiutandosi con un bastone (il “cavallo”, appunto). D’altra parte, camminare è sempre stata una delle attività predilette dell’Ordine: quella di usare un ausilio – in questo caso, una canna, oggi esposta nel Museo di Monteprandone – era il connotato di un altro santo francescano, San Giacomo della Marca. Un altro religioso francescano, questa volta un Beato, al secolo Corrado Miliani (leggi qui), il corpo del quale è oggi conservato in una teca nella chiesa di San Francesco a Piazza del Popolo, è noto per aver percorso (a piedi!) l’intero tragitto da Parigi ad Ascoli.

 

San Francesco predica agli uccelli. Uno dei più antichi affreschi dell’episodio è conservato nella chiesa ascolana di San Gregorio Magno, nella piazzetta omonima (foto G.Vecchioni)

Le località che hanno visto la presenza di San Francesco sono assai conosciute; molte sono situate nella Valle di Rieti, denominata “Valle Santa” proprio per la frequenza degli episodi che hanno visto protagonista la sua figura. La Valle era proprietà dei monaci benedettini di Farfa; furono loro ad “aiutare” Francesco nei primi passi della sua nuova vita, donandogli la struttura di Poggio Bustone, dove fondò la prima comunità monastica.  Nella stessa valle troviamo Greccio, dove Francesco “inventò” (nel 1223) la prima rappresentazione della nascita di Gesù Cristo (il Presepio); nelle immediate vicinanze della città  reatina ci sono Fontecolombo (dove il futuro Santo scrisse la Regola) e La Foresta, luogo di ritiro del frate dove, già gravemente malato, avrebbe scritto il Cantico delle creature. In Toscana c’è La Verna, una località dell’Aretino donata dal Conte Catani e dove Francesco ricevette le stimmate (preannunciategli da un angelo).

 

In Umbria, oltre ad Assisi, sua città natale, troviamo Gubbio (dove è ambientato l’episodio del lupo ammansito) e l’Eremo delle Carceri, sul Monte Subasio. Anche quest’ultima costruzione era benedettina ma furono proprio i monaci a donarlo a Francesco, perché potesse “carcerarsi” e meditare con i suoi seguaci; qui sarebbe avvenuta la predica agli uccelli. Di questo avvenimento c’è traccia anche nella città picena; su un pilastro della chiesa di San Gregorio Magno, vicino a Piazza Arringo, c’è uno dei più antichi affreschi (1290) relativi all’episodio: il Santo parla agli uccelli che lo ascoltano; ai suoi piedi, la minuscola figura inginocchiata del committente.

 

I temi del Cammino francescano saranno approfonditi in un prossimo pezzo, dove saranno analizzate le caratteristiche del cosiddetto Cammino francescano della Marca.

 

La seicentesca statua in legno di fico di San Rocco, santo pellegrino, nella parrocchiale di Spinetoli. Il personaggio è effigiato con un abbigliamento tipico: il sanrocchino – una corta mantellina di tela, sorta di impermeabile ante litteram – e con la conchiglia che identificava i pellegrini (foto G.Vecchioni)

 

Il sarcofago che contiene i resti mortali del Beato Corrado Miliani, nella chiesa di San Francesco, a Piazza del Popolo (foto G.Vecchioni)

 

Museo di Monteprandone: il saio, la bisaccia e la canna di San Giacomo (foto G.Vecchioni)


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