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Caro bollette, Mirko Petracci: «No all’aumento dei prezzi, qualità e ricerca per combattere la crisi»

ASCOLI - Uno dei punti di riferimento a livello nazionale per quanto riguarda la gastronomia, la pizza in particolare, ha le idee chiare: «La prima impennata dei costi la registrammo lo scorso anno, con tariffe più che raddoppiate. Una margherita costa il 20% in più per il pomodoro ed il 50% in più per farina e mozzarella. Non aumentiamo il prezzo del menù se prima non aumentano gli stipendi medi. Andiamo incontro ad anni difficili»
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di Luca Capponi 

 

«L’effetto che sta avendo il caro bollette ha portato un surplus sulle nostre spese attualmente stimabile attorno al 25-30% per la “Scaletta” e del quasi il 100% da “So’Quadro”. Aumento dei prezzi? Solo in previsione di un contemporaneo aumento degli stipendi medi e di una rimodulazione dell’offerta che punti su evoluzione e qualità».

Mirko Petracci alla “Scaletta”

A parlare è Mirko Petracci, deus ex machina di due realtà molto note a livello cittadino, tutte nell’ambito della gastronomia, pizza in particolare: la storica “Scaletta” di via Napoli, gestita coi fratelli Romolo e Piero, ed il neonato “So’Quadro”, in centro storico, aperto da poco meno di un anno.

Tradizione e innovazione, dunque. Ed un nemico comune da fronteggiare, in vista di un autunno/inverno che si preannuncia duro per chi gestisce attività commerciali e di ristorazione.

«La prima impennata delle bollette l’abbiamo registrata lo scorso anno, tra ottobre e dicembre, quando passammo dai 1.500 euro ai 3.700 mensili -ricorda-. Alla “Scaletta”, in particolare, decidemmo dunque di cambiare operatore e piano tariffario, e per fortuna siamo riusciti a contenere i costi passando dai 1.500 euro a cui eravamo tornati intorno a marzo agli attuali 1.900 euro al mese, quindi un 25-30% in più».

Per fare qualche esempio relativo, invece, agli aumenti del costo dei prodotti, Petracci prende come riferimento la pizza più famosa e amata di tutte, la margherita.

«Se consideriamo gli ingredienti base, il pomodoro ha subito un aumento del 20%, mentre farina e mozzarella viaggiano intorno al 50% in più -spiega-. Questi ultimi due sono prodotti soggetti a grandi dispendi di energie, e che hanno subito anche il rialzo delle materie prime come latte e grano. Al momento riusciamo a far quadrare comunque i conti; il problema si presenterà nei prossimi mesi, quando tendenzialmente le famiglie usciranno meno e spenderanno meno».

«A fronte di un’affluenza minore sarà difficile far tornare i conti -aggiunge Petracci-. Credo che sarà dunque inevitabile iniziare una riflessione su un possibile rialzo dei prezzi di pizze e bibite. Se dovesse accadere, la volontà è di farlo con buonsenso: se non aumentano gli stipendi medi in generale, l’economia difficilmente riuscirà a tenersi in piedi per noi piccoli commercianti. Quindi se ci sarà aumento dei prezzi sarà in previsione di un aumento degli stipendi. Ad ogni modo sono convinto che al tempo stesso dovremo sviluppare ed evolvere la qualità del prodotto e del servizio. Non aumenterò mai i prezzi solo a causa dell’aumento del costo di prodotti ed energia, se ci sarà sarà dovuto soprattutto alla rimodulazione della nostra offerta».

«Siamo davanti a dinamiche troppo spesso legate ai grandi mercati ed alle speculazioni a causa della guerra del Covid -è la conclusione-. Quello di cui sono purtroppo sicuro è che andiamo incontro ad anni duri e difficili, dove dovremo modificare i nostri stili vita e di consumo. Resto però dell’idea che investire su qualità, ricerca e novità per andare incontro alle nuove esigenze della clientela possa essere la strada giusta. Vedremo se e quanto sarà possibile farlo».

 


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