di Giuseppe Di Marco
In un anno si è vista aumentare la bolletta della luce da 2.364,12 a 6.252,91 euro e ora pensa di chiudere il suo negozio a Porto d’Ascoli. E’ successo a Luana Ferrari, titolare di Fish&Co. – Il mercato dei surgelato, esercizio che si trova sulla Statale Adriatica e che come molti altri soffre per il tremendo rincaro dei costi delle utenze.
«Sono passata da circa 2.300 dell’agosto 2021 a 6.200 euro di un mese fa – dichiara l’imprenditrice – e se non avessi risparmiato avrei avuto una bolletta compresa fra 7.800 e 8.000 euro. La situazione è insostenibile e nel frattempo leggo che Eni capitalizza il 700% di utile. Un utile che però non viene riversato nell’economia reale sotto forma di sostegni. Adesso basta: dobbiamo manifestare contro quello che ci sta succedendo, l’alternativa è subire passivamente le scelte politiche nazionali, arrendersi e chiudere i battenti».
La situazione si fa complicata, anche perché i tempi duri, per molti, sono cominciati ben prima della guerra in Ucraina e dell’attuale congiuntura internazionale. La sensazione è che l’ossigeno manchi dai tempi della pandemia, ma ovviamente il contesto, a questo punto, è impossibile da gestire.
«L’unica alternativa alla chiusura è manifestare – prosegue Luana – in qualche maniera dobbiamo farci sentire, magari bloccando la A14: in quel caso sono sicura che presterebbero attenzione alle nostre proteste. Il problema è che non sentiamo la vicinanza delle istituzioni. A Porto d’Ascoli vengono aperti nuovi supermercati e il sindaco afferma che daranno tanti posti di lavoro in più. I problemi invece aumenteranno, perché molti negozi perderanno clientela proprio per queste nuove aperture». Il riferimento è ovviamente all’Eurospin aperto all’incrocio fra Via Piave e Via Val Tiberina, alla cui inaugurazione ha partecipato anche il sindaco Antonio Spazzafumo.
I dubbi, oramai, riguardano il futuro del tessuto sociale di Porto d’Ascoli. Secondo Davide Portelli, presidente dell’associazione di commercianti PdA Shopping Center, in zona avrebbero chiuso 46 attività a causa della crisi provocata prima dall’emergenza sanitaria e poi dal conflitto ad est.
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