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Grande festa dello sport a Monticelli per l’inaugurazione del rinnovato campo di calcio

ASCOLI - Fra le autorità intervenute il sindaco Fioravanti e l’assessore Stallone che hanno militato entrambi nel "Monticelli Calcio". A Enrico Romandini intitolata la tribuna. Le parole del Vescovo Gianpiero Palmieri. Le dimenticanze eccellenti e le sorti ancora incerte nel nuovo velodromo per i pistard ascolani
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di Walter Luzi

 

Festa dello sport a Monticelli, il quartiere più popoloso di Ascoli. Si inaugura, finalmente, il locale campo sportivo tornato agibile dopo gli interminabili lavori di ristrutturazione.

 

Nato infatti come velodromo ciclistico nel 1983, intitolato alla memoria del parroco più amato da queste parti, don Mauro Bartolini scomparso, appena trentanovenne, ventiquattro anni fa, il campo viene consacrato definitivamente al calcio dopo un bel restyling.

 

Tantissimi gli ex giocatori, in scarpini e calzoncini, della piccola società dilettantistica, che seppe arrivare dalla terza categoria fino in serie D, a ritrovarsi sull’erba sintetica nuova di zecca, nel giorno di un amarcord commuovente per tutti. Soprattutto per la famiglia di Enrico Romandini che del Monticelli Calcio ha saputo essere anima e faro fino all’ultimo, e che la società ha voluto degnamente ricordare.

 

 

Parata di amministratori locali, tradizionalmente affollata quando c’è un nastro da tagliare, onorata della presenza, e dal messaggio illuminato, del vescovo Gianpiero Palmieri. Vecchie glorie e operatori sanitari in campo poi per celebrare l’evento in allegria. Commozione palpabile per alcuni, ricordando quelli che non ci sono più. Applausi scroscianti per tutti.

 

E’ una vera festa dello sport per il quartiere, da godersi appieno. Una di quelle festose circostanze in cui, è comprensibile, può essere difficile stare a ricordarsi proprio di tutti. Ma non avere avuto neppure un pensiero per le figure di due grandi padri fondatori del calibro di don Piero Coccia e Giuseppe Mascetti, è stata una dimenticanza grossa. Come le apprensioni per le sorti del glorioso ciclismo su pista ascolano, ancora in attesa di un nuovo impianto. Sessantotto titoli italiani non sono bastati ad evitare lo sfratto, per fare largo al calcio.

 

I saluti delle autorità (continua a leggere dopo la foto)

 

 

Una giornata storica, dopo lunga attesa, per il quartiere, la definisce, microfono in mano, l’assessore allo sport Nico Stallone, già ex mister sulla panchina del Monticelli, e perfettamente a suo agio nella veste di cerimoniere. Il sindaco Marco Fioravanti, emozionato anche lui da buon ex tesserato del club, gli fa eco «nella giornata che inaugura un impianto importante, destinato a diventare la casa, dopo lo stadio “Del Duca”, di tutto il quartiere e di tutti gli ascolani».

 

C’è anche il neo senatore Guido Castelli, l’ex sindaco sotto la cui giunta il progetto aveva preso il via.

 

Il vescovo Gianpiero Palmieri nel suo breve saluto esalta lo spirito di squadra, fondamento di ogni comunità. Augura ai tanti giovanissimi presenti, che indossano tutti la divisa sociale, con il vigore del corpo, anche la serenità del cuore. Propone una lettera di San Paolo ai Corinti che, parlando degli atleti dell’epoca, anticipava decisamente i tempi, e il tema. Quello, cioè, di non mirare a una corona di alloro corruttibile, frutto del successo passeggero. Ma a una corona triumphalis nella vita, eterna nella civiltà dell’amore. Quelle conquistate, nelle loro vite, da don Mauro Bartolini, e da Enrico Romandini.

 

La tribuna intitolata a Enrico Romandini (continua a leggere dopo la foto)

 

E’ una giornata emozionante anche per la moglie Adalgisa Pomili, e le tre figlie, Francesca, Romana ed Erika, di Enrico Romandini. Si sono commosse quando il sindaco Fioravanti ha scoperto la targa che gli intitola la tribuna. Un riconoscimento più che meritato per l’uomo che più di ogni altro, forse, ha fatto per lo sport nel suo quartiere.

 

Classe 1928, attivissimo da sempre anche nelle varie iniziative della futura parrocchia, Romandini inizia a raccogliere ragazzi intorno al calcio quando neanche si intravvede l’idea di una società sportiva organizzata. Siamo a metà degli anni Settanta. E’ già iniziato il sacco edilizio di una aperta campagna che, cementificata a dismisura, si sta trasformando, caoticamente, nel quartiere più popoloso di Ascoli. Una città nella città. Immersa in un mare di problemi di ogni tipo. Ma l’aggregazione giovanile non è l’ultimo per Romandini, impiegato alla Ceat, che, una volta in pensione si dedicherà a tempo pieno alla sua missione.

 

(Continua a leggere dopo la foto)

 

 

Insieme a Giuseppe Mascetti, Enrico Romandini è infatti il primo a raccogliere l’appello del primo, giovane parroco di Monticelli, don Piero Coccia. Tre persone straordinarie, che daranno presto vita al C.S. Monticelli. Don Piero, vuole aggregare e dare una identificazione ai giovani neo residenti nel quartiere. Romandini li va a cercare nelle scuole, e negli androni dei palazzoni. Li raccoglie su un primo campetto improvvisato, adibisce persino il proprio garage a spogliatoio per i ragazzi. Il primo fulcro di una comunità nata dal basso. Rifiuterà sempre la presidenza, dopo la prima, storica, di Giuseppe Mascetti. E ogni altra carica ufficiale. Accompagnatore, autista, guardalinee, segretario, factotum. Cerca sponsor e nuovi collaboratori nel settore, prepara il bottiglione del thè e fa lavare magliette e calzettoni alla moglie, in casa sua. All’inizio le sua squadre perdono di goleada, ma non importa.

 

Poi arriveranno anche le promozioni, ma per lui conteranno solo i Premi Disciplina, assegnati alle squadre più corrette. Come Padalino e Arragoni, due nomi fra i tanti, si distinguerà per l’impegno e l’attaccamento dimostrato ai suoi ragazzi. Che non lo hanno mai dimenticato. Né lo dimenticheranno mai. Soprattutto dopo che la prima ondata di Covid, nell’aprile del 2020, se lo è portato via, a novantadue anni.

 

La grande festa e le dimenticanze eccellenti

 

Tutti in campo nel giorno di festa. Ex giocatori ed accompagnatori con pancetta prominente, e amministratori locali. Medici degli ospedali di Ascoli e San Benedetto e professionisti. Tutti legati al Monticelli Calcio. Tutti con la voglia di festeggiare questo giorno a rischio della inevitabile tappa pomeridiana in farmacia. Tutti che questo club hanno visto nascere, o ne hanno accompagnato la vita e l’attività nell’ultimo quarantennio. Tutti a ricordare giorni lontani. Migliori. E giornate memorabili. Una su tutte. Evocata, con una punta di commozione, dallo stesso mister di allora, Nico Stallone.

 

Quella domenica quattro ottobre 2015, che resterà scolpita a lettere d’oro nella memoria collettiva di Monticelli calcistica, e non solo. Il giorno della vittoria allo stadio Riviera delle Palme sulla Sambenedettese nel campionato di esordio in serie D. Un 5-4 indelebile, come la partita del secolo, il 4-3 dell’Italia sulla Germania all’Azteca del 1970. Giocatori e tifosi, della città intera stavolta, in delirio, mentre don Giampiero Cinelli scioglieva a festa le campane della chiesa dopo il fischio finale. Giorni indimenticabili.

 

Come i primi padri fondatori del moderno Monticelli Calcio. Don Piero Coccia e Pippo Mascetti. I più giovani, forse, non sanno neanche chi sono. Ma proprio per questo va spiegato loro chi sono stati. E cosa hanno rappresentato per la collettività, e per lo sport locali. Giuseppe Mascetti ci ha lasciati undici anni fa, dopo altrettanti di una lunga e progressivamente invalidante malattia, che non ne hanno minimamente offuscato la leggenda. Don Piero Coccia, ex arcivescovo metropolita di Pesaro, ci risulta fosse addirittura presente in città in questo week-end. Avrebbe fatto piacere a tutti, in questo giorno di festa e di ricordo, applaudire anche loro. Perché, come Enrico Romandini, sono rimasti nel cuore della gente di Monticelli.

 

Il futuro del ciclismo ascolano

 

Nel giorno di gran festa a Monticelli, c’è qualcuno che ha meno motivi per gioire. Il Team Ceci Dream Bike è nato nel 1976. Quasi mezzo secolo fa. Grazie alla passione infinita per il ciclismo di Alfonso Ceci. Il figlio Vincenzo è stato olimpionico a Los Angeles 1984. I suoi nipoti, Davide, e, soprattutto, Francesco, sono stati, in due, quarantaquattro volte, campioni italiani su pista. Il club conta un centinaio di praticanti agonisti e sessantotto titoli italiani nel suo invidiabile palmares. Velocità, keirin e chilometro da fermo le specialità praticate.

Tutti successi costruiti, dal 1983 in poi, nei lunghi allenamenti al velodromo “Bartolini” di Monticelli. L’unico delle Marche. Punto di riferimento per queste discipline, perché in tutto il centro Italia Adriatico ne esiste solo un altro, a Lanciano, con i medesimi problemi di sopravvivenza. Ora si aspetta ancora che partano i lavori per la realizzazione del faraonico progetto previsto in zona Campolungo con i cospicui fondi, già stanziati, per lo sport e le periferie. Ma il taglio del nastro, qui, nella città europea dello sport 2014, appare, purtroppo, ancora lontanissimo.

 

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