«Per la prima volta, con il nuovo anno scolastico, tutti gli Istituti storici marchigiani della Resistenza e dell’Età Contemporanea saranno privati dei docenti che tradizionalmente venivano assegnati dall’Ufficio Scolastico Regionale, su indicazione degli istituti stessi».
A lanciare l’allarme, gli Istituti di Ascoli (Istituto per la storia del movimento di liberazione, presieduto da Maria Paola Alviti), e Macerata che spiegano: «Si tratta di figure numericamente esigue (inizialmente 5, poi progressivamente ridotte), ma di fondamentale importanza, in quanto referenti della didattica e anello di congiunzione con le scuole e il territorio delle rispettive province».
I referenti parlano di difficoltà di rapporti con l’Usr Marche che «si erano acuite già da qualche anno, ma nonostante i crescenti problemi – peraltro assenti nelle altre regioni- alcuni istituti storici avevano potuto avvalersi dei docenti che, dopo aver superato la selezione per i progetti nazionali, venivano di fatto utilizzati negli istituti stessi.
Da quest’anno, nel bando che disciplina la selezione del personale per i progetti sopra citati, è stato azzerato da parte dell’Usr Marche qualsiasi riferimento all’insegnamento della storia e agli Istituti della Resistenza e dell’Età Contemporanea.
Inoltre è stata negata la possibilità di utilizzare in maniera continuativa e organica il personale docente di ruolo (si parla di due unità nelle Marche) negli istituti storici che ne avevano fatto
richiesta, come era avvenuto negli anni precedenti e come normalmente succede nella altre regioni italiane».
Isml di Ascoli e Istituto storico marchigiano denunciano il mancato riconoscimento del loro ruolo, ma anche «la progressiva rottura del rapporto di collaborazione tra gli Istituti storici e l’Usr che nei decenni scorsi aveva permesso di realizzare esperienze altamente innovative e sperimentali (come la rete regionale “Le Marche fanno Storie”), grazie alle quali la nostra regione si era affermata come modello virtuoso anche a livello nazionale».
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