di Giorgio Fedeli e Matteo Malaspina
Un solo fendente, all’addome. E da lì a pochi minuti il cuore di Satwant Singh, 29enne di origini indiane, residente a Comunanza, ha smesso di battere mentre un suo connazionale di circa 60 anni era trasportato d’urgenza all’ospedale di Civitanova Marche, e dove è tuttora ricoverato in prognosi riservata, anche lui a seguito di una coltellata all’addome.
E’ il tragico bollettino di una notte di sangue e follia consumatasi ieri a Bivio Cascinare, Sant’Elpidio a Mare (Fermo). Intorno alle 23, tra i due, almeno stando a una prima sommaria ricostruzione dell’accaduto, sarebbe scoppiata una furibonda lite. In men che non si dica è spuntato un coltello di quelli usati in agricoltura. Una lama di circa 30 centimetri. Chi abbia colpito per primo al momento è difficile dirlo. Insomma sull’intera dinamica di quei drammatici momenti che hanno preceduto la morte di Satwant stanno lavorando i Carabinieri.
Fatto sta che un 29enne è deceduto e un secondo uomo resta in gravissime condizioni. Raccolta la richiesta di soccorso partita dalla palazzina di Via Turati, in cui vivono altre persone di origine indiana, sul posto sono arrivati i sanitari della Croce Azzurra Sant’Elpidio a Mare che hanno provato a rianimare il 29enne, ma per lui non c’era ormai più nulla da fare.
Contemporaneamente hanno soccorso l’altro indiano. Quindi la corsa disperata verso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Civitanova dove l’uomo è stato sottoposto in serata a un delicatissimo intervento chirurgico. Sia il 28enne, deceduto a causa di un’emorragia interna che ne ha causato l’arresto cardiaco, che l’uomo ricoverato in ospedale hanno riportato un solo fendente all’addome che, però, nel caso del ragazzo, è risultato letale.
Satwant Singh aveva abitato per brevi periodi prima ad Amandola e poi a Civitanova dove lavorava in un calzaturificio, mantenendo la residenza a Comunanza. Da diversi mesi alloggiava nella palazzina di Via Turati dove si è consumato il dramma. Non era sposato e non aveva figli.
Anche l’altro uomo viveva lì, in Via Turati. I Carabinieri hanno posto sotto sequestro l’appartamento situato al primo piano dell’immobile. Gli investigatori dell’Arma, arrivati sul posto con ben sei pattuglie e con il Reparto operativo, hanno subito identificato alcuni presenti e verbalizzato le loro dichiarazioni.
Parole e sommarie ricostruzioni dei fatti che al momento, dopo essere state acquisite dal Nucleo investigativo, sono al vaglio dell’autorità giudiziaria per gli eventuali provvedimenti. Al momento non risultano indagati. Sequestrati, ovviamente, il coltello brandito nella furibonda lite e l’appartamento.
Il fatto di sangue ha scosso gli abitanti della piccola frazione elpidiense. Una zona del territorio di Sant’Elpidio a Mare dove la comunità indiana da anni vive in pianta stabile, anche in virtù del fatto che molti di loro sono dipendenti della vicina azienda agricola di frutta e verdura. La comunità indiana a Sant’Elpidio a Mare è la seconda più numerosa dopo quella cinese, rappresentando circa il 14% degli stranieri sul territorio.
Mai si erano verificati gesti così estremi, come conferma anche il sindaco Alessio Pignotti. «Non ci sono stati mai problemi con i cittadini di nazionalità indiana. Magari è capitato di vedere qualcuno di loro che gira per la frazione con qualche birra in mano – dice – al massimo qualcuno beccato a lanciare qualche bottiglia in strada quando si supera il limite, ma non hanno mai infastidito nessuno e vivono la loro vita con tranquillità. Io sono originario di Bivio e posso testimoniare che ci sono molti residenti indiani che vivono nella frazione e, anzi, alcuni ragazzi che sono arrivati diversi anni fa si sono inseriti nella comunità perché comunque hanno frequentato la scuola – spiega il primo cittadino – quello che è successo la scorsa notte rappresenta un fatto isolato di tale gravità e ci auguriamo che resti tale. Non deve essere indice di preoccupazione o di insicurezza – conclude Pignotti – perché il nostro è un territorio molto tranquillo dove c’è un controllo costante sulla sicurezza. Aspettiamo la verità degli inquirenti per capire cosa è successo ma non può rappresentare un sinonimo di preoccupazione per la cittadinanza».
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