di Maria Nerina Galiè
«Nella tarda serata di ieri Whirlpool ha informato le segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm del fatto che sono in corso trattative con due potenziali acquirenti per la interezza delle attività europee e ha quindi accettato la richiesta sindacale di convocare un incontro con il coordinamento nazionale.
Tuttavia la successiva precisazione della multinazionale, secondo cui prima di gennaio 2023 non si potranno avere ulteriori dettagli, ci fa temere che quella di Whirlpool possa essere più una disponibilità formale a convocare il tavolo che sostanziale ad una discussione di merito».
Come a dire: nulla di quello che i rappresentanti dei lavoratori dello stabilimento di Comunanza avevano chiesto è stato accolto.
Invece, la vendita delle attività europee diventa sempre più concreta. Non lo è invece la possibilità di ipotizzare, almeno, verso quale direzione andranno gli stabilimenti italiani, come quello di Comunanza.
Nel timore quindi che la vendita «possa avvenire senza alcuna garanzia per l’Italia» le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm chiederanno «nei prossimi giorni (è stato fissato per il 28 ottobre, ndr) un confronto al Ministero dello Sviluppo economico per cercare di condizionare la vendita al rispetto dell’Italia, al mantenimento di tutti gli stabilimenti e alla tutela dell’occupazione.
Al nuovo Governo chiederemo di trattare l’elettrodomestico come un settore strategico e di intervenire nella vertenza. Nei prossimi giorni si terrà un coordinamento sindacale nazionale per decidere le prossime iniziative da intraprendere».
Una situazione di incertezza che mette in allerta anche le segreterie territoriali della Fiom Marche. La Whirlpool conta su 1500 circa lavoratori nella nostra regione: 1.100 a Fabriano tra sito di Melano e centro impiegatizio e oltre 350 a Comunanza che però vanta un indotto i cui numeri sono almeno quadrupli.
«Tra tre mesi sarà tardi – tuona Alessandro Pompei, segretario provinciale Fiom Cgil di Ascoli – la multinazionale potrebbe essere arrivata alla fase finale della trattativa, con i giochi fatti e sulla pelle dei lavoratori.
Una trattativa così importante non può essere fatta senza un confronto con i sindacati. Dobbiamo conoscere il piano industriale, quali sono le garanzie per gli stabilimenti italiani.
Qui invece il ruolo dei sindacati si continua a bypassare. A questo punto, il governo deve farsi sentire. Nel nostro territorio coinvolgeremo tutti i parlamentari: si parla di 5.000 lavoratori in Italia».
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