di Maria Nerina Galiè
Aree interne, ovvero maggiori disagi negli spostamenti e popolazione anziana più che altrove. Luoghi dove la Sanità diventa ancora più centrale, come l’esigenza di avere tutti i principali servizi a portata di mano. Ma i medici a disposizione sono pochi, anche per coprire i maggiori centri, più popolosi: proprio in questi anni sono stai tantissimi i pensionamenti tra i medici di medicina generale – tra il 2020 ed il 2021, in 21 hanno appeso il camice al chiodo su un totale di 78 professionisti – e non è ancora tempo per avere i ricambi necessari. Ci sarà da attendere.
Allora che fare?
La nuova frontiera, per le questi territori nel Piceno, è rappresentata dall’infermiere di comunità, una nuova figura professionale – che va ad implementare i servizi territoriali già esistenti – e su cui contano molto i responsabili della Sanità picena e, soprattutto, i sindaci dei comuni cosiddetti “svantaggiati”.
Ad esporre la novità, oggi 25 ottobre, sono stati il direttore di Area Vasta 5 Massimo Esposito, la dottoressa Giovanna Picciotti, direttore del Distretto Sanitario di Ascoli, e Giuseppe Amici, sindaco di Palmiano e presidente dell’Unione del Tronto e Valfluvione, culla del progetto, «in un territorio che comprende 17 comuni – da Offida ad Arquata, 14 dei quali ricadenti nel Distretto ascolano – tutti nel cratere», ha ricordato Amici.
«In termini numerici, parliamo di 27.195 residenti, pari al 13% della popolazione dell’intera Area Vasta 5», ha sottolineato la Picciotti.
Presenti all’incontro anche la presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Ascoli, Fiorella De Angelis, ed alcuni sindaci dei comuni interessati (più avanti le loro dichiarazioni).
L’infermiere di comunità è un professionista che assicura l’assistenza infermieristica generale. Opera con il medico di medicina generale, il pediatra, gli assistenti sociali degli Ambiti territoriali sociali, in una logica di integrazione interdisciplinare nelle comunità.
«Si tratta della terza linea di indirizzo, della strategia sanitaria per le Aree interne – ha ricordato il presidente dell’Unione dei Comuni – e parte di un pacchetto che prevede altre iniziative da portare a casa».
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«E’ un progetto importante – ha detto Massimo Esposito – che affonda le radici nella delibera regionale del 2018. E’ una soddisfazione, per me, vederne i frutti, grazie al grande lavoro svolto da Area Vasta 5 e Unione dei Comuni. Il territorio di cui parliamo presenta numerose ferite, dovute alla natura (terremoto), ma che lo hanno disgregato e spopolato.
E proprio lo spopolamento si basa sulla percezione degli utenti di non sentirsi adeguatamente sostenuti dalla Sanità pubblica. E ammetto che è difficile fornire i servizi sanitari a territori disagiati.
Le quattro linee di indirizzo, la terza è proprio l’infermiere di comunità, ci permettono di invertire la tendenza.
L’infermiere di comunità è un valore aggiunto che si affianca alla rete dei medici di medicina generale – infatti si basa sulla telemedicina – e per l’Adi che già fornisce una risposta capillare».
Le linee previste dalle strategie Aree interne, riguardanti la Sanità sono l’emergenza e urgenza, il potenziamento dei servizi specialisti, l’infermiere di comunità, appunto, e l’implementazione della presa in carico delle fragilità e delle cronicità.
I filoni viaggiano di pari passo, verso il potenziamento dell’offerta che cela un altro vantaggio: «Quello di decongestionare gli ospedali», ha affermato la dottoressa Picciotti che, dati alla mano, ha raccontato il primo anno di vita del progetto: «Fattivamente il progetto è partito a settembre 2022. Il 2021, in piena emergenza sanitaria, è stato impiegato per l’acquisto della strumentazione.
L’acquisto più impegnativo – ha detto ancora la direttrice del Distretto – è stato l’ecografo di ultima generazione disponibile nell’ambulatorio di Offida. Ma tutte le sedi sono fornite di macchinari per emogas e spirometrie, per dirne altri, tutti fondamentali per la presa in carico di patologie croniche.
Pensate al vantaggio di non dover far spostare, ogni 3 o 6 mesi cittadini che devono sottoporsi a controlli periodici. In questo modo è il dato a viaggiare, non il cittadino.
In un mese, tanto per citare un dato, sono stati eseguiti 61 elettrocardiogrammi, con i 7 cardiografi, donatoci dal Bim Tronto nel 2017.
Abbiamo evitato che i medici di famiglia facessero 61 richieste al Cup e lasciato più spazi a chi non può fare a meno della visita in ospedale, ma anche aumentare livello di assistenza».
Ed ancora la dottoressa Picciotti: «Dal 2018 ad oggi è cambiato il mondo. La pandemia ci ha fatto capire l’importanza di decentrare tutto quello che si può seguire fuori dal presidio ospedaliero e del fatto che i servizi devono essere vicini alle aree di vita.
E’ stato fatto un grande sforzo in questo senso, sia da parte nostra che dei sindaci che hanno garantito una strettissima collaborazione, e i fondi ci hanno permesso di prevedere azioni concrete, come la realizzazione di Case di Comunità, a Comunanza e Acquasanta.
Sul fronte della specialistica, attualmente, ci sono tre sedi distrettuali, a Offida, Comunanza e Ascoli, da dove partono professionisti che coprono anche Acquasanta.
In questo particolare momento – è ancora la dottoressa Picciotti a parlare – abbiamo corso il rischio di trovarci senza medico di famiglia in alcuni comuni ed un paese che non ha il medico ha i suoi problemi. Ciò nonostante, mi riferisco ai 14 comuni che ricadono sul Distretto di Ascoli, ci sono ora 22 medici di medicina generale, tre dei quali con ambulatorio secondario, ma gli altri hanno il principale nei comuni interessati dal progetto».
STRATEGIE PER LE AREE INTERNE – «Il progetto – ha spiegato Giuseppe Amici – rientra nelle strategie Aree Interne che cammina su tre direttrici, individuate come fondamentale per contrastare lo spopolamento. E sono Sanità, Viabilità e trasporti e scuola.
Dieci milioni di euro da spendere nei 17 comuni dell’Unione del Tronto Valfluvione. Due sono quelli per la Sanità. Per quanto riguarda i trasporti – spiega Amici – stiamo studiando un servizio “a chiamata” che andrà ed implementare le corse di linea.
La scuola punterà all’informatizzazione, con un sistema di digitalizzazione che metterà in rete l’intero territorio. Per entrambi gli ambiti stiamo cercando un manager che ci guiderà nella migliore razionalizzazione delle risorse.
Riusciremo a ricostruire le case ma dobbiamo fare in modo che le persone poi tornino nei nostri paesi, cominciando dall’implementare i servizi fondamentali».
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Sono dello stesso avviso i sindaci di alcuni dei comuni coinvolti: «Noi non vogliamo essere un problema per il territorio – ha detto Fabio Polini, sindaco di Castignano – piuttosto una soluzione. Nei nostre zone c’è tutto da guadagnare dal punto di vista della salute. A fronte di tanti vantaggi, però, ci sono meno servizi. Ma ecco che ci vengono date queste opportunità per bilanciare i pro e i contro. Quello che viene presentato oggi è un primo passo, ma per noi importantissimo e nel quale crediamo molto».
Daniel Matricardi, sindaco di Montalto, punta i fari con soddisfazione «sul cambiamento di rotta, avviato verso il decentramento dai grandi agglomerati. Ed oggi è un altro passo avanti in questa direzione. Ma attenzione a sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione. Invece di cattedrali nel deserto l’obiettivo deve essere quello di avere strutture che funzionano, nella Sanità come nella scuola».
«Il nuovo servizio – sono state le parole della dottoressa Fiorella De Angelis – è un punto arrivo, ma anche di partenza per la prossimità dei servizi sanitari, in zone considerate fragili. La pandemia ha dato un input notevole per sviluppare i mezzi a disposizione, per arrivare a tutti i cittadini. Parlo della telemedicna che ha aiutato molto e ci permetterà di raggiungere davvero tutti. Necessario, avere strutture, ma anche personale disposto a spostarsi per raggiungere il cittadino».
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