di Luca Capponi
Il 30 ottobre 2022 cade di domenica. Come quel giorno di sei anni fa. Erano le 7,40 quando ci risvegliammo per ricadere nell’incubo. Le Marche prese di nuovo dal terremoto. Stavolta ancora più forte del 24 agosto. Quattro giorni prima due scosse di magnitudo 5.4 e 5.9 a far tornare la paura, con epicentri a Castelsantangelo sul Nera e Ussita, nel Maceratese. Poi la domenica che nessuno dimenticherà, con la “botta” più violenta degli ultimi 40 anni: 6.5 con epicentro tra la provincia di Perugia e, ancora, il comune di Castelsantangelo sul Nera.
Devastazione ulteriore, per un evento che fu percepito persino in Austria e sulle coste balcaniche. Tra gli effetti di natura idrogeologica, la grande spaccatura sul Monte Vettore. Nessuna vittima, per fortuna. Ma ulteriori crolli, inagibilità, problemi. E centinaia di sfollati. Il cratere sismico passò da 62 a 140 comuni, di cui ben 87 nelle Marche.
Era domenica. Come oggi, ad Arquata e Montemonaco ci si preparava agli eventi enogastronomici basati sui marroni, per provare a ripartire dopo il disastro. E invece i tendoni approntati per ospitare le varie sagre servirono per accogliere chi fuggiva, come qualche mese prima, dal mostro sotterraneo.
Il Piceno, come le Marche ed il cuore d’Italia, a ricontare di nuovo i danni, per una stima quasi ultimata che sembra destinata a superare i 30 miliardi di euro, di cui oltre 17 miliardi nella nostra regione.
Se sul versante della ricostruzione privata l’ultimo rapporto pubblicato dalla struttura commissariale nel giugno 2022 parla di 8.658 cantieri avviati nelle Marche su 12.715 richieste e 4.684 cantieri conclusi, per la parte pubblica, più articolata, c’è ancora molto da fare. Così come nei borghi più danneggiati che hanno bisogno di ripartire da (quasi) zero, vale a dire Arquata del Tronto (dove sono iniziate le demolizioni nel centro storico) e, in provincia di Macerata, Visso, Ussita, Pieve Torina e Castelsantangelo.
Inevitabile, infine, sottolineare come, dopo appena sei anni, il terremoto sembra tornato ad occupare un posto tra l’oblio e l’anonimato. Media nazionali e politica romana poco o nulla si interessano ad una tragedia epocale ancora vicina a livello temporale, se non nelle date che ricordano quanto accaduto. In tal senso le parole del nuovo presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nel suo discorso d’esordio alla Camera ha parlato di terremotati e alluvionati, lasciano aperta la porta della speranza. Almeno quella.
Le Marche nel discorso di Giorgia Meloni: «Vicini agli alluvionati, contate su di noi»
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