Per far fronte al rincaro dei consumi, l’Ente nazionale per le energie alternative ha recepito le linee operative del decreto ministeriale del 6 ottobre, realizzando un vademecum finalizzato al risparmio, dettando anche il periodo di accensione dei riscaldamenti, comune per comune.
Due le curiosità: l’Enea non sa che Ascoli e Fermo sono due province ormai divise da anni. Ha infatti raccolto tutti i Comuni del Piceno e del Fermano sotto la sigla “AP”. Del resto ha fatto la stessa cosa con “PS”, cioè Pesaro senza tener conto che ora c’è anche Urbino. A parte l’errore “geopolitico”, l’altro elemento che restituisce la tabella è l’indicazione dei centri dove fa più freddo che in altri. Il clima, infatti, è condizionato dall’altitudine ma anche dalla distanza dalla costa. Le zone climatiche determinate da Enea sono due la “D” e la “E”. Nei comuni contrassegnati con D si possono accendere i riscaldamenti dall’8 novembre al 7 aprile, per massimo 11 ore al giorno. Gli altri, contrassegnati con E, dal 22 ottobre al 7 aprile e fino a 13 ore al giorno.
Il criterio di divisione si basa sull’altitudine ma anche su quanto fa freddo in quel determinato luogo. L’Ena ha pertanto indicato nelle tabelle, divise appunto per provincia, l’altitudine ed i gradi-giorno. Questi sono calcolati dalla somma delle differenze positive giornaliere, in un anno, tra una temperatura convenzionale (20 gradi in Italia) e la temperatura media esterna. Quindi il grado giorno elevato lascia intendere che in quel comune fa particolarmente freddo.
Ecco allora che balza all’occhio come nella provincia di Ascoli il comune dove fa più freddo è Montemonaco, dall’alto dei suoi 988 metri sul livello del mare, registra 2.757 gradi giorno.
Servigliano con un’altitudine di soli 216 metri conta 2.123 gradi giorno. Il comune più “caldo” è Colli del Tronto con 1.495 gradi giorno (168 metri l’altitudine). Ascoli ha 1.698 gradi giorno, San Benedetto 1.593 e Fermo 1.955.
Dall’Enea arriva un’indicazione molto importante: i termostati nelle case vanno regolati a 19 gradi, non più a 20. A 17, e non più a 18, negli edifici industriali e artigianali.
«Ogni grado in più in casa – ricorda l’Ente – rispetto al massimo di 19 gradi consentiti comporta un aumento del consumo fino al 10%, tenendo presente anche che la temperatura sale di 1-2°C dopo che una persona permane 30 minuti all’interno di una stanza».
Ovviamente, per situazioni particolari, i sindaci possono emettere provvedimenti che derogano questa restrizione.
m.n.g.
TABELLA ENEA CON TUTTI I COMUNI ITALIANI
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