di Walter Luzi
La grande giornalista inglese e il gentile cameriere italiano. Poche righe di apprezzamento su uno dei quotidiani più venduti nel Regno Unito possono rappresentare anche una grande soddisfazione per un giovane lavorante immigrato. E tale è stata, almeno per Lorenzo Luzi, ventinovenne waiter nel prestigioso The Witchery di Edimburgo, emigrato dieci anni fa in Scozia per perfezionare il suo inglese. E trovare magari, insieme ad un lavoro dignitoso, la sua strada nella vita. Un futuro anche. Che gli appare assai nebuloso, altresì, restando in patria. Ce ne sono molti di ragazzi, italiani, europei ed extraeuropei come Lorenzo in Inghilterra. Non solo cervelli in fuga, come sentiamo spesso, dolorosamente, ripetere in tv dunque. Ma anche braccia, professionalità, competenze, talenti. Non meno importanti. E cuori, soprattutto.
La storia di Lorenzo è quella di tanti altri giovani come lui. Che hanno trovato subito il coraggio di andare lontano, in cerca della dignità negata loro in Italia. Che hanno saputo resistere alle avversità, alle fatiche, alla lontananza. E alla nostalgia. Che hanno mostrato, da stranieri, le doti per farsi apprezzare. In molti casi anche amare. Lorenzo, in più, ha avuto anche la fortuna di incrociare sulla sua strada le persone più giuste. Che lo hanno stimato, ed aiutato. E il privilegio di lavorare, da oltre cinque anni, per uno degli imprenditori più illuminati della Scozia intera. James Thomson. Un mito. Che dalle nostre parti potrebbe fare scuola.
DA GRANDE VOGLIO FARE IL CAMERIERE
Lo ripeteva spesso, fin da piccolo, Lorenzo. Le idee chiare possono aiutare molto nella vita. Crescendo gioca al calcio con il “Poggio”, la squadra dilettantistica del suo paese, si diletta con le danze caraibiche, e mostra attitudine per il teatro. Lo incoraggia in questo uno dei suoi professori, Vincenzo Castelli. Recita negli spettacoli scolastici, e, sotto la regia di Giorgio Stipa, nella piccola compagnia amatoriale di Poggio di Bretta, la frazione di Ascoli dove abita. Quando si iscrive all’Istituto Professionale Alberghiero “Buscemi” di San Benedetto, la sua è una scelta consapevole.
La prestigiosa scuola sambenedettese è ingenerosamente ritenuta il ricettacolo degli scarti degli altri Istituti Superiori cittadini. Con tanti studenti problematici, che, talvolta, neanche insegnanti eccellenti riescono a recuperare. Potenzialità e, in qualche caso esistenze, bruciate da carenze soprattutto famigliari. Anche Lorenzo non brilla particolarmente negli studi. Si accontenta del massimo risultato, quasi sempre la sufficienza, ottenibile con il minimo sforzo. Però ha passione. Affronta con entusiasmo le prime uscite dall’aula con i periodi di alternanza Scuola-Lavoro. In molti fine settimana, durante i mesi estivi, fa anche le prime, dure, esperienze sul campo, servendo ai banchetti nuziali. Ci sa fare. E non è certo uno che svicola, quando bisogna darci dentro. Si guadagna, come runner fra le tavolate, la stima, e anche l’affetto, del grande chef locale Emilio Pasqualini. «Appena ti diplomi caro Lorenzo – lo catechizza – devi andare subito in Inghilterra. Ci penso io a trovarti il lavoro lassù. Non avere timore di nulla. Tu puoi farcela. La buona conoscenza dell’inglese nel tuo lavoro è indispensabile. E’ una lingua che ti spalancherà tutte le porte del mondo». Terrà fede il buon Emilio alle sue promesse. Il tre luglio 2012 Lorenzo si diploma Tecnico dei Servizi Ristorazione. Punteggio 72/100. L’undici novembre di quello stesso anno, all’aeroporto delle Marche di Falconara sale un un volo Ryanair per Londra/Edimburgo. E’ il giorno di San Martino, il protettore, oltre che di viandanti e mariti traditi, anche degli albergatori. Un segno del destino.
IL BAR NAPOLI
Il giorno successivo serve già ai tavoli del Bar Napoli, ristorante caratteristico nel centro della capitale scozzese, il cui nome indica chiaramente la cucina italiana. Per un ragazzo solo, senza nessuna esperienza, all’estero i primi tempi sono davvero duri. Vita divisa fra una camera presa in affitto ed il posto di lavoro. Ci vai, e torni, in autobus, o a piedi. La mattina presto, o a notte fonda, a seconda dei turni. In attesa di conoscere meglio, pian piano, una città magica. Dove piove quasi tutti i giorni, e solo il clima impazzito potrà rendere, forse, in futuro, meno fredda. Dove sono fiorite la leggenda dell’eroe nazionale William Wallace, e la saga del maghetto Harry Potter. Dove sono nati, o hanno vissuto e tratto ispirazione per le loro opere, molti scrittori famosi. Da Walter Scott a Robert Louis Stevenson, da Arthur Conan Doyle a Joanne Rowling, fra i tanti altri. Scozia intrisa da sempre di orgoglio indipendentista calato dalle meravigliose Highlands. Permeata di misteri, come quello, universalmente noto, del mostro del lago di Loch Ness, e suggestioni uniche. Di Edimburgo, città a misura d’uomo, immersa nel verde, dove il tempo sembra essersi fermato, dominata dal Castello più assediato della storia, e più famoso del mondo, Lorenzo, giorno dopo giorno, si innamora.
Al ristorante Bar Napoli lega molto con il suo primo manager. E’ quasi coetaneo. Si chiama Enrico Benatti, italiano, di Modena, anche lui. Un incontro, e una amicizia, come vedremo, importanti. Edimburgo è una città antica popolata di giovani. Sede universitaria da sempre, ribolle di energia, di vita, di ordinato e produttivo caos. Tutti vanno a piedi, il traffico automobilistico, come la criminalità, sono quasi inesistenti. Società multietnica senza tensioni. I trasporti pubblici funzionano, sui tantissimi prati sempre verdi a sera non resta neanche una cartaccia, l’arredo urbano è curato ed intonso. Se non è un mondo perfetto ci si va molto vicini. Tutti pagano con la carta di credito. Stipendi e mance arrivano puntuali come i tram. Devi badare solo a fare al meglio i tuoi doveri. Perchè tutti i tuoi diritti, qui, sono al sicuro. Nessuno ti frega. Un vero… trauma, insomma, per un italiano che arriva qui. Giovani come Lorenzo, nelle loro stanze di pochi metri quadrati prese in affitto. La spesa al minimarket più economico del quartiere. La cucina, il frigo ed il bagno in comune con gli altri co-inquilini. Le foto degli affetti più cari appesi alla buona, senza le cornici, alle pareti, vicino al poster dell’Inter, la squadra del cuore. La tv con i canali italiani in memoria. Le partite di calcio del nostro campionato a farti compagnia. Questo è il mondo di quelli come Lorenzo. Aspettando l’amore della vita, e le poche settimane l’anno di ferie, con il conto alla rovescia dei giorni che ti separano dal ritorno a casa. Ogni tanto, intanto, le video chiamate a chi non smetterà mai di volerti bene. Lorenzo non è certo un ambizioso, un arrampicatore. Tutt’altro. Ma il ristorantino tipico, dopo quattro anni, comincia ad andargli stretto. Un giorno lo chiama il suo vecchio amico Enrico. E’ in cerca di personale altamente qualificato, ora che è manager nella struttura ricettiva più celebrata di Edimburgo. Il Witchery. Il top.
THE WITCHERY BY THE CASTLE
Il proprietario del Witchery, James Thomson, è un self made man dalla visione del mondo illuminata. Crea il Witchery da un caseggiato semidiroccato del XVI secolo nel 1979. Ha vent’anni. E’ il più giovane licenziatario nel settore alberghiero di tutta la Scozia. Assume tre dipendenti. Oggi, solo lì, sono una quarantina. Dicono sia un timido, ma con grandi sogni. Tutti destinati a realizzarsi. Farà del Witchery una attrazione turistica degna del vicinissimo, imponente, Castello. Nove suites e due sale da pranzo sontuosamente arredate e tappezzate. La rivista Cosmopolitan l’ha inserita fra le sette meraviglie alberghiere del mondo. Praticamente un monumento, un vero e proprio museo riservato ai clienti. Che trovano una bottiglia di Champagne immersa nel ghiaccio del cestello ad accoglierli in camera. Affaccio sul celeberrimo Royal Mile, cuore pulsante di Edimburgo.
Suggestioni e storia che grondano dai drappi alle pareti, dalla pregiata mobilia, dai quadri appesi, dagli oggetti d’arte che ovunque ti circondano. Suites templi di romanticismo e culle di lussuria. Gli schermi piatti HD occultati nei mobili, davanti alle poltrone in pelle dei salottini. In stile barocco anche i servizi, con grandi vasche da bagno e specchiere d’epoca. La cucina sforna pane e dolci fatti in casa, oltre a tutti i manicaretti classici della gastronomia scozzese. In cantina migliaia di bottiglie, alcune rarissime, provenienti da tutto il mondo. La carta dei vini è un tomo di novantacinque pagine. Il meglio del meglio di ogni eccellenza. Lavora qui Lorenzo quando, sotto arazzi e soffitti dipinti a mano, viene a sedersi a uno dei tavoli Hannah Betts. E’ una giornalista apprezzata e famosa. In Inghilterra e fuori. Ed è anche una bellissima donna. Scambiano qualche battuta fra una portata e l’altra. Lorenzo le dà qualche dritta sui vicini mercatini vintage di Grass-market e delucidazioni sul busto di Bacco che troneggia in una nicchia della sala. Lei è piacevolmente colpita dalla gentilezza di questo giovane e riservato cameriere italiano, fino al punto di volerlo citare, con tanto di nome e cognome, nel suo pezzo. Quando Lorenzo lo legge sul paginone dell’edizione del sabato, la più venduta, del Daily Telegraph, quasi non crede ai suoi occhi. Non si capacita. Per tanto poco, pensa. Per tanto poco una soddisfazione così grande. Che lo inorgoglisce, che lo ripaga dei dieci anni di sacrifici. Quattro righe con il suo nome sul giornale per lui valgono molto più dei pound di una lauta mancia.
IL SEGRETO DI JAMES
James Thomson ha saputo anche bissare la straordinaria impresa di valorizzazione compiuta con il Witchery. Con il medesimo spirito, l’immutabile passione e la stessa illuminata visione, è diventato recentemente unico proprietario del Prestonfield. Un lussuoso albergo cinque stelle di ventitre, fra camere e suite, anch’esse in perfetto stile Witchery, immerso fra i 250 acri, un chilometro quadrato, di verde proprio sotto i contrafforti erbosi dell’Arthur’s Seat. Vicinissimo, l’immenso Royal Holyrood Park. Pavoni a passeggio sui prati e bestiame delle Highlands al pascolo. Green da 18 buche per il golf, e pista di atterraggio per gli elicotteri. Dimora per ricchi, ma non esclusiva. Il parco è aperto alla rispettosa fruizione anche dei residenti della zona. Non ci sono cancelli e security all’ingresso del lungo viale alberato a sbarrare il passo alla condivisione di un patrimonio naturale comune. Prestonfield è anche il fulcro della vita politica, produttiva, mondana e artistica di Edimburgo.
Qui Thomson, una volta l’anno, invita tutti i suoi quasi duecento dipendenti per la grande festa annuale. E paga loro alla fine, a notte fonda, anche i taxi per tornare a casa. Si è preoccupato di mantenere tutti i posti di lavoro durante la pandemia. Il Governo e la Royal Bank of Scotland gli hanno dato volentieri una mano. Perchè lui è un perfetto gentleman, e filantropo impegnato in associazioni benefiche a tutela degli ultimi e dei più fragili, oltre che il numero uno, e ambasciatore della Scozia nel mondo, per il suo settore. Cultore dell’arte e fine esteta, ama gli animali, la Natura, e il bello in ogni sua forma. Ben prima del profitto, del maggior utile di bilancio ad ogni costo. Della speculazione avida, che porta al malaffare. Della sprovveduta improvvisazione, o, peggio, del più cinico tornaconto, che spesso sfregia l’ambiente, ed ogni forma di etica, come troppo spesso accade alle nostre latitudini. Per tutti è una istituzione, che si è guadagnato con il lavoro il rispetto e l’ammirazione della nazione, e dei suoi dipendenti per primi. Anche quella di Lorenzo. Figlio ed alfiere, come tanti altri lontano, dell’Italia migliore. Quella di una volta. L’Italia che fa. E che sa fare.
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