di Giuseppe Di Marco
Nessun passo indietro sul fronte della variante Areamare. Questa mattina, il rappresentante legale dell’azienda ha notificato al Comune di San Benedetto di aver intentato ricorso in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Marche risalente allo scorso luglio.
Con quella sentenza, il tribunale amministrativo ha chiarito che l’ente pubblico non è tenuto a dare una risposta al privato dietro sua richiesta, e che invece spetta alla giunta comunale dare un responso sulla pratica. Il pronunciamento non potrebbe dirsi più ambiguo di così: da una parte, infatti, la magistratura afferma che il Comune può rispondere come e quando desidera, ma al tempo stesso vincola l’organo di governo locale a dire la sua.
Areamare, dunque, ha deciso di andare avanti seguendo due strade diverse, ma che giungono alla medesima conclusione. Da una parte il privato ha deciso di valutare un secondo ricorso al Tar, chiedendo l’applicazione della sentenza di luglio, in modo da porre fine al reiterato silenzio dell’ente sulla questione. Dall’altro, l’idea è stata quella di impugnare il pronunciamento in secondo grado, facendo leva sul fatto che oramai sono passati cinque anni dal deposito dell’istanza e dall’avvio dell’iter amministrativo.
Un iter che è già arrivato ad un punto di svolta importante già nel 2019, quando l’Agenzia delle Entrate ha fissato a 1,3 milioni di euro il contributo straordinario che Areamare deve corrispondere all’ente per ottenere licenza di edificare. Va ricordato che, con questa proposta di modifica al piano regolatore, la società ha chiesto di realizzare 18 edifici residenziali fra Porto d’Ascoli e Sentina: più nello specifico, fra Via Scarlatti, Via del Mare e Via del Cacciatore.
Il nodo è tutto lì. Se il Comune dovesse negare che la variante detiene un interesse pubblico per San Benedetto, l’azienda sarebbe pronta a chiedere una consulenza tecnica per stabilirlo. In quel caso, quindi, Areamare farebbe perno sulla stima dell’Agenzia delle Entrate, e l’Amministrazione comunale, che finora ha temporeggiato, dovrebbe dimostrare il contrario.
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