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Giovanna Picciotti, Cavaliere al merito della Repubblica: «Riconoscimento per tutta la nostra medicina territoriale che sta cambiando ruolo e volto»

ASCOLI - La direttrice del Distretto Sanitario di Ascoli, nel commentare la prestigiosa onorificenza che le è stata conferita lo scorso 16 dicembre, spiega come la pandemia ed i numerosi pensionamenti, anche tra gli specialisti ambulatoriali, hanno offerto "un'opportunità": «Servizi sempre più vicini alla popolazione e gestione delle cronicità nei luoghi di vita, guardando in particolare le zone dell'entroterra»
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La dottoressa Giovanna Picciotti

 

di Maria Nerina Galiè

 

«E’ un riconoscimento per tutta la nostra medicina territoriale, che ha tenuto testa al Covid rivelando il suo ruolo fondamentale per la salute dei cittadini e che ora è destinata, ma anche pronta, a rinnovarsi in base alle rinnovate esigenze»: così la  dottoressa Giovanna Picciotti, direttore del Distretto Sanitario di Ascoli, commenta la sua onorificenza a Cavaliere  dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

 

A consegnarlo, a lei e ad altri 8 cittadini della provincia di Ascoli, il prefetto Carlo De Rogatis lo scorso 16 dicembre.

 

Tra le motivazioni del premio, il prezioso contributo della dottoressa Picciotti nella gestione del Covid, attraverso la collaborazione per l’attivazione delle Usca, la costante rilevazione del fabbisogno di dispositivi di protezione individuale nei servizi ambulatoriali e nelle residenze per anziani e disabili, i 15 anni di docenza all’Università di Ancona come medico specializzato in igiene e sanità pubblica.

 

Le parole del direttore del Distretto sanitario ascolano racchiudono il ricordo di un periodo, quello spaventoso della recente pandemia, che ancora ci rende increduli.

 

Ma, nello stesso tempo, lasciano trapelare «la spinta per cambiare il volto della medicina territoriale, per avvicinare i servizi alla popolazione e gestire le cronicità nei luoghi di vita, guardando in particolare le zone dell’entroterra».

 

«La pandemia – sono ancora le parole della Picciotti – ha avuto una sorta di “merito”: ha fatto uscire i medici dai propri ambulatori, creando rapporti di proficua collaborazione, a favore dell’utente, tra medici di medicina generale e di continuità assistenziale, medici delle Usca e specialisti. Li ha messi in connessione».

 

Un percorso virtuoso da quale difficilmente si tornerà indietro.

E’ stata una svolta nell’approccio alle cure e che va a colmare le lacune della Sanità, soprattutto ospedaliera, che soffre di un’ormai cronica carenza di personale.

 

C’è da dire che anche la medicina territoriale sta assistendo ad un inesorabile assottigliarsi di professionisti.

Non sono stati solo i medici di medicina generale ad andare in pensione in tanti e proprio in questi difficili ultimi tre anni. La specialistica, nel  2022, ha salutato 10 medici – quasi tutti per la pensione, altri per riavvicinarsi a casa – 4 tutti insieme lo scorso 15 dicembre, tra otorinolaringoiatri, oculisti, dermatologi e fisioterapisti.

 

«In questi casi però – assicura la Picciotti – abbiamo le graduatorie regionali da cui attingere per ricoprire i posti rimasti vacanti. Gli specialisti ci sono e molti già in servizio hanno aumentato le ore. Ma non solo.

 

Tutti questi pensionamenti, sembrerà assurdo, ci stanno dando una grossa opportunità.

Il decreto ministeriale – spiega la dottoressa – che ha istituito case e ospedali di comunità, dando il via alla realizzazione di apposite strutture con i fondi del Pnrr, rischiava di creare cattedrali nel deserto per mancanza di professionisti che, titolari di contratti da diversi anni, potevano non scegliere di fare servizio in aree considerate “svantaggiate”».

 

Invece, proprio il pensionamento di molti, ha reso possibile una riorganizzazione della specialistica territoriale, alla luce dei nuovi fabbisogni, togliendo ore ad Ascoli, tanto per fare un esempio, a vantaggio di poliambulatori periferici come Offida e Comunanza.

 

«Le ore, in questi centri – spiega la Picciotti – saranno previste nei nuovi contratti. E posso anche dire che i medici ne sono ben lieti. In buona sostanza, i nuovi centri e ospedali di comunità saranno operativi e ricchi di “contenuti” prima ancora di essere costruiti».

 

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