di Giuseppe Di Marco
Le palme della Riviera invecchiano velocemente: il gruppo locale di Azione propone all’Amministrazione comunale di mettere al sicuro il patrimonio vegetale che ha reso famoso il litorale Piceno, prevedendo una serie di misure a breve, medio e lungo termine, fra cui un censimento delle essenze, un piano di sostituzione e l’istituzione di un “palma fund” per finanziarlo.
Ad avanzare l’istanza è il segretario comunale dei calendiani Alessandro Maria Bollettini, che ricorda come nell’immaginario collettivo San Benedetto non possa esistere senza le sue palme e come questo legame sia stato anche sfruttato nel tempo a livello di marketing e di comunicazione. Frutto del progetto visionario dell’ingegner Luigi Onorati del 1932, sottolinea Bollettini, le palme del centro e del lungomare sono diventate quasi degli elementi architettonici imprescindibili. Quasi, appunto: le palme sono degli esseri viventi e, prima o poi, moriranno.
«La palma “Phoenix canariensis” – dichiara il segretario – è sicuramente una specie longeva e in alcuni casi può raggiungere anche i 200 anni di età, ma tendenzialmente intorno ai 100 anni una palma si può già considerare anziana, con una aspettativa di vita molto bassa, anche per le palme in salute. Ad accelerare il conto alla rovescia che porterà alla morte di tutte le nostre palme è sicuramente il “punteruolo rosso”. La normativa vigente impone di non utilizzare più i vecchi prodotti per contrastare la proliferazione del punteruolo e quelli legalmente utilizzabili hanno una percentuale di successo molto minore rispetto al passato. Complici anche altri funghi letali, il cambiamento climatico e l’anzianità delle palme, negli ultimi anni sono stati persi migliaia di esemplari, tra quelli pubblici e quelli privati».
Le previsioni, in tal senso, sono piuttosto infauste. «È verosimile – prosegue Bollettini – che tra qualche decina di anni inizierà una consistente moria delle nostre palme, che, in un arco di tempo relativamente breve (10-20 anni) porterà ad una sostituzione obbligata di tutti gli attuali esemplari, con il Comune di San Benedetto che potrebbe ritrovarsi a dover spendere per l’emergenza-palme svariati milioni di euro, visto che ha circa 4.500 palme e che di queste quasi la metà è da considerarsi anziana».
Una situazione con cui il Comune dovrebbe cominciare a fare i conti. Letteralmente. «La sola rimozione di una palma di grandi dimensioni comporta costi per circa 1.000 euro – spiega il calendiano – abbattimento, raccolta e smaltimento, pulizia delle aiuole o delle strade dalle radici e sistemazione di eventuali danni provocati da queste operazioni. C’è poi il capitolo sostituzione degli esemplari. Piantare nuovamente delle “Phoenix” comporterebbe costi immensi, perché andrebbero acquistate delle palme già adulte, in grado di produrre già una minima ombra e di non deturpare completamente l’attuale scenario cittadino. Questi esemplari costano però migliaia di euro l’uno, senza contare i costi di trasporto e di messa a dimora, oltre alla manutenzione, molto richiesta nel primo periodo dopo la piantagione».
Da qui, la proposta di Azione. «Crediamo che prevenire sia sempre meglio che curare – dice Bollettini – e che la giunta Spazzafumo debba attivarsi per fronteggiare quello che attualmente è, silenziosamente, il nostro più grande problema cittadino».
Come? «Nel breve termine programmando un censimento del patrimonio vegetale della città, in modo da capire l’età effettiva di tutte le palme pubbliche sambenedettesi, oltre che il loro stato di salute attuale e la loro aspettativa di vita. Nel medio termine si dovrebbe poi programmare una sostituzione delle palme risultanti malate o a fine vita per senescenza dal censimento. Infine, nel lungo termine si dovrebbe istituire immediatamente una riserva di scopo nel bilancio comunale destinata alla rimozione ed alla sostituzione delle palme negli anni a venire. Ogni anno questa riserva andrebbe accresciuta permettendo una normale gestione della cosa pubblica sia a questa amministrazione sia a quelle future, che erediterebbero la Riviera delle Palme e non la Riviera delle Salme».
«Confidando – conclude il segretario – nell’interesse della giunta per questa proposta, ci chiediamo: l’Amministrazione Spazzafumo sarà cicala o sarà formica? Ai posteri l’ardua sentenza».
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