di Maria Nerina Galiè
Tra le cose che i cittadini vorrebbero chiedere alla rinnovata Sanità regionale e picena c’è senza dubbio l’abbattimento delle liste di attesa per le visite ambulatoriali, mediche e diagnostiche.
Visite differibili, brevi o urgenti che siano, pochi si dicono fortunati se riescono a trovare un posto entro i termini.
Alcuni non riescono nemmeno a farsi rispondere dal Centro Unico di Prenotazione regionale, troppo spesso intasato.
Un caso di oggi, 3 gennaio, è denunciato da un nostro lettore (si fa avanti con tanto di nome e cognome che ovviamente non riporteremo).
Ha chiamato il Cup regionale per prenotare una visita per il suocero, di quasi 80 anni e quindi con l’esenzione, affetto da diverse patologie: «Siamo stati tanto tempo al telefono con il call center, scalando 50 posizioni solo per prendere la linea. Arrivati alla seconda posizione, la telefonata si è interrotta. A liquidarci, un messaggio: “le linee sono occupate, lasciate un numero di telefono e sarete richiamati”.
Non è la prima volta che ci capita e non siamo mai stati richiamati. Alla fine, all’ennesimo tentativo, siamo riusciti a farci rispondere, per prendere l’appuntamento per una visita neurologica. Tra un mese. Posso dire che è andata bene, stavolta».
Non è andata bene invece, poco prima di Natale, per un’altra prestazione: «Non siamo riusciti a prenotare una Tac urgente – così era contrassegnata l’impegnativa – pertanto siamo stati costretti a rivolgerci al privato: 105 euro. Poi anche per mettere l’holter, abbiamo fatto ricorso alla farmacia: 75 euro.
Insomma, in una settimana mio suocero ha speso quasi 200 euro, pur avendo l’esenzione. Soldi che nemmeno può recuperare dalla denuncia dei redditi, in quanto percepisce la pensione minima.
Posso solo dire che tutto questo è scandaloso».
Gli utenti sanno bene che la pandemia ha allungato a dismisura le liste di attesa. E’ di maggio scorso la delibera regionale numero 490 con cui è stato approvato il Piano Operativo Regionale per il recupero delle liste di attesa, per le prestazioni sanitarie non erogate nel periodo di emergenza Covid.
E’ stato chiesto ai medici di fare ore aggiuntive al costo di 80 euro l’ora. L’adesione in Area Vasta 5 non è stata immediata né scontata, poiché i professionisti, durante la fase clou del Covid sono rimasti indietro con ferie e riposi. Ma c’è stata, soprattutto tra luglio e settembre.
Se nel primo semestre del 2022, la spesa per le prestazioni aggiuntive è stata pari a poco meno di 44.000 euro, a luglio è arrivata 51.500 euro. Ad agosto sono stati liquidati per questo capitolo di spesa 35.500 euro, a settembre 36.600.
E tra fine dicembre e questi due primi giorni dell’anno sembra che il problema sia tornato prepotentemente alla carica.
Facile ipotizzare che il cambiamento porti a delle disfunzioni organizzative. Lecito auspicare che, dalla calza della Befana, i vertici della Sanità locale e regionale facciano spuntare una soluzione.
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