di Gianluca Ginella
Dieci metri di altezza. Da tanto, il 17 dicembre del 2020, precipitò Simone Santinelli, di Corridonia (Macerata), mentre si trovava al lavoro su di un tetto. Era su di un lucernario quando sotto ai suoi piedi una lastra in vetroresina si è piegata ed è caduto nel vuoto. Aveva 44 anni ed è morto così in un cantiere di Monsampolo del Tronto. La Procura della Repubblica di Ascoli ha chiuso le indagini e indagato quattro persone per omicidio colposo.
A Gabriele Ellero Frontoni, 44 anni, fermano, in qualità di legale rappresentante della “Edil Enegia srl” di Macerata, ditta affidataria dei lavori appaltati dalla committente “Trafilcentro srl”, per la realizzazione, all’opificio di Monsampolo, di un impianto fotovoltaico, viene contestato di aver omesso di verificare le condizioni di sicurezza dei lavori affidati e l’applicazione delle disposizioni e prescrizioni del piano di sicurezza e coordinamento, in particolare della specifica prescrizione di installare solidi tavolati a protezione dei lucernari.
Ad Aurelio Gentili, 42 anni, di Ascoli, in qualità di coordinatore per la progettazione e l’esecuzione, designato dalla ditta committente, viene contestato di avere omesso di rilevare, segnalandola al committente, l’inosservanza alla prescrizione di installare sopra i lucernari “solidi tavolati in legno o metallo”, che era prevista del piano di sicurezza e di coordinamento.
Al terzo indagato, Simone Gentili, 62 anni, di Ascoli, legale rappresentante della “Ferbat srl” di Montegiorgio (Fermo), ditta subappaltatrice dei lavori di rimozione del manto di copertura dell’opificio, costituito da lastre in amianto, viene contestato di non avere richiesto ai lavoratori l’osservanza delle norme vigenti nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di uso dei dispositivi di sicurezza. Di non avere vigilato sull’adempimenti deli obblighi del preposto. Di non avere definito le vie di passaggio sulla copertura, determinando così, secondo la procura, la possibilità di transitare su punti pericolosi, come le lastre in vetroresina dei lucernari. Di non avere garantito la copertura delle aperture presenti nel solaio con tavolato.
A Giorgio Carducci, 46 anni, di Macerata, in qualità di preposto della “Ferbat srl”, la Procura contesta di non avere vigilato sull’osservanza, da parte dei lavoratori, delle disposizioni aziendali in materia di igiene e sicurezza sul lavoro e di uso dei dispositivi di protezione messi a loro disposizione.
Secondo la Procura queste omissioni e negligenze avevano portato all’incidente in cui ha perso la vita Santinelli. Il 44enne, dipendente della “Ferbat”, quel giorno era sul tetto dell’opificio, con due colleghi, ed erano in corso lavori per la rimozione della copertura in amianto. Stava raccogliendo viti e frammenti di materiale caduti.
Ad un certo punto, Santinelli, che indossava un’imbracatura di sicurezza non agganciata alla linea vita temporanea installata sulla copertura del capannone – dice la Procura – mentre si muoveva intorno al lucernario, privo di tavolato, aveva calpestato una lastra in vetroresina, priva delle viti con cui, insieme alle lastre di eternit, era fissata ai listelli di legno. La lastra si era piegata e lui era caduto da dieci metri di altezza.
La Procura ha chiamato in causa anche le due Srl – Edil Energia e Ferbat – per la responsabilità civile.
La famiglia dell’operaio morto è assistita dagli avvocati Sandro Giustozzi e Andrea Giustozzi. Gli indagati e le imprese sono assistiti dagli avvocati Renzo Interlenghi, Giuseppe Maria Giammusso, Nazario Agostini, Manuela Francavilla, Marco Sermarini.
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