Divisi sulle critiche da fare o non fare agli avversari politici. E’ il Pd Marche, bellezza, verrebbe da dire con una citazione. Il casus belli stavolta è rappresentato dalle parole del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che sulla trasmissione Tagadà di La7 se ne è uscito a sorpresa così: «Sulla nomina di Castelli a commissario alla Ricostruzione abbiamo fatto qualche polemica di troppo. Chiedo scusa per la mia parte politica».
Parole che sono arrivate dopo giorni e giorni di polemiche, soprattutto dei suoi colleghi di partito i quali avrebbero voluto che Giovanni Legnini rimanesse al suo posto.
Pronti, via e il Pd Marche ha messo le cose in chiaro, con una nota firmata dal commissario regionale e dai cinque segretari provinciali, praticamente lo stato maggiore del Partito Democratico marchigiano. Per dire cosa? Che la polemica su Castelli non è affatto conclusa e che in fondo Ricci avrebbe fatto meglio a non pronunciare quelle parole.
Ma una voce parzialmente fuori dal coro è quella del consigliere regionale Fabrizio Cesetti che rivela: «Non ero d’accordo con la decisione di chiedere a Castelli di dimettersi da senatore».
«Riteniamo sbagliata la decisione del Governo Meloni di rimuovere Giovanni Legnini senza aver tenuto conto del merito, dei risultati raggiunti e del mancato ascolto dei territori interessati.
Il problema – scrivono dal Pd Alberto Losacco, commissario regionale, e i segretari provinciali Francesco Ameli (Ascoli), Jacopo Francesco Falà (Ancona), Rosetta Fulvi (Pesaro Urbino), Luca Piermartiri (Fermo), Angelo Sciapichetti (Macerata) – non è tanto l’opportunità o meno di applicare lo spoils system: d’altronde, lo stesso Governo Meloni, per altri importanti ruoli come il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini o la direttrice dell’Agenzia del Demanio Alessandra Del Verme, ha preferito non effettuare sostituzioni.
Evidentemente, è stato valutato positivamente l’operato di questi servitori dello Stato, così come il Partito Democratico valuta positivamente l’operato di Giovanni Legnini. Nell’augurare un buon lavoro al neo commissario Castelli – concludono – l’auspicio è che sappia portare avanti il lavoro impostato dal commissario uscente contro lo stallo e ritardi inaccettabili per i cittadini».
Ma il consigliere regionale Pd, Fabrizio Cesetti confessa: «Pur essendo convinto che bisognava continuare con Legnini alla Ricostruzione, ero contrario alla richiesta di dimissioni avanzata a Castelli. Il gruppo regionale dem, a poche ore dalla nomina del senatore ascolano di Fratelli d’Italia aveva chiesto che lo stesso si dimettesse dalla carica a Palazzo Madama («il nuovo commissario si dimetta, come fece Legnini») da cui però Cesetti si smarca parzialmente.
Il suo compagno di scranno, Romano Carancini, invece, non ci è andato tanto per il sottile sul sindaco di Pesaro. «Caro Matteo Ricci, non a nome mio – ha scritto sul suo profilo Facebook – Non puoi parlare a mio nome scusandoti con Guido Castelli sui divani televisivi perché molti avrebbero sollevato polemiche. Puoi parlare per te, non per noi, non per la parte politica a cui appartieni. Tu non sai nulla della ricostruzione. Tu non sai dello straordinario lavoro svolto da Giovanni Legnini come commissario alla Ricostruzione da febbraio 2020 a oggi. Tutti glielo riconoscono: cittadini, comitati, associazioni, istituzioni, enti, imprese, professionisti e, tra questi, tantissimi iscritti e simpatizzanti al nostro partito. Se lo avessi saputo non avresti detto pubblicamente che in molti abbiamo fatto polemiche perché avresti capito che, in realtà, la sostituzione di Legnini con Castelli è inaccettabile. Bloccare un percorso virtuoso in nome di interessi di bottega. Senza considerare, e anche di questo purtroppo tu non sai, quali sono state le azioni negative di Guido Castelli da assessore regionale rispetto alle vicende dei fondi da destinare alle aree del terremoto. La politica, Matteo, – ha concluso l’ex sindaco di Macerata – ha bisogno di seri approfondimenti, di conoscenza, di raccordo, non di velocità».
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