di Maria Nerina Galiè
Tradizioni da tramandare e nuova concezione degli animali domestici, ormai parte integrante di tantissime famiglie: la festa di Sant’Antonio Abate è tornata ad Ascoli, dopo tre anni di stop per Covid, ed ha riempito Piazza Arringo per la storica benedizione degli animali e degli attrezzi agricoli.
Uomini, donne e tantissimi bambini hanno portato davanti al Duomo i loro amici a quattro zampe che si sono goduti la trasferta, socializzando tra loro, nonostante la minaccia di pioggia (arrivata nel bel mezzo della processione) ed un freddo che rischiavamo di dimenticare in questo inverno dal clima anomalo.
Su un lato della piazza, a distanza di sicurezza dalla folla festante, splendidi cavalli con in sella i loro cavalieri, a rappresentare tutti gli animali che «sono stati creati per essere al servizio dell’uomo», ha ricordato il vescovo di Ascoli, Gianpiero Palmieri, durante il rito religioso che ha preceduto la sentita benedizione.
Accanto all’alto prelato c’era don Carlo Lupi, parroco di San Giacomo della Marca, parrocchia che da sempre ospita le celebrazioni del Santo, primo monaco cristiano «che ha trovato l’armonia con la natura, avendo la meglio sul male». Il vescovo Palmieri ha così ricordato l’origine della tradizione che vede il Santo raffigurato con il porcellino ai suoi piedi.
Canti del gruppi folkoristici “Pozza i Bbè” e “La Croce” e la Banda Comunale hanno animato l’evento.
Ad aprire il momento di allegria e fede sincera è stato l’assessore ai Servizi sociali Massimiliano Brugni, neo presidente del comitato organizzatore che ha ricordato i membri che non ci sono più: «Il presidente Girolamo Manzutto, poi Giuseppe Poli, Quinto Sciamanna e Alighiero Cicchetti. Sono sicuro che ci stanno guardando dall’alto, perché so quanto tenevano a questa giornata».
(il testo continua dopo il video)
Emozione ed entusiasmo dei presenti sono stati evidenziati dal sindaco Marco Fioravanti: «In tanti mi hanno detto: “Ci mancava”. Questo – ha aggiunto il primo cittadino – è l’anno della ripartenza ed iniziamo con un momento importante sia a livello religioso che civile. Una tradizione da tramandare ai più giovani. Valore che non dobbiamo perdere».
«E’ bello vedere tanti animali accompagnati dai loro padroni», ha sottolineato il vescovo Palmieri, ribadendo il ruolo che le simpatiche bestiole occupano nelle case, per lanciare un accorato appello: «Facciamo in modo che nessuna persona, giovane o anziana, possa avere l’animale domestico come unica compagnia, perché lasciata sola da noi umani».
Alla fine della cerimonia al Duomo, tutti in processione – «sfidando il tempo» per dirla con don Lupi – verso la chiesa di San Giacomo della Marca a Porta Cappuccina, dove è stata celebrata la messa.
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