di Federico Ameli
Con la firma del sindaco Marco Fioravanti e del notaio Francesca Filauri, l’avventura della Fondazione Ascoli Cultura può finalmente cominciare.
L’atto di costituzione siglato nella mattinata di oggi, giovedì 19 gennaio, nella sala De Carolis e Ferri di Palazzo Arengo rappresenta di fatto la naturale prosecuzione di un percorso di spiccata matrice culturale, intrapreso dal Comune in occasione della nota candidatura a capitale italiana della Cultura per il 2024 e portato poi avanti nel corso dei mesi attraverso incontri, eventi e programmi sfociati poi nella neonata Fondazione.
Un progetto da non confondere con quello del comitato A&P, che seguendo un iter simile verrà a sua volta trasformato in una Fondazione provinciale dedicata al branding territoriale del Piceno, ma che con il comitato condivide tuttavia l’intento di fare sempre più della cultura il fiore all’occhiello delle cento torri, in ambito nazionale e non solo.
«Ringrazio il notaio Filauri per averci supportato nella realizzazione del miglior statuto possibile per questa Fondazione – esordisce il sindaco Fioravanti – che consentirà ora di operare nel migliore dei modi.
Non tutti i comuni possono contare su una fondazione dedicata alla cultura, anzi. Con questo atto confermiamo di voler continuare a investire sulla cultura per farne un settore di punta, e in questo senso abbiamo avvertito il bisogno di una fondazione che potesse contribuire sotto l’aspetto organizzativo e di gestione dei beni patrimoniali.
So che ci sono grandi aspettative, ma sono certo che saremo in grado di rispettarle e di elevare la visione culturale della città».
Con il Comune unico socio fondatore della Fondazione Ascoli Cultura, la presidenza è stata affidata al notaio Nazzareno Cappelli, uomo di cultura nonché ex sindaco, che in questa nuovo corso sarà affiancato dalla vice Ada Gentile, pianista e compositrice di fama internazionale stabilitasi da diversi anni in città. Valeria Germani, Aldo Pizzingrilli e il professor Stefano Papetti faranno parte del Consiglio di Amministrazione, che vedrà inoltre protagonista Milena Ciotti nel ruolo di revisore unico.
Come illustrato da Fioravanti, il primo passo della neonata fondazione sarà rappresentato dall’ingresso dell’Istituto musicale Gaspare Spontini nella rete culturale comunale, che potrà ora contare sul contributo attivo di una Fondazione costituita da elementi di spicco del panorama culturale nazionale e internazionale.
«Ringrazio la coordinatrice Maria Puca per aver lavorato da 10 anni a questa parte in condizioni tutt’altro che semplici – afferma il sindaco -. Con questo riscatto l’Istituto potrà contare su un contenitore importante e andrà a rappresentare una parte fondamentale della programmazione musicale della città.
Vogliamo ampliare la visione culturale cittadina per connettere Ascoli al mondo esterno attraverso eventi e proposte di qualità: penso alla Milanesiana, ad Asculum, a Nuovi Spazi Musicali e al Festival del Fumetto, solo per citarne alcuni, a cui andremo ad affiancare nuove iniziative per arricchire ulteriormente l’offerta culturale.
Un obiettivo, quest’ultimo, di fondamentale importanza per la Fondazione, che avrà anche il compito di intercettare nuovi finanziamenti in ambito culturale.
Dovremo essere bravi – aggiunge – ad alimentare da un lato le anime della città e, dall’altro l’aspetto occupazionale, dando spazio a nuove professionalità legate al mondo della cultura».
L’atto di sottoscrizione, peraltro, arriva a qualche giorno di distanza da un prestigioso riconoscimento nazionale concesso alla rete museale ascolana, che nel 2022 ha visto la Pinacoteca civica imporsi come miglior museo pubblico d’Italia.
«Il che non vuol dire che possiamo dormire sonni tranquilli – sottolinea il direttore Papetti -. La fondazione pone Ascoli in posizione di assoluto primato fra le città delle Marche e d’Italia. La cultura rappresenta l’unico straordinario volano economico su cui possiamo contare: per questa ragione, dovremo fare in modo di animare sempre più Ascoli attraverso la cultura e facilitarne l’ingresso nel contesto delle altre città d’arte italiane.
Dobbiamo essere più presenti – conclude – perché non abbiamo nulla da invidiare né alla Puglia né all’Umbria, che ultimamente gode di molto credito».
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