di Giuseppe Di Marco
Il Comune di San Benedetto, nell’incontro tenutosi questa mattina presso l’Auditorium comunale “Tebaldini”, ha ufficialmente dato il via libera alle licenze suppletive per l’aumento del numero di ombrelloni negli stabilimenti. A poterne fare richiesta saranno tutti gli chalet, anche quelli del primo comparto. Ma il dibattito è più volte sfociato in momenti di lite verbale. Vediamo perché.
L’aumento degli ombrelloni è legato al rispetto di una norma che impone ai gestori di inserire un certo numero di bagni in proporzione al numero delle postazioni ombreggianti. Nello specifico, il rapporto fra postazioni installate e servizi igienici deve essere di 100 a 2. Per fare un esempio, chi ha 100 ombrelloni deve mettere a disposizione 2 bagni, chi ne ha 101 dovrà invece averne 4, e così via. Tale prescrizione è peraltro già parte del piano spiaggia (punto 8.2, “Standard minimo di servizi igienici e docce per ogni stabilimento balneare”).
Numerosi gestori però hanno affermato che le disposizioni contenute nel piano del 2010 sono valide solo in determinati casi. Secondo questo punto di vista, gli obblighi contenuti nel piano spiaggia di 13 anni fa sarebbero validi solo per gli chalet nati dal 2010 in poi, oppure per quelli vecchi che intendono ristrutturare. Il dissidio tra le parti nascerebbe dunque dall’interpretazione del piano regolatore, e in special modo sulla platea a cui si riferisce.
«Rappresentare la categoria oggi diventa difficoltoso – ha commentato Sandro Assenti, presidente regionale di Confesercenti – sapendo che fra un anno in questa aula potrebbero esserci altre persone: la rabbia monta. Devo dire però che siamo soddisfatti per l’equiparazione dei comparti. Ma per quanto riguarda l’adeguamento dei servizi igienici, faccio notare che nei bar e ristoranti di San Benedetto il numero di bagni è sempre lo stesso, a prescindere da quante persone ospitino. Quindi per noi c’è una disparità fra l’area balneare e quella cittadina. E questo vale anche per il livello di barriere architettoniche. La città non è a norma, ma posso dire che se tutta San Benedetto si metterà a norma, lo faremo pure noi. Infine, mi chiedo se riusciremo ad adeguarci nel giro di un mese e mezzo. Va bene trovare una soluzione, ma questa dovrebbe essere fattibile, logica e soprattutto equa».
«L’Amministrazione comunale – ha detto l’assessore all’urbanistica Bruno Gabrielli a margine della riunione – vuole garantire a tutti la più completa serenità nel corso della stagione turistica e, al contempo, assicurare ad ospiti e residenti la miglior esperienza possibile durante le vacanze. Come amministratori, ci siamo presi l’impegno di risolvere questa spinosa questione e abbiamo trovato una soluzione pratica e di facile attuazione da parte degli operatori, consapevoli che già devono affrontare le delicate conseguenze dell’applicazione della direttiva “Bolkestein”».
L’incontro, però, è stato attraversato da attimi di puro contrasto, ed anzi è stato troncato proprio nel momento in cui si sarebbe dovuto approfondire la questione della modulistica per richiedere le licenze. Questa sarà distinta in due tipologie: un modulo sarà dedicato ai richiedenti che necessitano del solo permesso di aumentare il numero di punti ombra senza il superamento dei limiti dettati dalle norme igienico-sanitarie. Un secondo modulo sarà invece dedicato alle richieste di aumento di punti ombra che saranno effettuate contestualmente a interventi di edilizia volti a dotare la concessione di un maggior numero di servizi igienici. Nel secondo caso, al modulo di richiesta dovrà essere abbinata la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (Cila) che attesta l’inizio dell’intervento edilizio.
L’Amministrazione e i balneari, insomma, non hanno trovato una quadra comune, per raggiungere la quale si renderanno necessari, probabilmente, nuovi incontri. Il rischio è che, con i balneari sul piede di guerra, tale provvedimento venga impugnato dalla categoria.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati