«Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebra la “Giornata della Memoria” per ricordare le vittime del nazismo con milioni di persone prese di mira per la loro razza, nazionalità o ideologia politica. “Pochi sanno che tra le vittime dei nazisti ci furono migliaia di Testimoni di Geova, che furono perseguitati per la loro fede cristiana – dicono i Testimoni di Geova delle Marche – e anche nella nostra regione ogni anno si commemora, attraverso diverse iniziative, la persecuzione delle vittime del nazismo. I diecimila testimoni di Geova marchigiani continuano a tener viva la memoria della barbarie nazista con l’augurio che una maggiore conoscenza e una più piena consapevolezza di ciò che è avvenuto aiutino a combattere l’intolleranza e il pregiudizio che mettono in pericolo anche oggi la convivenza civile».
«I Testimoni di Geova, allora conosciuti come Studenti Biblici – proseguono – furono gli unici sotto il Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose. Politicamente neutrali, si rifiutavano di fare il saluto “Heil Hitler”, di prendere parte ad azioni razziste e violente o arruolarsi nell’esercito tedesco».
Emma Bauer, sopravvissuta alla persecuzione nazista contro i Testimoni di Geova e tra le protagoniste del documentario di Giorgio Treves “La Croce e la Svastica”, presentato alla “Festa del Cinema” di Roma, ha detto a proposito di questa immane tragedia: “Ricordare queste vittime è un dovere. I Testimoni di Geova con una sola firma potevano essere liberati, la dignità vale più della vita”.
La storia racconta che i Testimoni di Geova furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 presenti nell’Europa occupata dai nazisti, oltre un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior parte fu arrestata e imprigionata e centinaia dei loro figli affidati a famiglie naziste o mandati nei riformatori. Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti. Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L’intenzione dichiarata delle autorità naziste era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 testimoni di Geova, di cui 370 per esecuzione.
E ancora. Nel campo di Buchenwald fu internata con il falso nome di Frau von Weber anche Mafalda di Savoia, figlia del Re Vittorio Emanuele III, arrestata a Roma il 23 settembre 1943. Come scrive Cristina Siccardi, nel suo libro “Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald”, le SS assegnarono alla principessa un’aiutante, Maria Ruhnau, una testimone di Geova imprigionata a motivo della sua fede. Sapendo che la donna era guidata da elevati princìpi morali e che per questo diceva sempre la verità, le SS speravano di raccogliere informazioni confidenziali sulla famiglia reale. Maria Ruhnau si dimostrò per Mafalda più che una badante. Fu la sarta che le adattò i vestiti recuperati nel campo e che le cedette le sue scarpe. La principessa le si affezionò così tanto che prima di morire, il 28 agosto 1944, le lasciò in dono l’orologio che aveva al polso.
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