Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a solo + 19.000 imprese) e il rimbalzo del 2021 (+87.000), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure in Italia torna su valori medi degli ultimi quindici anni, attestandosi a 48.000 attività in più tra gennaio e dicembre.
A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,8% che, al netto del +1,42% del 2021, rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle Costruzioni, cui si deve oltre il 40% del saldo nazionale.
Nessuna regione supera la performance del 2021 (+1,42%) e nelle Marche il segno del saldo è meno facendo registrare rispettivamente un -929, reali – 629: il passaggio dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio (Pesaro Urbino) in Romagna in provincia di Rimini ha determinato la perdita di 300 imprese che risultano nel novero delle cessate.
IL COMMENTO DI GINO SABATINI, PRESIDENTE DI CAMERA MARCHE
Relativa consolazione in uno scenario che non vede ancora stabilizzata la tendenza anagrafica pur in presenza di segnali positivi, le Marche risentono ancora pesantemente dei fattori che conosciamo e che nel dibattito apertosi in questi giorni nei media marchigiani tutti gli attori dello sviluppo locale hanno ricordato: oltre alle criticità di portata nazionale (crisi finanziaria, pandemica ed energetica) che comunque hanno morso di più in una regione manifatturiera come le Marche, da noi hanno pesato colpi quali la dissoluzione di una grande banca territoriale, il sisma, il dissesto idrogeologico, il conflitto in Ucraina e le sanzioni che hanno afflitto soprattutto imprese del made in da sempre legate al mercato orientale. Il risultato è un generale scoramento di imprenditori e aspiranti tali. Rallenta la nascita di nuove imprese. Ed è, anche, su questo che le istituzioni in filiera devono lavorare.
Dare fiducia, e dare strumenti concreti che la alimentino. Se non brilliamo per nuova vitalità imprenditoriale poi accade che in quanto a esportazioni facciamo meglio dell’Italia, anche al netto della performance del farmaceutico che pure è un comparto che genera lavoro e valore. Tutti i settori al centro dell’azione promozionale della Camera e delle nostre Aziende Speciali, moda, agroalimentare, mobile e meccanica, contribuiscono in modo importante alla crescita del nostro export. Molto bene il calzaturiero nonostante la perdita di quote di mercato russo: il Pitti è andato bene, è alle porte la sfida del MICAM; alla vigilia della scorsa edizione abbiamo affrontato un’alluvione. Archiviamo il 22 con tutte le sue difficoltà e i suoi aggiustamenti di rotta, il 23 è appena iniziato e con esso la collaborazione con ATIM. Rinsalderemo la collaborazione con SVEM e con le Università. Con la Regione ovviamente. Insieme abbiamo appena presentato il nuovo bando fiere, ora stiamo completando le nuove convenzioni che prevedono maggiori risorse per l’innovazione.
Innovare è la chiave, con tutte le difficoltà del caso Ascoli Piceno, dall’ultima rilevazione, è la quinta provincia in Italia per incidenza del numero di start up sul totale, a SMAU le marchigiane brillano e spesso coniugano i temi delle sfide digitali a quelli della sostenibilità. Innovare vuol dire anche trovare nuovi modi di stare ai tavoli regionali e nazionali con l’obbiettivo di accelerare e semplificare i processi decisionali e la messa a punto di soluzioni.
C’è molto su cui lavorare, abbiamo un panorama in cui convivono enormi difficoltà con inaspettate potenzialità. Dobbiamo investire sui giovani. Il rapporto con gli Atenei marchigiani è fondamentale, sia per l’attività di ricerca e studio per leggere al meglio i fenomeni economici che per orientare anche i percorsi accademici alle esigenze delle imprese, che a loro volto devono poter contare sulle competenze di intelligenze fresche che coi nostri programmi (vedi Talenti per la crescita) vanno per il mondo e poi il mondo lo portano qui.
E il mondo sarà qui a giugno: dal 16 al 19 organizziamo ad Ascoli gli Stati Generali dell’Internazionalizzazione. Un segnale di attenzione e un’opportunità di relazione istituzionale e b2b d’impresa da non perdere. Torno sull’innovazione che tanto ci sta a cuore e si lega col tema del lavoro: leggo di prestigiosi calzaturifici che guardano con preoccupazione il momento in cui dovranno rimpiazzare lavoratori pensionati e al contempo si dicono non interessati al ricorso alla tecnologia. Due posizioni comprensibili ma per certi versi incompatibili. Nostro dovere riempire questo gap, supportando le imprese di minori dimensioni nel dotarsi una tecnologia al servizio dell’artigianalità. Come pure rendere più appetibili certi mestieri, con la formazione giusta, tenendo presente però che il mondo, ci piaccia o no, cambia, e dobbiamo accogliere il cambiamento. Farlo senza perdere le proprie qualità non è impossibile.
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