di Marco Cencioni
(foto di Fabio Falcioni)
Fatture gonfiate per lavori con ecobonus e bonus sisma, così da ottenere crediti in maniera indebita per un importo di oltre 4,7 milioni di euro: sette le misure cautelari, di cui due in carcere. Sequestrati da Guardia di Finanza e Carabinieri, coordinati dalla Procura di Macerata, nell’ambito dell’operazione “110% plus” beni per oltre 2,6 milioni di euro, corrispondenti ai crediti già monetizzati da quello che è stato definito dagli inquirenti come un vero e proprio sodalizio.
A capo dell’organizzazione un imprenditore 31enne di origine albanese e residente a Tolentino (Macerata), operante in vari settori dell’edilizia e già noto alle forze dell’ordine, fermato all’aeroporto di Falconara insieme ad un familiare. E’ in carcere. Stesso provvedimento per un 66enne architetto di Martinsicuro (Teramo).
In cinque ai domiciliari con braccialetto elettronico, tra questi un commercialista radiato dall’albo e un consulente del lavoro anch’essi residenti a Tolentino, oltre alla moglie, alla madre e alla sorella dell’imprenditore. I destinatari delle misure cautelari dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, riciclaggio, auto riciclaggio, indebita percezione e trasferimento fraudolento di valori.
Sin dalle prime ore di ieri, martedì 7 febbraio, sono stati eseguiti i provvedimenti emessi dal gip di Macerata nei comuni di Tolentino, Civitanova, Martinsicuro e Falconara.
I dettagli dell’operazione, che ha visto la proficua sinergia fra la tenenza di Camerino della Guardia di Finanza e il Nucleo investigativo del Reparto operativo dei Carabinieri di Macerata, sono stati illustrati dal procuratore Giovanni Fabrizio Narbone assieme al comandante provinciale della Finanza colonnello Ferdinando Falco, a quello dei Carabinieri colonnello Nicola Candido, al comandante del Reparto operativo dell’Arma di Macerata colonnello Massimiliano Mengasini, al comandante delle Fiamme Gialle di Camerino sottotenente Elia Mascolo.
Tutto ha inizio nel 2019, quando i Carabinieri del Nucleo investigativo danno il via alle indagini, anche con accertamenti tecnici e con l’uso delle intercettazioni, per una sospetta estorsione compiuta dal 31enne residente a Tolentino ai danni di aziende operanti nel Maceratese.
L’uomo all’epoca lavorava in un cantiere andato fallito e comprato all’asta da due imprese. I nuovi proprietari al loro ingresso l’hanno trovato all’interno: oltre a 15.000 euro come pagamento di tamponature e opere eseguite dalla sua ditta, avrebbe preteso e ottenuto 60mila euro per liberare il cantiere.
Nell’ambito di questi accertamenti si è poi inserita l’attività della Tenenza della Guardia di Finanza di Camerino che ha iniziato nel 2021 l’analisi su tutto il territorio di competenza dei vari contesti legati alla ricostruzione, con particolare attenzione alle truffe in materia di bonus edilizi (sismabonus ed ecobonus). Nei primi mesi del 2022 l’attività si è concentrata sull’imprenditore residente a Tolentino, già noto alle forze dell’ordine, e sulla sua famiglia.
L’organizzazione con a capo l’imprenditore, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si avvaleva di proprie società (una edile e due immobiliari) nonché di professionisti, certificando lavori di ristrutturazione eccedenti il reale valore di quelli effettivamente eseguiti, e generalmente aventi ad oggetto il miglioramento energetico e l’adeguamento antisismico per accedere ai benefici statali rientranti nel “Superbonus 110%”, in cui i valori degli appalti e i computi metrici venivano gonfiati “ad hoc”.
Sette i cantieri nel Tolentinate, fra fabbricati condominiali, case singole e villini, in cui sono stati generati crediti inesistenti, con una forbice ampia fra lavori svolti e quanto fatturato, per oltre 4,7 milioni di euro. Le fatture, conseguentemente emesse nei confronti dei proprietari, risultati spesso ignari, venivano così inserite nel portale dell’Agenzia delle Entrate, con i visti di conformità apposti indebitamente da un professionista abilitato, in modo da poter poi cedere i crediti ed ottenerne la monetizzazione per un totale di oltre 2,6 milioni di euro.
Dalle indagini effettuate è stato possibile accertare che parte dei proventi dell’attività illecita sono stati poi riciclati e autoriciclati in acquisti di appartamenti e beni di valore. In questa attività l’imprenditore, era coadiuvato dalla famiglia. A partire dalla madre, secondo quanto riferito dagli inquirenti laureata in Economia e Commercio ed esperta di contabilità. Un ruolo importante era ricoperto anche dalla moglie e dalla sorella del 31enne, intestatarie di diversi beni poi sequestrati.
Finanza e Carabinieri hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip, delle quote sociali di due società, dei crediti monetizzati e dei proventi di riciclaggio per oltre 2,6 milioni nonché di numerosi immobili, ritenuti profitto degli illeciti ipotizzati, da ristrutturare e non.
Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari sono state eseguite numerose perquisizioni personali e domiciliari, con sequestro di dieci fabbricati, 12 terreni, quattro auto, orologi di lusso, 13 quadri di cui verrà accertato il valore e la provenienza, oggetti preziosi, denaro contante e un assegno di circa 30.000 euro.
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