di Franco De Marco
Teatro Ventidio Basso di Ascoli esaurito per “La Traviata” transgender che va in scena domani sabato 18 febbraio con inizio alle 20,30. Un tutto esaurito da parecchie settimane più per la notorietà del titolo (non c’è opera più rappresentata nel mondo) che per le polemiche che sono divampate quando “improvvisamente” (ma bastava leggere le cronache provenienti dalla Lombardia) la politica locale ha scoperto che la versione del regista Luca Baracchini prevedeva una Violetta Valèry non più prostituta/demi-mondaine amante del barone Douphol, come scritto nel libretto di Francesco Maria Piave, ma transgender e dilaniata dalla lotta con la sua identità sessuale.
Così è accaduto che il CdA della Fondazione Rete Lirica delle Marche, presieduto dall’avvocato ascolano Francesco Ciabattoni, è stato costretto a prendere atto delle perplessità degli amministratori dei Comuni di Ascoli e di Fermo che ritenevano non adatto l’allestimento per gli studenti ai quali è riservata l’anteprima. Di conseguenza giovedì scorso l’anteprima de “La Traviata”, così come avvenuto la settimana prima a Fermo (mentre a Fano no anche l’anteprima è stata nella versione integrale ideata dal regista), è andata in scena solo in forma di concerto con coro e interpreti seduti sul palcoscenico. Per rendere più comprensibile l’opera agli studenti si è aggiunta ad Ascoli come a Fermo la narrazione della musicologa Maria Chiara Mazzi.
Insomma uno spettacolo che non ha avuto nulla a che vedere con quello pensato dal regista e, presumiamo, senza scene, poco attraente per i giovani spettatori. Per l’anteprima di Ascoli presenti poco meno di 300 studenti con platea piena e palchi di primo e secondo ordine parzialmente occupati, il resto vuoto.
Nella lirica moderna ci sono state attualizzazioni shock dei libretti a iosa. Può piacere o non piacere (i puristi fischiano sempre) ma comunque non fanno più scandalo come avvenne, per fare un esempio marchigiano, per la Bohème del 1984 allo Sferisterio di Macerata in cui il famoso regista Ken Russel fece morire Mimì di overdose.
Ad Ascoli e a Fermo, invece, certe scelte artistiche, evidentemente fanno ancora scattare forme di ripulsa e censura. Il regista Luca Baracchini ha voluto portare in scena una Traviata che rende “meno comoda” la poltrona dello spettatore. “Se Traviata è viva, oggi come allora, – ha affermato – chi vi assiste deve provare le contraddizioni fra un pregiudizio che l’accompagna e un racconto che lo mette a nudo”. In altre parole se nel 1853 Giuseppe Verdi volle provocare il pubblico per l’audacia del soggetto, un ragazzo di buona famiglia che si innamora di una mondana, la versione di Luca Baracchini vuole fare altrettanto con una Violetta non più mondana (concetto da tempo metabolizzato) ma con una Violetta dilaniata tra corpo di donna e pulsioni maschili. Rimane naturalmente la struggente storia d’amore, immortale, tra questi due ragazzi provenienti da mondi diversi in una società dalla morale perbenista.
Quale sarà la reazione del pubblico ascolano difronte a questa coproduzione tra Fondazone Lirica delle Marche e OperaLombardia? Di interessante, sul piano strettamente musicologico, c’è da dire che questa Traviata è in una edizione critica integrale come capita raramente di vedere.
Enrico Lombardi dirige l’Orchestra Sinfonica “G. Rossini” di Pesaro. Scene di Francesca Sgariboldi, costumi di Donato Didonna e luci di Gianni Bertoli. Coro del Teatro della Fortuna di Fano diretto da Mirca Rosciani.
I CANTANTI: Karen Gardeazabal (Violetta Valery), Valerio Borgioni (Alfredo Germont), Andrea Borghini (Alfredo Germont), Reut Ventonero (Flora Bervoix), Sharon Zhai (Annina), Giacomo Leone (Gastone), Alfonso Michele Ciulla (Il barone Douphol), Lorenzo Mazzucchelli (Il marchese d’Obigny), Nicola Ciancio (Il dottor Grenvil), Marco Mignani (Giuseppe), Simone Luca Nicoletto (Un domestico) e Roberto Gattei (Un commissario). Mimi: Gabriele Claretti l’alter ego di Violetta (di Porto San Giorgio), Silvia Gattafoni (di Civitanova), Fabrizio Pagliaretta e Silvia Valenti (di Ascoli) tutti artisti da tempo impegnati in produzioni nazionali.
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