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Ascoli e il Cinema, e molto altro (Tutte le foto della serata)

ASCOLI - La lunghissima serata al Teatro Ventidio Basso ha rivissuto la storia del Cinema mondiale attraverso le sue colonne sonore più famose, e omaggiato i maestri che hanno ambientato ad Ascoli i loro film. Presente il regista Giuseppe Piccioni. Superbe le esecuzioni dell’Orchestra dei fiati di Offida e i mini concerti di Antonella Ruggiero e Gianmarco Carroccia. Programma fin troppo ricco che ha dilatato a dismisura i tempi dello spettacolo    
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di Walter Luzi

 

Ascoli e il Cinema. Quando il troppo amore storpia. L’affollata serata di sabato 25 marzo al Teatro Ventidio Basso, organizzata da Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo, e patrocinata dal Ministero della Cultura oltre che da una galassia di enti e amministrazioni locali, naufraga come il Titanic al termine di una maratona che avrebbe sfiancato anche Forrest Gump. E dispiace. Molto. Perchè a difettare non sono certo, ad ogni livello, le eccellenze. Sullo schermo, e in palcoscenico.

Chi è venuto in cerca di emozioni, per rivivere il bello e il grande del cinema di sempre, e, principalmente, quello ambientato nella nostra città, non è restato certo deluso. Ma il passo dello spettatore da bendisposto ad esausto, da entusiasta a sfinito, è stato lungo quattro ore. Decisamente troppe per chiunque. Troppi come, forse, i temi da affrontare, i ricordi da rivivere, le arti da fondere, e gli artisti da omaggiare. Tutti insieme. Tutti in una sera. Troppi. Troppi, ma proporzionali anche, certamente, all’impegno, la passione, il fervore infinito, che tutti gli organizzatori e i protagonisti ci hanno messo per riuscire a realizzare, finalmente, il loro ambizioso progetto. Non è la prima volta che l’eccesso di ingredienti, o la prolungata cottura, rovinano il sapore ad un ottimo piatto. E non sarà nemmeno l’ultima.

 

I MAESTRI E I FILM

 

Nella ingolfata scaletta si rischia di perdere di vista l’obiettivo primario. Loro. I maestri che hanno legato il loro nome, e le loro fortune professionali, anche alla città di Ascoli Piceno. E le pellicole che hanno legato il loro successo immortale anche allo sfondo, unico e incantato, delle sue vie, delle sue piazze, e delle sue incontaminate montagne circostanti. L’antesignano Francesco “Citto” Maselli (“I delfini”, nel 1960) è scomparso, novantaduenne, pochi giorni fa. Romano, girò in Ascoli, senza mai nominarla, un ritratto sociologicamente spietato della provincia italiana.

Si innamorò della città sotto la neve, e privilegiò, esaltandone il travertino, le inquadrature buie e piovose, in quel bianco e nero da brividi, a rivederlo, ancora oggi. Come il fascino senza età della giovane protagonista, Claudia Cardinale.

L’immenso Pietro Germi (“Serafino” nel 1968, e “Alfredo Alfredo” nel 1972) è scomparso a soli sessant’anni, nel 1974. Figura fra i grandissimi registi del cinema italiano di tutti i tempi. Le montagne dell’arquatano consacrarono il mito di Serafino/Adriano Celentano. Il ragazzo montanaro semplice, puro e scanzonato, che canta l’amicizia di tanti amici veri e vince il cinismo interessato di pochi parenti serpenti. Gli scorci più suggestivi di Ascoli fecero da sfondo invece alle tormentate relazioni sentimentali di Dustin Hoffman. Sicuramente l’attore hollywoodiano più conosciuto e amato da queste parti. Ottavia Piccolo, Stefania Sandrelli e Carla Gravina, giovanissime e bellissime, le co-protagoniste di quei film.

La storia più recente del cinema ambientato nella città delle cento torri l’ha scritta invece un ascolano, Giuseppe Piccioni (“Il grande Blek”, nel 1987 e “L’ombra del giorno”, nel 2022). Oggi sessantanovenne, e presente, ovviamente, sul palco del Ventidio accanto ai conduttori Filippo Ferretti, collaudato e appassionato come sempre, e Manola Capriotti, bellissima, ed emozionata. Con Sergio Rubini nel cast, Piccioni tratteggiò realisticamente le turbolenze giovanili vissute in provincia negli anni Settanta. In un breve spezzone proiettato si può riconoscere fra le comparse anche l’attuale assessore regionale leghista Andrea Antonini, nei panni di un adolescente attaccabrighe (credibile) di sinistra (incredibile).

I set dell’ultima regìa di Piccioni nella sua città sono stati animati, lo scorso anno, da Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli. Una storia di sentimenti e contrasti interpersonali dettati dai dubbi fra le vecchie certezze e i moderni, pericolosi, interrogativi, ambientata alla fine degli anni Trenta. Ascoli sempre viva, ed eterna, in moltissime inquadrature.

«Una città – confessa il maestro – dove si torna sempre volentieri, ma non si rimane a lungo». Il professor Gino Scatasta, brillante oratore, critico cinematografico, nonchè preziosa memoria storico-artistica della città, accompagna e arricchisce piacevolmente ogni excursus. Meriterebbe più spazio, ma non c’è tempo. La soma dell’infinita scaletta pluridisciplinare incombe, e già inquieta.

 

LA MUSICA

 

Centrale il ruolo dell’Orchestra dei fiati di Offida diretta dal maestro Eldo Zazzetti. Da applausi a scena aperta. Spazio, meritato, in effetti, ne ha molto. Ma la dilatazione inusitata dei tempi gioca anche contro la loro indiscussa bravura. Se le esecuzioni potessero essere accompagnate poi, sullo schermo, anche dalle immagini delle scene più famose (a proposito, perché no?…) dei rispettivi film sarebbe proprio il top della godibilità. Invece no. I brani di Ennio Morricone sono i più applauditi.

Alla desolata staticità di locandina e, spesso unico, fermo immagine, cercano di porre, fortunatamente, rimedio le evoluzioni dei volenterosi ballerini di Lucilla Seghetti, e i modelli che indossano i costumi dei protagonisti dei film, riprodotti, per l’occasione, dalle sartorie locali. Molto impegnate nelle ultime settimane, insieme a stilisti ed orafi, per lavorare a questa serata.

Si trova il modo di premiare anche l’ascolano Peppe Di Caro, fotografo ufficiale dell’Accademia italiana del cinema. Però, intanto, si sta facendo davvero tardi. Qualche politico fornisce, come al solito, il buon esempio, cominciando a sgaiattolare nel buio fuori dalle poltroncine della platea.

Ma come si fa a perdersi la splendida voce di Antonella Ruggiero, accompagnata dalla degna fisarmonica di Renzo Ruggieri. O la freschezza di un paio dei componenti gli emergenti N’Ice Cream di Venarotta.

O il clone di Lucio Battisti, e pupillo di Mogol, Gianmarco Carroccia, con la sua band. Tutto bello, tutti bravi. Veramente. Il pubblico risponde. Batte al tempo le mani. Fa coro con i ritornelli.

Ma le lancette dell’orologio corrono veloci. Tutti bravi. Sì. Come erano stati il chitarrista dello “Spontini” Lorenzo Iacobini, il tenore Roberto Cruciani e Giorgia Cordoni prima, e saranno il pianista Massimo De Angelis e, soprattutto, Carl Fanini dopo, quando si è fatto già tardissimo. Meriterebbero tutti quanti serate dedicate, solo musicali, e non compressi mini concerti a cui si è voluto attribuire, ad ogni costo, un link con il tema principale della serata. Che resta Ascoli nel Cinema. Per abbracciare idealmente tutto il grande Cinema, o la grande Musica, del mondo dovremmo restare qui per mesi.

Ben oltre la mezzanotte platea e palchi presentano diversi vuoti che non c’erano, all’inizio. Il premio per chi ha resistito alle varie anchilosi insorte è la performance dell’Accademia delle arti Ottocentesche in costumi d’epoca. Si rivivono le suggestive atmosfere di altri tempi, e le scene del celebre ballo del film “Il Gattopardo”. Il capolavoro di Visconti del 1963. Un’altra vera chicca. Forse fuori tema. Sicuramente fuori tempo massimo. Peccato.

 

LA FOTOGALLERY

 

 

Ascoli si prepara a sognare con i film più iconici ed i nomi che l’hanno scelta per celebrare la vita e l’amore  


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